24 Aprile 2024 06:08

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24 Aprile 2024 06:08

PROCESSO PORTO TURISTICO IMPERIA – La deposizione integrale dell’ex manager di Acquamarcia Stefano Degl’Innocenti

Stefano degl'innocenti

Nel corso dell’udienza del processo per truffa aggravata ai danni dello Stato relativa al porto turistico di Imperia (sul banco degli imputati Francesco Bellavista Caltagirone, Carlo Conti, Paolo Calzia, Domenico Gandolfo, Delia Merlonghi, Andrea Gotti Lega, Gianfranco Carli, Stefano Degl’Innocenti, oltre a Ilvo Calzia, accusato di abuso d’ufficio, e Emilio Morasso, accusato di truffa) il Pubblico Ministero Giancarlo Avenati Bassi ha interrogato Stefano Degl’Innocenti, ex direttore amministrativo dell’Acquamarcia. Degl’Innocenti é stato poi sottoposto ad esame da parte di parti civili e difesa.

“L’Acquamarcia affidava ad altre società del gruppo la gestione dei servizi specifici. Ad esempio la Gedeam si occupava della gestione dei cantieri, degli appaltatori, dei rapporti con la direzioni lavori e con le amministrazioni, mentre la Acquamarcia Immobiliare si occupava di tutte le questioni immobiliari e della vendita dei posti barca. I consigli di amministrazione di tutte le società del gruppo erano formati da dirigenti dell’Acquamarcia, a seconda del settore di appartenenza.

La Sielt e la Euroappalti, società del gruppo Sca, sono riconducibili a Francesco Bellavista Caltagirone?

“Si tratta di società create per comporre un ulteriore passaggio tra l’Acquamarcia e gli appaltatori finali. Non sono parte del gruppo Acquamarcia, ma un legame c’è. Sono parti correlate”.

Conosce Emanuele Giovagnoli e Maurizio Pennesi?

“Si, Giovagnoli è amministratore del gruppo Sca, Pennesi beneficiario del gruppo Sca”.

Conosce la società Lynchside?

“Si, ha sottoscritto un contratto con il gruppo Acquamarcia per alcune attività sul porto di Fiumicino”.

“L’Acquamare si trovava spesso in contenzioso con gli appaltatori. Situazioni che poi rischiavano di sfociare in sequestri di cantieri, con il conseguente rallentamento dei lavori, per questo si decise di interporre un soggetto amico che potesse gestire i rapporti con gli appaltatori e gli eventuali contenziosi. Il gruppo Sca, appunto. A Imperia si optò per la società Peschiera Edilizia. Furono le banche a richiederla. A Siracusa, benché la Marina di Archimede, società del gruppo Acquamarcia, fosse la concessionaria, le banche chiesero che l’appalto fosse assegnato ad un’altra società del gruppo Acquamarcia che a sua volta avrebbe dovuto subappaltare i lavori. Lo stesso schema fu adottato a Fiumicino”.

L’Acquamare ottenne anticipi e saldi complessivi relativi ai posti barca del porto turistico di Imperia per un totale di 160 milioni di euro. Ottenne inoltre un finanziamento pari a 120 milioni di euro dalle banche. In totale di arriva a 280 milioni di euro. Quanto è stato versato alla società Peschiera Edilizia?

“Intorno ai 150 milioni di euro. Sono tutti dati che si trovano sul bilancio dell’Acquamare”.

Restano 130 milioni di euro. Dove sono finiti?

“Su conti correnti intestati a Acquamarcia Finanziaria e aperti in svariate banche, 10-12 che io ricordi”.

Su che conti correnti sono stati versati questi soldi?

“Unicredit, Cassa di Risparmio di Ferrara, Veneto Banca ad esempio”.

È a conoscenza di società estere o italiane correlate a Acquamarcia o Acquamare che abbiano emesso fatture per servizi?

“In occasione della cessione dei posti barca più grandi, intervenivano broker che trattavano con Acquamare per conto di società di diverse nazionalità, Cipro, Malta, Russia, Germania. Ci sono fatture emesse dalla Gedeam Service per il noleggio di un aereo che veniva messo a disposizione, ad esempio, del presidente di Acquamarcia Caltagirone in occasione dei suoi spostamenti fuori città (Roma, ndr)”.

“Acquamare aveva un credito verso Acquamarcia di 115 milioni di euro quando nel luglio del 2011 fui allontanato. Peschiera aveva un credito di circa 30 milioni di euro”.

Ora questi soldi non ci sono più. Reinvestiti attraverso quello che viene definito cash pooling.

“Si, i soldi in eccesso in Acquamarcia venivano reinvestiti in altri progetti. Vennero utilizzati in parte per Fiumicino e in parte per salvare l’Alitalia nel 2008 acquistando alcune partecipazioni societarie. Furono utilizzati anche per pagare gli oneri finanziari a tutti gli istituti bancari e per sostenere i costi di gestione dell’intero gruppo, vedi stipendi. Dal 2008 al 2011 l’Acquamarcia ha attraversato una grave crisi immobiliare. Non è stato venduto neanche un appartamento in tutta Italia. Il porto di Imperia è stata l’unica entrata per l’Acquamarcia negli ultimi anni”.

