25 Aprile 2024 14:06

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25 Aprile 2024 14:06

PARTE DA IMPERIA LA COSTITUENTE ISLAMICA ITALIANA. HAMZA PICCARDO:”ELEZIONI SUL WEB, STILE M5S, PER I DIRITTI DEI MUSULMANI. LA NOSTRA PRIORITA’…”/ L’INTERVISTA

In breve: Un'Intesa, quella tra l'Islam e lo Stato, che ha visto la sua prima bozza (redatta a suo tempo dallo stesso Piccardo) presentata dall'U.C.O.I.I. nel lontano 1994 ma che non vide mai la luce.

hamza piccardo costituente

Parte da Imperia il nuovo progetto nazionale dei musulmani italiani. Ideatore dell’Assemblea Costituente Islamica Italiana è il 64enne imperiese Hamza Roberto Piccardo, ex segretario dell’U.C.O.I.I. e leader della comunità islamica in provincia. Un progetto che ha come obiettivo quello di eleggere dei rappresentanti in tutte le regioni dello stivale al fine di rapportarsi con lo Stato italiano. Un’Intesa, quella tra l’Islam e lo Stato, che ha visto la sua prima bozza (redatta a suo tempo dallo stesso Piccardo) presentata dall’U.C.O.I.I. nel lontano 1994 ma che non vide mai la luce.

Perché? L’islam non ha un Papa, un clero ed è variegato. Ma oggi il problema della mancanza di un’Intesa è sempre più pressante anche a fronte degli oltre 2,6 milioni di musulmani presenti sul territorio italiano di cui 900 mila (300 mila studenti) con passaporto italiano. La Costituente ha esordito domenica scorsa a Torino, domenica prossima sarà a Bologna, Milano e Roma.

ImperiaPost ha incontrato Hamza Piccardo per capirne qualcosa di più.

Ci parli della genesi di questo progetto.  

“Il progetto dell’Assemblea Costituente Islamica – spiega Piccardo – nasce dalla necessità che i musulmani d’Italia possano avere il riconoscimento dei loro diritti. Ho lavorato 24 anni con quella che a suo tempo era la maggiore organizzazione musulmana in Italia, l’U.C.O.I.I., di cui sono anche stato fondatore, nell’ottica di riunire i musulmani e di ottenere i diritti che la Costituzione e la Legge dello Stato prevede. Purtroppo in questi anni non si è riusciti neppure ad iniziare un percorso di trattativa a trovare un’intesa con lo Stato e diritti minimi, fondamentali, come quello di culto sono sempre difficili da essere riconosciuti: di fronte a questo empasse mi sono staccato da quell’organizzazione, anche per insanabili divergenze di vedute.

L’elemento scatenante che mi ha portato a proporre questa nuovo progetto è stato l’omicidio di padre Hamel a Rouen a fine luglio del 2016. Una cosa tragica, terribile, nei confronti di un uomo pio che aveva addirittura donato un suo terreno per costruire una moschea per i musulmani di quella città. Ci fu chiesto di andare nelle chiese per testimoniare la nostra solidarietà. Io la espressi, ovviamente, ma dissi anche che bisognava scindere  la questione religiosa dal sentimento di solidarietà e chi era andato lo aveva fatto più che altro per non farsi dire che non lo aveva fatto.

Questo fatto mi spinse a dire che noi musulmani d’Italia, italiani e residenti in Italia, purtroppo non abbiamo una rappresentanza reale, ci dobbiamo confrontare con il nostro Stato, con la società civile, con la grande stampa in maniera organica e quindi abbiamo bisogno di formare una rappresentanza.

La rappresentanza, in un paese democratico, il primo articolo della Costituzione dice:”l’Italia è una Repubblica democratica… si forma in maniera democratica. La democrazia è l’unico sistema che informa tutta la nostra Costituzione. Noi abbiamo tutta la democrazia a livello centrale con l’elezione dei Deputati e Senatori, una democrazia a livello locale con l’elezione dei consiglieri regionali e comunali. Quindi non possiamo accettare che questa rappresentanza ci sia scippata da organizzazioni che per quanto possano aver fatto del bene ai musulmani nel passato in realtà ne rappresentano una parte molto piccola.

A noi cittadini musulmani italiani, siamo cittadini a pieno titolo,  e i nostri fratelli e sorelle stranieri, regolarmente residenti la libertà religiosa ci viene riconosciuta dalla Costituzione e non possiamo accettare nessuna discriminazione perché la contingenza politica generale vede i musulmani che in realtà non esiste. È bene ricordare che la stragrande maggioranza delle vittime del terrorismo cosiddetto islamico, che non ha nulla di islamico, sono appunto i musulmani”.

Chi siete?

“Noi siamo un gruppo di musulmani d’Italia, la stragrande maggioranza del comitato promotore sono cittadini italiani, su 24 membri solo 3 non hanno la cittadinanza italiana. Sono tutte persone incensurate, specchiate, che lavorano da anni in questa ottica. Noi siamo uno strumento tecnico composto da persone di diversa impostazione, ci riconosciamo nei principi dottrinali ma ognuno interpreta la sua prassi in maniera diversa. Ho cercato di costituire un comitato che potesse essere in qualche maniera rappresentativo , essere lo specchio di una realtà variegata proprio per poter attirare su questo progetto quanti più musulmani possibili”.

A chi vi rivolgete?

“La comunità islamica in Italia, si stima conti 2,6 milioni di persone di cui 900 mila sono italiani per nascita ascendenza, tra cui 300 mila giovani musulmani che frequentano la scuola in Italia, dalla scuola materna all’Università”.

