28 Marzo 2024 13:29

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28 Marzo 2024 13:29

PROCESSO LATITANZA MATACENA. CHIARA RIZZO E IL LAVORO “FANTASMA”. L’ON. ABRIGNANI: “SCAJOLA MI CHIESE DI ASSUMERLA. COSA FECE? NULLA. PER ME ERA UN FAVORE A CLAUDIO”

In breve: "Claudio Scajola mi chiese di assumere Chiara Rizzo". Lo ha rivelato lunedì 5 febbraio, in aula a Reggio Calabria, l'Onorevole Ignazio Abrignani, nel corso del processo che...

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“Claudio Scajola mi chiese di assumere Chiara Rizzo”. Lo ha rivelato lunedì 5 febbraio, in aula a Reggio Calabria, come già emerso nelle carte dell’inchiesta, l’Onorevole Ignazio Abrignani, nel corso del processo che vede l’ex Ministro sul banco degli imputati con l’accusa di procurata inosservanza della pena, con l’aggravante mafiosa.

Nel dettaglio, secondo l’accusa, Vincenzo Speziali (che ha patteggiato una pena di 1 anno di carcere) e l’ex Ministro Scajola, quest’ultimo arrestato l’8 maggio del 2014, avrebbero favorito la latitanza, a Dubai, dell’ex deputato di Forza Italia Amedeo Matacena, sul quale pendeva una condanna definitiva a 3 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa, cercando di favorire il suo trasferimento a Beirut.

Nel corso della propria testimonianza Abrignani ha spiegato di aver assunto Chiara Rizzo (l’incaricò durò poco meno di un anno, sino all’arresto della Rizzo) per fare un favore all’ex Ministro, cui sarebbe legato da un rapporto di amicizia, ma di non conoscerla e di non averla mai visto ne sentita neanche successivamente all’assunzione. Alla domanda del procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo in merito al fatto che Chiara Rizzo, dopo la firma del contratto, non avrebbe fatto nulla, ha risposto: Non fece nulla, confermo”.

L’Onorevole, ex Forza Italia, oggi ALA, in passato a capo della segreteria politica dell’ex Ministro, ha inoltre aggiunto di essere stato in possesso solo di un indirizzo e di un conto corrente, nessun cellulare e nessuna mail della Rizzo, e che se fosse stato a conoscenza del legame della donna con Matacena, latitante, “può darsi che avrei detto mi sembra inopportuno”.

Nell’ambito dell’udienza tenutasi lunedì sono stati sentiti come teste anche Alessandro Scajola, fratello di Claudio, e Cesare Fera, presidente della società Fabbriche Energie rinnovabili alternative srl.

LA TESTIMONIANZA DI ABRIGNANI

“Rapporti veri con Chiara Rizzo no, ci siamo conosciuti personalmente soltanto oggi per la prima volta sull’aereo che anche lei ha preso per venire qua. Rapporti indiretti si, perché, diciamo, c’è un contratto.

Nel giugno, luglio 2013, Claudio Scajola, cui sono legato da rapporti personali e di amicizia, mi chiese di dare una mano a una persona a cui lui mi disse teneva molto e che era in gravi difficoltà economiche. Mi chiede ‘dai una mano come puoi tu’. Io dissi ‘non la conosco, ma lo faccio a te per il rapporto che c’è tra me e te’.

La prendo come collaboratrice, utilizzando i miei soldi, e facemmo un contratto regolare, un Co.co.pro. che a me costava circa 1.600 euro, poi lo diedi a Claudio che lo fece firmare alla signora Rizzo e poi me lo riportò. Quello della Rizzo in quel momento per me era assolutamente un nome anonimo. 

Io il contratto lo feci al mio amico. Nel contratto venne indicato un conto corrente sui cui fare il bonifico. Siccome io mi occupavo di turismo (presidente dell’Osservatorio Parlamentare per il Turismo e vicepresidente della commissione Attività produttive, Commercio e Turismo della Camera) , Claudio mi disse che la signora conosceva il mondo e che sotto questo profilo mi poteva dare un contributo. Poteva avere un senso perché occupandomi io di turismo. Se la signora aveva viaggiato, poteva farmi un quadro dei posti in cui era stata, delle problematiche che c’erano e che cosa aveva trovato, sarebbe stata una cosa utile”.

Non fece nulla? Confermo, non fece nulla. Un paio di volte ho sollecitato Claudio. Nei contratti a progetto di un determinato periodo, però, tu puoi lavorare gli ultimi sei mesi, non è uno stipendio mensile che si basa sull’attività, dunque ci sta. Tanto è vero che io ho sollecitato un paio di volte Claudio per incontrare Chiara Rizzo. 

Riconosco che il rapporto in quel momento era tra me e Claudio. In quel momento lui mi chiese questo tipo di aiuto e io gliel’ho dato. Prestazione effettiva non ce n’è stata. Se avessi effettivamente saputo che la Rizzo era moglie di Matacena e Matacena era latitante, non lo so… Lei (rivolgendosi al Procuratore aggiunto Lombardo, ndr) mi ha detto ‘poteva dire di no a Claudio’. Può darsi che avrei detto mi sembra inopportuno. 

Claudio, conoscendo anche come la pensa, non mi ha mai detto ‘questo è un contratto che la signora non onorerà’. Nei rapporti tra me e Claudio, sono sincero, a me questo contratto non serviva, era qualcosa che io facevo a lui. 

Non l’ho mai ritenuto un contratto fittizio, proprio perché Claudio in qualche modo mi aveva detto che alla fine un prodotto ci sarebbe stato. 

Io avevo soltanto un indirizzo di Roma e un conto corrente. In quelle occasioni nelle quali io chiesi a Scajola di poter contattare Chiara Rizzo, chiesi appunto una mail. Mi venne detto che avrebbe parlato per darmela ma poi non…”.

“In quel momento io stavo facendo una cortesia a un mio amico”.

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