29 Marzo 2024 03:01

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29 Marzo 2024 03:01

SFRATTATI DA UN “TUGURIO” DA 400 EURO AL MESE, RISCHIANO DI PERDERE I LORO FIGLI – La drammatica storia della famiglia Sbai e l’inadeguatezza delle istituzioni /FOTO

sbai collage

Cosa succede se non hai soldi per pagare l’affitto, per comprare il cibo per i tuoi figli e non hai parenti che ti possano aiutare? A Imperia, sei praticamente costretto ad allontanarti dai tuoi figli e vieni abbandonato in mezzo ad una strada. È ciò che accadrà tra qualche ora a Riadh Sbai, 36 anni tunisino, muratore/giardiniere disoccupato, a sua moglie e ai suoi tre figli di sei, tre e un anno. Riadh, dal 2004 in Italia, ha sempre lavorato nel settore dell’edilizia e del giardinaggio sino al 2011 quando, a causa dell’inizio della crisi, è stato licenziato. Da quel momento inizia il suo calvario: centinaia di curricula consegnati e altrettante porte in faccia ricevute sino a quando, consigliato dagli assistenti sociali imperiesi, così ha raccontato l’uomo, decide di tornare al suo Paese perdendo i 170 euro mensili di contributo concessogli per i figli minori.

I soldi per il biglietto arrivano dalla “San Vincenzo di Porto Maurizio”, ma dopo 4 mesi ospitati dalle rispettive famiglie, i coniugi Sbai, sono costretti a tornare in Italia a causa della mancanza di lavoro, della grande crisi economica e politica che sta vivendo la Tunisia e dell’imminente nascita del terzo figlio. Una volta tornata in Italia, la famiglia, senza soldi e un posto dove stare, ha trascorso alcune notti all’interno di un furgone in condizioni igienico sanitarie davvero precarie. Poi, Riadh grazie ad un prestito di un suo connazionale e a un piccolo contributo del Comune (150 euro) riesce ad affittare un mini appartamento in via Sebastiano Capoto (a fianco al casello di Imperia Ovest).

Sino a qualche anno prima, “l’appartamento” in questione era una stalla di proprietà di un floricoltore in pensione che ha trasformato abusivamente le stalle in mini appartamenti. Solo venerdì scorso ImperiaPost si è occupato della vicenda in questione assistendo in diretta ai controlli da parte della Polizia Municipale e della Procura della Repubblica. Entrati all’interno della “casa” della famiglia Sbai, che si può definire senza timore di smentita un tugurio, sentiamo immediatamente un forte odore di muffa e di umidità, malgrado le finestre siano tutte aperte, le pareti della camera da letto, della cucina e del bagno sono praticamente nere dalla muffa e l’impianto elettrico non è a norma, ma con cavi a vista. Il secondogenito di tre anni è “affetto da infezioni respiratorie ricorrenti. Viste le condizioni ambientali in cui il bambino vive, si consiglia una locazione meno umida e più esposta al sole al fine di favorirne la guarigione” : così scrive il pediatra sul certificato medico.

In camera da letto, dorme nel “lettone” la figlia più piccola, mentre gli altri due bambini giocano davanti alla porta d’ingresso. Riadh spiega che sono costretti a dormire tutti in quel letto e ognuno ha una determinata posizione da rispettare, quasi come se fosse un “puzzle” e tutto ciò gli è “concesso” a fronte di un canone di affitto pari a 400 euro mensili. Da qualche mese, però, Riadh non è più in grado di pagare l’affitto anche perché l’ultimo “stipendio” di 339,67 euro (a fronte di 50 ore lavorative) risalente al mese di dicembre è servito per comprare da mangiare e pagare le bollette. Si tratta del corrispettivo pagato dal Comune di Imperia a fronte del “servizio inserimenti lavorativi” che “ha lo scopo del reinserimento sociale mediante l’assegnazione di un impegno lavorativo alle persone che versano in grave stato di indigenza economica, e costituisce una forma di assistenza alternativa all’assegno economico”.

Riadh racconta, con aria smarrita, di quelle notti d’inverno trascorse all’interno del furgone con l’acqua piovana che gocciolava dal tetto e la promessa fatta alla moglie e ai figli di non far loro ripetere un’esperienza simile. Da luglio, però, Riadh non riesce più a far fronte all’affitto e decide di usare i pochissimi soldi che ha in tasca per sfamare la famiglia. Riadh ha chiesto aiuto a tutti: ai servizi sociali che non hanno mai fatto un sopralluogo nel tugurio dove abita, alle associazioni caritatevoli che più di fornirgli qualche pacco di pasta e qualche scatola di polpa di pomodoro non riescono a fare e anche al Vescovo della Diocesi di Imperia e Albenga, Mario Oliveri, che aveva assicurato un suo interessamento al suo caso, magari stimolando qualche parroco, ma ciò non è accaduto.

Lo sfratto è divenuto esecutivo e lo scorso 7 febbraio l’ufficiale giudiziario ha concesso gli ultimi 10 giorni di proroga prima di presentarsi accompagnato dalle forze dell’ordine per far sgombrare i locali. Il timore vero, però, è quello preannunciatogli dalle assistenti sociali del Comune di Imperia, ovvero il fatto di doversi separare dai bambini che saranno affidati, con il benestare dei genitori, ad alcune strutture sino a quando Riadh non sarà in grado di mantenerli e farli abitare in una casa degna di quel nome. I tre bambini saranno ospitati da alcune strutture a un costo giornaliero per il Comune di circa 50 euro al giorno cadauno per un totale mensile di spesa di 4500 euro.

Ed ecco il Question-Time di ImperiaPost nei confronti dell’amministrazione comunale:

– È possibile che nel 2014 dei genitori debbano allontanarsi dai propri i figli solo per motivi economici?

– Se si vuole mettere tutto sul piano economico, non costerebbe meno fornire un alloggio provvisorio tipo le “case parcheggio” piuttosto che far spendere 4500 euro al mese per l’inserimento dei minori (tra cui un neonato di 11 mesi) in strutture pubbliche?

– Perché gli assistenti sociali non sono mai andati a verificare le condizioni della “casa” della famiglia Sbai seppur sollecitate a farlo?

– Com’è possibile che il Comune permetta di prendere la residenza in tuguri simili considerati dallo stesso ufficio urbanistica abusivi?

– Com’è possibile che il Comune si accorga di tale fatto solo dopo molti anni e dopo innumerevoli persone che hanno abitato nel complesso in questione?

– È possibile che a fronte di emergenze abitative del genere l’assessore ai servizi sociali Fabrzio Risso (PD) rifiuti la proposta di stanziare 50 mila euro provenienti dal fondi di riserva?

– Perché il contratto lavorativo con il Comune da 339 euro non è stato rinnovato anche nel mese di gennaio e febbraio visto che lo stato di grave indigenza persiste?

– Quali sono le iniziative adottate dall’amministrazione comunale per far fronte al fenomeno, sempre più frequente, degli sfratti per morosità?

– L’amministrazione comunale, attraverso i servizi sociali, cos’ha intenzione di fare concretamente per dare una mano alla famiglia Sbai oltre a ribadire che non ci sono case disponibili?

Chi volesse dare un aiuto concreto alla famiglia Sbai può scrivere alla mail:  redazione@imperiapost.it

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