24 Aprile 2024 12:39

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24 Aprile 2024 12:39

PRESUNTA AGGRESSIONE NEL CARCERE DI IMPERIA. AGENTE DI POLIZIA PENITENZIARIA ASSOLTO DALL’ACCUSA DI CALUNNIA/LA SENTENZA

In breve: Il giudice Anna Bonsignorio ha pronunciato la sentenza dopo circa un'ora di camera di consiglio, accogliendo la richiesta di assoluzione formulata anche dal Pm Maria Paola Marrali dopo il no del giudice a una perizia di parte

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Assolto perché il fatto non sussiste. Si è chiuso così il processo per calunnia a carico di Andrea Scarrone, 47 anni,  agente della Polizia Penitenziaria in servizio presso il carcere di Imperia. Il giudice Anna Bonsignorio ha pronunciato la sentenza dopo circa un’ora di camera di consiglio, accogliendo la richiesta di assoluzione formulata anche dal Pm Maria Paola Marrali dopo il no del giudice a una perizia di parte. Respinta la richiesta di condanna presentata dalla parte civile.

Nel mirino una presunta aggressione, con spintoni e testate (per la quale è in corso un altro procedimento penale per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale), ai danni dell’agente, difeso dall’avvocato Simona Costantini (che ha presentato formale denuncia) da parte di un detenuto, Stefano Bonomo, 54 anni, che, professatosi innocente, si è costituito parte civile, rappresentato dall’avvocato Oliviero Olivieri.

Nel corso dell’udienza odierna sono stati ascoltati tre agenti della Polizia Penitenziaria, un Ispettore Capo e il Comandante all’epoca dei fatti in servizio presso il carcere di Imperia.

Antonino Bellavia

“Il collega ci chiese di rimanere fuori dalla cella per non dare adito a possibili polemiche. Il collega è entrato insieme a Bonomo e poi l’ho visto volare fuori dalla cella, come se fosse stato spinto. Bonomo aveva le mani alzate, rivolte in avanti. Non ho visto testate.

La situazione era molto testa, poco prima Bonomo aveva sputato tre volte in faccia al collega Scarrone, minacciandolo. Era fuori di sè, faceva riferimento a problemi con alcune lettere. 

Bonomo era un detenuto particolare, in quanto collaboratore di giustizia. Ricordo che disse ‘il mio amico Cavallone mi ha detto di stare attento al carcere di Imperia, perché sono tutti falsi e corrotti'”.

Gennaro Pannullo

“Ero in servizio di vigilanza. Ricordo che Bonomo chiamò il mio collega, Carli. Poco dopo Carli mi disse che il detenuto voleva parlare con il capoposto. Lo prelevammo e lo portammo dal capoposto, il collega Scarrone. Era agitatissimo, si lamentava di alcune lettere che erano sparite. Arrivati da Scarrone, Bonomo iniziò ad agitarsi ancora di più, sputò in faccia al collega e diede alcune testate contro la scrivania.

Scarrone non reagì e optò per portare Bonomo in una cella di sicurezza in attesa dell’arrivo del comandante.

Arrivati davanti alla cella di sicurezza, Scarrone ci chiese di rimanere in corridoio. Voleva entrare solo lui per evitare che Bonomo si agitasse ancora di più. Io rimasi in corridoio, insieme al mio collega. Nel corridoio ci sono le telecamere, nella cella no. Vidi Scarrone volare fuori dalla cella, verso il corridoio, come se fosse stato spinto. Non ho idea della causa. Poi Bonomo uscì dalla camera di sicurezza, io lo presi per un braccio e lo riaccompagnai nella cella. 

Ricordo che Bonomo disse ‘grazie pezzi di mxxxa, ho ottenuto quello che volevo, mi avete picchiato”.

Stefano Carli

“Ero in servizio e sentivo sbattere nella cella, rumori forti. Conoscevo Bonomo perché era già stato detenuto a Sanremo. Ricordo che Bonomo si lamentava per alcune missive che erano a suo dire scomparse. Disse che avrebbe tagliato la testa in due al primo agente che si fosse avvicinato. Io cercai di chiedere spiegazioni. Voleva parlare con il preposto, Andrea Scarrone.