“Non sono a conoscenza di debiti verso le ditte esecutrici dei lavori. I soldi vennero trasferiti da Acquamare e Peschiera all’Acquamarcia in una situazione momentanea di emergenza di cassa. I soldi non sono mai tornati indietro a seguito della crisi finanziaria che ha congelato le vendite e a seguito della mancata conclusione dell’operazione immobiliare Vegagest dalla quale sarebbero dovuti arrivare 95 milioni di euro”.

Euroappalti e Sielt hanno pagato i subappaltatori?

“Al 31 dicembre 2011 sono stati versati a Euroappalti e Sielt 114 milioni di euro. 81 alle due società, 17 per il pagamento dei professionisti e 15 per oneri finanziari. Successivamente Sielt ha sostenuto spese per 58 milioni di euro e incassato 58.9 milioni di euro. Euroappalti ha sostenuto spese per 24.7 milioni di euro e incassato 26 milioni di euro”.

Perché il contratto tra Porto di Imperia Spa e Acquamare è stato rimodulato, passando da 160 a 209 milioni di euro?

“Si tratta del valore normale del bene. Nel primo caso valutai il piano dei costi per un importo pari a 146 milioni di euro. I 160 milioni comprendono anche la remunerazione del capitale investito. Se non l’avessi calcolata avrei causato un danno all’erario di circa 20 milioni di euro e avrei rischiato molto in caso di una verifica fiscale dell’Agenzia delle Entrate. Nel 2011 mi venne comunicato che i costi non erano più rappresentativi dell’opera. Ebbi conferma dell’aumento dei costi. Non più 160 milioni di euro, per questo rimodulai l’importo sino a 209 milioni di euro, con una remunerazione di capitale investito pari a circa 50 milioni di euro”.

Ha mai verificato personalmente il perché dell’aumento dei costi?

“No. Mi affidavo alle relazioni dell’ufficio tecnico. Non andavo sul cantiere, non era nelle mie competenze”.

Ha mai controllato i computi metrici?

“No, non li ho mai visti”.

L’Acquamarcia, secondo la Procura, avrebbe emesso nei confronti della Porto di Imperia Spa fatture per operazioni inesistenti per un importo pari a 145 milioni di euro. Cosa sa dirmi in proposito?

“Non erano fatture inesistenti, ma in acconto. Si trattava non solo di fatture per lavori eseguiti, ma anche di acconti su lavori o di fatture relative a lavori ancora da eseguire. Non venivano però contabilizzate nei lavori eseguiti, ma da eseguire. Dal punto di vista fiscale il metodo di rilevazione di costi e ricavi prescindeva dalla fattura”.

Cosa sa dirmi della società Euro.Lagest.Im?

“È una società che ho costituito io e che ho venduto dopo poco tempo”.

Lei è a conoscenza del fatto che alla Euro.Lagest.Im è intestato l’appartamento di via Parioli dove attualmente vive Francesco Bellavista Caltagirone?

“Si. Creai quella società su richiesta di Delia Merlonghi. Serviva una società su Roma che venisse iscritta nel registro delle imprese in tempo utile per poter sottoscrivere un atto di acquisto. Aveva un capitale di 10 mila euro. La cedetti dopo 10 giorni di fronte a un notaio. Non ho nulla da nascondere”.

Perché si è interrotto il suo rapporto con l’Acquamarcia?

“A seguito dell’inchiesta sul porto turistico di Imperia e agli arresti di Francesco Bellavista Caltagirone, Andrea Gotti Lega e Delia Merlonghi, la società dovette affrontare un periodo di profonda crisi senza i propri vertici societari. Al vertice della società fu nominato l’allora 22enne Camillo Caltagirone che, però, a mio parere, non aveva nessuna esperienza. Io, quale persona attenta al rispetto delle normative e impegnato nella difficile operazione di ristrutturazione del debito della società Acquamarcia, ebbi forti contrasti sia con Camillo che con Ignazio Mongiò, anch’egli nominato ai vertici. Dopo i primi screzi fui licenziato dall’incarico di segretario del cda. Diedi anche le dimissioni dal cda dell’Acquamarcia International, ma i rapporti continuavano a deteriorarsi. In particolare puntualizzavo costantemente comportamenti di Camillo Caltagirone non consoni ad una società in piena crisi. Un esempio? Utilizzava la macchina intestata alla società per motivi non funzionali alle strategie aziendali collezionando multe. Ci furono altri comportamenti della stessa natura, sempre ripresi dal sottoscritto in qualità di direttore amministrativo. Il 19 luglio del 2011 venni convocato e mi fu chiesto di non presentarmi in azienda la sera stessa. Fui accompagnato in azienda, presi le mie cose e conclusi definitivamente il mio rapporto con l’Acquamarcia”.

“La società INA Industries inviava sul porto di Imperia propri ingegneri, indipendenti dall’Acquamarcia, per verificare lo stato dei lavori su richiesta delle banche. Gli istituti bancari erano a conoscenza di tutti i bilanci di Acquamare, nonché dei crediti di Acquamare verso Acquamarcia”.

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