24 Aprile 2024 20:30

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24 Aprile 2024 20:30

IL MINISTRO ORLANDO A IMPERIA PER SOSTENERE IL “SI” AL REFERENDUM COSTITUZIONALE: “IL BICAMERALISMO E’ DIVENTATO LA SEDE DOVE SI REPLICA IL CONFLITTO”/FOTO E VIDEO

In breve: Si è tenuto questa sera, presso la sala convegni della Biblioteca Civica di Imperia, l'atteso incontro organizzato dal Partito Democratico con il Ministro della Giustizia Andrea Orlando al sostegno del SI al referendum costituzionale

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Si è tenuto questa sera, presso la sala convegni della Biblioteca Civica di Imperia, l’atteso incontro organizzato dal Partito Democratico con il Ministro della Giustizia Andrea Orlando al sostegno del SI al referendum costituzionale. Sul palco allestito per l’occasione anche la senatrice Donatella Albano, il consigliere regionale Giovanni Barbagallo, il presidente della Provincia Fabio Natta, il segretario provinciale del Pd Pietro Mannoni e Riccardo Ferrante, Professoria Ordinario di Storia delle Costituzioni e Codificazioni Moderne dell’Università degli Studi di Genova.

Il Ministro Orlando ha iniziato il suo intervento, sollecitato dalle domande del Prof. Ferrante, spiegando perché votare SI avrebbe ricadute positive sul sistema giustizia italiano.

Oggi, Camera e Senato svolgono le stesse funzioni, votano la fiducia al governo e una legge, per essere approvata, deve avere il sì di entrambe. Se il testo viene modificato dal Senato deve ritornare alla Camera e viceversa. Con la riforma, il Senato manterrà la funzione legislativa, tra le altre cose, sui rapporti tra Stato, Unione Europea e enti territoriali e sulle leggi di revisione della Costituzione. 

Un esempio su tutti. La riforma della Giustizia è stato un terreno di battaglia negli ultimi anni. Le modifiche da apportare a processo penale e processo civile sono state oggetto di grandi discussioni. Quando finalmente si è arrivati a una bozza di legge, è iniziato il lungo rimpallo tra Camera e Senato, tra modifiche e un numero infinito di emendamenti. Al Senato, poi, la riforma della Giustizia è rimasta in coda, dietro  a quella delle Unioni Civili. Un balletto che non finisce più. Purtroppo bisogna entrare nell’ordine di idee che i partiti non so più quelli di una volta, quando c’era un capogruppo che faceva le veci di tutto il partito, compatto e unitario. Oggi c’è la minoranza del partito di maggioranza, ci sono le correnti della maggioranza. E lo sa bene il Pd, che è il partito incasinato per antonomasia. E’ ovvio, dunque, che prima di arrivare ad una linea comune di maggioranza alla Camera e al Senato, i tempi siano lunghissimi. Ad esempio, non è un mistero che noi e il Ncd non avessimo esattamente lo stesso programma in tema di giustizia”.

Una volta, quando i partiti erano più solidi – ha proseguito Orlando – le leggi le facevano gli esperti, che ovviamente rappresentavano la volontà del partito. Oggi invece si rischia il tricameralismo, perché alla Camera e al Senato ci sono maggioranze differenti e la democrazia va in crisi. E le derive autoritarie, vorrei ricordarlo a chi le collega al sistema monocamerale, ci sono proprio quando la democrazia non funziona. Il dato di fatto inequivocabile è che se oggi fosse già in vigore la nuova riforma Costituzionale, avremmo già una riforma della Giustizia”.

“Oggi il bicameralismo è diventato la sede dove si replica un conflitto. Il consenso politico intorno a una legge ormai è tutt’altro che scontato e questo produce una continua ricerca di mediazione. Il bicameralismo paritario è nato in un momento storico in cui il mondo viaggiava a una velocità diversa. Oggi il mondo viaggia una velocità doppia. Se una legge viene approvata dopo un iter di due anni e mezzo, nel frattempo lo scenario è già cambiato. La democrazia non può permettersi di arrivare tardi. Certamente non tutti i problemi dell’Italia si risolvono cambiando il bicameralismo, ma certamente non possiamo mantenere un sistema di governo uguale a quello di 70 anni fa, quando il mondo viaggiava ad un’altra velocità. Il nuovo assetto previsto dalla Riforma corrisponde a quello delle principali democrazie europee”.

Il Ministro Orlando si è soffermato anche su come sarà composto il Senato.

“Il Senato sarà composto dai consiglieri regionali e dai Sindaci ed è stato deciso che ci sarà un doppio voto alle elezioni regionali. Si voterà il consigliere regionale e si voterà quale consigliere regionale dovrà andare a fare il Senatore. Quindi alla fine il consigliore regionale sceglierà chi mandare in Parlamento sulla base delle indicazioni degli elettori”.

Tra gli argomenti snocciolati dal Ministro Orlando anche la nuova legge elettorale.

“Doveva essere chiaro sin dall’inizio che si votava sulla riforma costituzionale e non sulla legge elettorale. Io sono tra quelli che condivide le obiezioni fatte all’Italicum, perché allo stato attuale, la popolazione che effettivamente partecipa al voto è intorno al 60%. Il rischio, quindi , è che il 20% del corpo elettorale prenda un premio di maggioranza che lo porta ad avere il 55% dei seggi in Parlamento. Chi vince al secondo turno, dunque, a prescindere da quanto ha preso al primo turno, si prende il 55% dei seggi. Non che questo apra la porta a una deriva autoritaria, però penso che in una società complessa come quella attuale, governare con il 20%, e dunque con l’80% contro, rischia di logorare le istituzioni. Tant’è che come Partito Democratico siamo arrivati all’idea di costruire una nuova legge elettorale nella quale vince chi arriva prima e vince il premio di maggioranza, ma quel premio di maggioranza non ti garantisce di avere la maggioranza assoluta. Te la garantisce solo se arriva al 35-36%”.

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