Io chiamai Scarrone. I fatti avvennero nella fascia serale, la più debole come personale. Il collega mi rispose di farlo salire nel suo ufficio. E’ in quel momento che, a mio modo di vedere, Bonomo ha voluto calcare la mano. Si lamentava di queste lettere, dando le colpe al personale del carcere.

Disse che in carcere erano tutti corrotti. Minacciò la moglie di Scarrone. Il collega cercava di parlargli, ma Bonomo continuava a urlare. Poi andò da Scarrone viso a viso, chiedendo di picchiarlo. Successivamente colpì con la testa un angolo della scrivania, dicendo ‘ecco mi avete picchiato’. Sputò anche in faccia a Scarrone.

Una volta arrivati nella cella di sicurezza, entrò solo Scarrone. Io e i miei colleghi eravamo rimasti fuori. Vidi Scarrone volare fuori dalla cella, ma senza capirne il motivo. Quando cercai di immobilizzare Bonomo, ricordo che quest’ultimo diede una testata a Scarrone, colpendolo di striscio”.

Ispettore Capo Massimo Castelli

“Al mio arrivo trovai Bonomo già nella camera di sicurezza, in uno stato di agitazione elevato. Poi incontrai Scarrone, riportava sul viso degli sputi. Me lo fece notare. Mi recai poi da Bonomo e iniziai un colloquio. Il detenuto ripeteva frasi che non capivo. ‘Dovete chiamare il dottor Cavallone, io non posso stare qua dentro’.

Durante il tempo trascorso per riportarlo alla calma, mi disse che lamentava un dolore alla schiena. Presentava anche una leggera escoriazione sulla fronte, per questo venne accompagnato in infermeria”.

Comandante Lucrezia Niccolò

“Bonomo aveva la bava alla bocca e dava forti colpi contro la cella. In modo sconnesso mi disse che il personale era corrotto e che gli erano state sottratte delle lettere. Mi parlò del fatto che un Magistrato, Cavallone, gli aveva preannunciato i rischi che correva a Imperia. Utilizzò un linguaggio che mi ha colpì.

Mi disse che era stato aggredito e che le lettere da lui inviate erano state nascoste. Subito dopo di me arrivò il direttore del carcere che riportò alla calma il detenuto con una certa durezza.

Rimasi colpita dal fatto che Bonomo parlasse di un Magistrato come se fosse il macellaio davanti a casa propria.  Nei giorni precedenti Bonomo era stato interrogato in carcere proprio da Cavallone”.

LA STORIA

Nel mirino una presunta aggressione, con spintoni e testate (per la quale è in corso un altro procedimento penale per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale), ai danni dell’agente Scarrone (che ha presentato formale denuncia) da parte di Bonomo, 54 anni, che, professatosi innocente, si è costituito parte civile, rappresentato dall’avvocato Oliviero Olivieri.

L’accusa di calunnia è stata formulata dalla Procura della Repubblica di Imperia (Pm Maria Paola Marrali), in quanto nel corso del processo per lesioni e resistenza, Bonomo, in quel caso nelle vesti di imputato, ha raccontato di non aver mai spintonato il 47enne agente di Polizia Penitenziaria, ma che al contrario quest’ultimo avrebbe simulato il tutto, gettandosi a terra volontariamenteTestimonianza suffragata, secondo il detenuto, anche dalle immagini delle telecamere. L’aggressione si sarebbe consumata solo in un secondo momento, a seguito delle provocazioni dell’agente della Polizia Penitenziaria che, al contrario, ha sempre smentito la ricostruzione del detenuto.

Da qui la decisione della Procura della Repubblica di aprire un fascicolo per calunnia, sfociato poi nel processo. Questa mattina si è tenuta una nuova udienza, con l’audizione di un consulente tecnico.

 

 

 

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