28 Marzo 2024 23:51

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28 Marzo 2024 23:51

IMPERIA. PESCATORI IN RIVOLTA CONTRO LE NUOVE NORMATIVE SULLA PESCA DEL PESCE SPADA. SCATTA LO STATO DI AGITAZIONE/ECCO I MOTIVI DELLA PROTESTA

In breve: Si è svolta venerdì 4 novembre presso l’Infopoint a Imperia Oneglia la riunione dei pescatori liguri autorizzati alla pesca del pesce spada

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Si è svolta venerdì 4 novembre presso l’Infopoint a Imperia Oneglia la riunione dei pescatori liguri autorizzati alla pesca del pesce spada. Una riunione accesa da cui è emersa la forte preoccupazione degli operatori del settore alla luce dei recenti provvedimenti legislativi che hanno penalizzato la pesca e creato preoccupazione e disagio nelle marinerie.

Barbara Esposto ed Augusto Comes, referenti regionali dell’Alleanza delle Cooperative, reduci dai recenti incontri a Bruxelles al Parlamento Europeo, ad Ajaccio al Medac ed infine a Salonicco con la Rete Farnet, hanno immediatamente chiamato a raccolta i pescatori per informarli degli esiti delle riunioni ed all’unanimità è stato proclamato lo stato di agitazione permanente del settore.

Dai tavoli istituzionali europei, internazionali e nazionali arrivano infatti segnali funesti per il settore. Questo rischia di rendere irreversibili gli effetti di una crisi che trae origine da una molteplicità di fattori: dai problemi dell’inquinamento marino a quelli riconducibili ad una pesca non sempre razionale chiamata a fare i conti con il problema del sovrasfruttamento delle risorse; dalla fragilità del tessuto economico del sistema pesca, composto da un insieme di piccole e medie imprese, frammentato, debole nei confronti del sistema creditizio e delle reti della distribuzione e commerciali agli aumenti continui e costanti dei costi di produzione, che gli operatori non sono in grado di scaricare sul prezzo dei prodotti alla prima vendita.

La recente revisione del sistema sanzionatorio (L 154/2016) sta generando forti tensioni nelle marinerie italiane per la evidente ed insostenibile sproporzione tra reati e sanzioni amministrative. Nel 2017, inoltre, i lavoratori del settore non potranno più contare su un sistema di ammortizzatori sociali (cassa integrazione straordinaria) in grado di attenuare le forzate sospensioni dell’attività (fermi temporanei di pesca) imposti a causa di obblighi di legge, o comunque per circostanze indipendenti dalla volontà degli armatori quali condizioni meteomarine particolarmente avverse e incidenti ambientali. Infine, la soppressione della Commissione Consultiva Centrale per la Pesca e l’Acquacoltura ha generato un vuoto di confronto e consultazione tra Governo e Pubblica Amministrazione da un lato e le rappresentanze di settore dall’altro.

Visto che le forze economiche e sociali della pesca e dell’acquacoltura italiana sono presenti attivamente in ben 3 Consigli Internazionali (il MEDAC per il Mediterraneo, quello per il mercato e quello per l’acquacoltura – Reg. n. 1380/2013, art. 43) risulta assai difficile comprendere le ragioni della recente pioggia di provvedimenti, che comportano scelte cruciali per l’economica ittica nazionale e ne determineranno gli andamenti per il prossimo futuro, adottati senza una adeguata consultazione con le Associazioni di settore.

Tra le peculiari caratteristiche della piccola pesca nelle marinerie italiana spicca la flessibilità dei sistemi di cattura che variano stagionalmente e/o per le condizioni climatiche e meteomarine in funzione della presenza o meno dei diversi stock ittici. La coesistenza a bordo di più attrezzi di cattura – recentemente limitata con provvedimento ministeriale – ha finora consentito all’impresa di decidere durante la stessa uscita in mare l’operazione di maggior vantaggio e ciò ha garantito da decenni l’ottenimento della necessaria redditività. L’Alleanza delle Cooperative Ligure, ritiene che in questo contesto, e date le caratteristiche particolari del Mediterraneo, bisognerebbe avviare per tutte le attività di pesca praticate in questo mare, una procedura di armonizzazione delle varie legislazioni sia comunitarie che dei paesi extracomunitari, oltre all’esigenza di adottare dei piani di gestione comuni e condivisi.

Le 45 imbarcazioni autorizzate alla pesca del pesce spada in Liguria, di cui 27 nel Compartimento di Imperia, sono di modesto tonnellaggio ed effettuano battute di pesca giornaliere: non sono navi fattoria. E’ come applicare ad un contadino con un piccolo appezzamento di terreno il medesimo trattamento di una multinazionale che coltiva distese di ettari ed ettari di granoturco. Assurdita che i pescatori liguri non accettano di subire passivamente. Si chiede a gran voce che si tenga in debito conto delle caratteristiche del Mediterraneo e della flotta italiana, in particolare quella ligure, caratterizzata per l’70% da imbarcazioni della “piccola pesca artigianale” che svolgono battute di pesca giornaliere. Principio che deve essere inserito nella normativa del settore e che deve essere assolutamente tutelato.

I pescatori sono i primi a voler tutelare le risorse ittiche perché se il mare è ricco i primi a trarne beneficio sono proprio loro che sanno perfettamente se e quando deve essere fermata la pesca.

“A bordo delle nostre piccole imbarcazioni abbiamo piu’ strumenti elettronici che una navicella inviata nello spazio – affermano i pescatori – Imposizioni della Comunita’ Europea che abbiamo accettato perché non abbiamo alcuna paura di farci controllare. Ma ora e’ venuto il momento di dire basta! Ci piacerebbe coinvolgere in questa nostra battaglia tutti i cittadini italiani rivendicando il loro diritto a mangiare pesce pescato nei nostri mari. Chiediamo aiuto a tutti per difendere il nostro patrimonio enogastronomico che e’ fatto di prodotti agricoli e vino ma anche di prodotti ittici di elevata qualita’ che ci vogliono impedire di pescare. Mangiare pesce dei nostri mari deve essere un diritto per ogni italiano!”.

“Abbiamo proclamato lo stato di agitazione permanente del settore non escludendo azioni clamorose per la riaffermazione della dignita’ dei pescatori. Abbiamo gia’ subito la chiusura della pesca del tonno: i nostri mari sono pieni di tonno e le nostre barche non possono pescarli mentre oltre le 12 miglia nelle acque internazionali le imbarcazioni extracomunitarie ne riempono le stive. Non accetteremo che per il pesce spada si adottino le medesime logiche politico-economiche insensate e vessatorie per gli imprenditori ittici italiani. Difendiamo il nostro patrimonio, non disinteressiamoci di un segmento produttivo che rappresenta una ricchezza per l’intera collettività. In questi giorni provvederemo ad inviare a tutte le forze politiche europee, nazionali e regionali una piattaforma di proposte e svolgeremo una importante campagna di informazione rivolta ai cittadini quali consumatori dei nostri pesci” 

 

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