Come verranno eletti i vostri rappresentanti?

“Abbiamo costruito una piattaforma web, certificata, controllabile, trasparente su cui potranno iscriversi tutti i musulmani residenti in Italia che non abbiano subito condanne contro la personalità dello Stato e altri reati molto gravi e che accettino un decalogo di rifiuto della violenza come strumento politico, il dialogo come metodo di integrazione, di discussione, di inserzione di una comunità all’interno di un Paese e naturalmente non possiamo dimenticare che questi 2,6 milioni la maggioranza sono stranieri e la Costituzione italiana, carta fondamentale nella quale dobbiamo riconoscerci tutti. L’articolo 3 della Costituzione esclude qualsiasi discriminazione di razza o di religione e idea politica, quindi non possiamo accettare di essere trattati diversamente da qualsiasi altra comunità nazionale. Tutti i musulmani residenti in Italia potranno iscriversi alla piattaforma e tutti potranno essere candidati ed eletti nella costituente. Abbiamo solo deciso che gli organi direttivi debbano avere la cittadinanza italiana”. 

È un po’ il modello grillino…

“La tecnica della democrazia partecipata via web è quella proposta dal Movimento Cinque Stelle, non è una questione politica la tecnica, se costruisco un’automobile ci può andare sopra un interista così come uno juventino, l’automobile rimane quella. Abbiamo ritenuto che nell’impossibilità di organizzare un’elezione con i seggi e tutto il resto nel Paese, questo strumento tecnico possa essere il modo per poter ottenere l’adesione e poi l’elezione di un gruppo di musulmani e musulmane che dovranno rappresentare la comunità”

Si potrebbe definire il Grillo musulmano?

“No, assolutamente. Il Movimento Cinque Stelle ha una sua ideologia, un suo modo di fare, noi abbiamo solamente mutuato una tecnica“.

Perché l’Intesa?

“Ci sono centinaia di migliaia di musulmani cittadini italiani che hanno nei confronti dello Stato i loro diritti riconosciuti costituzionalmente. La Costituzione italiana che all’articolo 3 esclude la discriminazione, l’articolo 8 parla di Intese e l’articolo 19 parla di libertà religiosa nella sua pienezza. Ma soprattutto nell’art. 8 stabilisce che è un’intesa che deve essere fatta dalle comunità religiose diverse da quella cattolica proprio per accertare, appurare e implementare i diritti che riconosce a tutti i cittadini”.

Quali sono le tematiche che vorreste inserire in una futura intesa con lo Stato italiano?

“Nella prima bozza d’Intesa che redassi nel 1990 il primo tema fondamentale è il diritto di culto e dei suoi luoghi. Noi abbiamo in Italia quasi 900 luoghi di culto tra grandi e piccoli che vivono in uno stato di semi clandestinità. Ci sono belle associazioni, c’è anche qualche moschea, 4 in Italia anche dal punto di vista architettonico, ma la stragrande maggioranza sono magazzini, scantinati, appartamenti, retrobottega dove i musulmani pregano. Un processo di emersione di tutte queste realtà, regolato, ragionato è necessario. Dobbiamo fare in maniera tale che venga riconosciuto il diritto di culto in maniera reale. Non è possibile che noi abbiamo una costituzione che lo proclami in maniera molto chiara e invece ogni volta che si apre un luogo di culto, abbiamo i problemi, abbiamo i comitati, qualcuno propone un referendum se possiamo essere musulmani, se possiamo pregare o se non possiamo farlo.

Dopo di ciò c’è tutto il resto. C’è l’alimentazione, un controllo reale sull’alimentazione islamicamente lecita (Halal), ci sono i cimiteri, c’è l’educazione dei bambini, c’è la possibilità per i lavoratori di festeggiare le due feste annuali, ci sono una quantità di elementi che come Costituente Islamica andremo a studiare e a proporre soluzioni allo Stato, alla società civile italiana”.

Quale sarà il ruolo della donna all’interno della Costituente?

“Noi abbiamo diverse sorelle all’interno del comitato promotore e abbiamo stabilito un premio di minoranza per evitare che ci siano troppo poche sorelle nella costituente una volta che sarà eletta. Abbiamo dunque stabilito che se uno dei generi non sarà rappresentato almeno al 30% noi colmeremo questa differenza a prescindere dai voti ottenuti”. 

Come vive la comunità musulmana in provincia di Imperia?

“Noi sinceramente non possiamo lamentarci, nel capoluogo abbiamo 4 luoghi di culto con associazioni che fanno le loro attività. Anche Sanremo ci sono realtà consolidate che svolgono le loro attività senza alcun problema. Inoltre, negli anni abbiamo anche ottenuto due spazi all’interno dei cimiteri di Sanremo -Valle Armea e a Imperia. Per molti aspetti in Provincia di Imperia riusciamo a professare la nostra religione molto meglio che in altri posti in Italia”.

Nessuna frizione con la popolazione dunque?

“All’inizio abbiamo subito qualche attacco da parte dei soliti ignoti che buttano pietre e fanno scritte in particolare a Sanremo e ad Albenga. Nel ’94 abbiamo subito anche l’incendio della moschea di Albenga ma ormai sono parecchi anni che non ci sono più stati atti ostili”. 

Il futuro?

“A Imperia stiamo cercando un luogo più grande, idoneo per svolgere le nostre attività, la comunità anche grazie all’arrivo dei migranti sta crescendo, una moschea più grande è la nostra priorità”.

 

 

 

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