16 Aprile 2024 13:19

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16 Aprile 2024 13:19

DA IMPERIA A NEW YORK, LA 25ENNE MICHELA BERTA ALLA RAPPRESENTANZA ITALIANA DELL’ONU:”È COME AVERE TUTTO IL MONDO IN UNA STANZA”/LA STORIA

In breve: Michela, dopo essersi laureata alla triennale, ha proseguito gli studi frequentando la magistrale della sua facoltà, scegliendo il curriculum Diritti Umani e Mena Politics.

michberta

Un’imperiese alla Rappresentanza Italiana delle Nazione Unite in America. Parliamo di Michela Berta, 25enne, studentessa all’Università di Torino alla facoltà di Scienze Internazionali dello Sviluppo e della Cooperazione, vincitrice del bando emesso dal Maeci-Miur-Fondazione Crui.

Michela, dopo essersi laureata alla triennale, ha proseguito gli studi frequentando la magistrale della sua facoltà, scegliendo il curriculum Diritti Umani e Mena Politics. Grazie al suo impegno e ai suoi meriti scolastici è riuscita ad ottenere la possibilità di sostenere un tirocinio di tre mesi presso la sede dell’ONU di New York.

COME È NATO TUTTO?

“Quando sono venuta a sapere del Bando mi è sembrata subito un’ottima possibilità per noi studenti. I requisiti erano avere una media alta, una certa quantità di crediti (Cfu), una buona conoscenza delle lingue. Inoltre, contavano anche le esperienze svolte in passato, io per esempio ho svolto l’Erasmus in Svezia, e la lettera motivazionale.

Era possibile indicare 2 scelte e io ho optato per New York e Tunisi, dato che, oltre all’inglese conosco anche il francese e un po’ di arabo. A dire la verità l’ho fatto a cuor leggero, senza troppe aspettative. Ho ricevuto l’email di ammissione quando ero per negozi con una mia amica e ho pianto di felicità. Non me l’aspettavo, è stata una bellissima sorpresa“.

QUALI SONO I TUOI IMPEGNI DURANTE IL GIORNO?

“Alla rappresentanza lavoro per la terza commissione dell’assemblea generale che si occupa del settore sociale e sviluppo culturale. Sono nella sede dalle 9 di mattina alle 18 e partecipo a diverse conferenze ogni giorno. Ho seguito la commissione Social Development, alla 56ª sessione, dove si è parlato di lavoro, di povertà, di diritti delle fascie più vulnerabili, specialmente quelle composte da persone con disabilità. Un’altra commissione interessante è stata la Commission on the status of Women, sulla condizione delle donne rurali. 

Mi occupo anche del settore umanitario. In patibolare, ho seguito il “Global compact on refugees” e qualche giorno fa abbiamo avuto una conferenza sui bambini soldato, che, tra l’altro, è stato il tema della mia tesi triennale.

Il mio ruolo è di “adviser”, quindi seguo le conferenze come rappresentante dell’Italia, prendo appunti e poi scrivo il report. Spesso mi trovo a contatto con l’ambasciatore italiano Sebastiano Cardi. È emozionante e molto stimolante sentire parlare esperti e personalità importanti. Spesso assisto anche a vere e proprie negoziazioni e mi sento davvero fortunata a poter essere presente”.

COME TI TROVI A NEW YORK?

“New York è un sogno, purtroppo ho poco tempo di visitarla solo nel weekend, quindi in quei momenti ne approfitto per esplorare il più possibile. Insieme ai miei colleghi, che fanno il tirocinio con me, viviamo nel distretto del Bronx dove, al contrario di quanto si possa pensare,  ci troviamo molto bene. La cosa più bella di New York è che puoi andare ogni volta in un posto diverso, è immensa e variegata. Il suo punto forte, secondo me, è proprio la diversità e la multiculturalità”.

COME DESCRIVERESTI L’AMBIENTE DELLA SEDE DELLE NAZIONI UNITE?

“È incredibile, sembra di avere il mondo intero in una stanza. È un ambiente molto stimolante intellettualmente. Incontro persone proveniente dalle più vari nazioni e ogni giorno imparo qualcosa di nuovo. Il bello è che tutti sono trattati alla pari”. 

QUALI SONO I TUOI PROGETTI PER IL FUTURO?

“Questa esperienza mi sta servendo molto per capire cosa vorrò fare una volta finiti gli studi. Sicuramente vorrei occuparmi dei diritti umani e dare il mio contributo alle fasce più deboli della società, specialmente i bambini, anche tramite il lavoro sul campo. Spero un giorno di lavorare davvero per le Nazioni Unite o altre organizzazioni internazionali”.

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