20 Aprile 2024 07:27

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20 Aprile 2024 07:27

DIANO MARINA. IL 26 SETTEMBRE IL “VECCHIO CANNONE” TORNA SULLA PASSEGGIATA. GARIBALDI: “SIMBOLO DI RINASCITA”

In breve: Venerdì 26 settembre (ore 11:30, Passeggiata a mare, vicino al Molo, di fronte alla Scacchiera) verrà inaugurato il restauro del Cannone di Diano Marina

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Imperia. Venerdì 26 settembre (ore 11:30, Passeggiata a mare, vicino al Molo, di fronte alla Scacchiera) verrà inaugurato il restauro del Cannone di Diano Marina, un simbolo della Città negli anni 70-80, con una lunghissima storia alle spalle, infelicemente rimosso dalla Passeggiata a mare una quindicina d’anni fa e recentemente ritrovato in un magazzino del Comune, abbandonato e coperto di detriti.

Su sollecitazione di molti dianesi e in particolare di molti frequentatori di un gruppo su Facebook dedicato a Diano Marinaspiega il vice Sindaco Cristiano Za Garibaldi abbiamo provveduto al recupero del vecchio storico cannone. Abbiamo affidato il restauro allo stesso falegname che se ne occupò per conto del Comune nel 1969-1970, Tommaso Gandolfo, oggi pensionato, che ha riprodotto con amore e passione lo stesso lavoro di allora. Esprimo la mia soddisfazione per questo emblema di Diano che torna ad occupare il suo posto, come un simbolo di rivalsa e di rinascita in questo periodo particolarmente difficile“.

Durante la cerimonia di inaugurazione verranno consegnate tre targhe ricordo, una a Tommaso Gandolfo, una al Presidente del Gruppo Facebook Franco Gramondo, una allo storico Giovanni Abbo che ha redatto il testo che viene qui sotto riprodotto, che è stato utilizzato per il dépliant promozionale e che verrà pubblicato sulla rivista della Communitas Diani.

 

IL CANNONE DI DIANO MARINA
testo di Giovanni Abbo

Nel settembre 1969 l’Amministrazione del Comune di Diano Marina procede al recupero di un fusto di cannone di ferro infisso alla radice del molo Cavour , lato interno, con l’intenzione di ricostituire, secondo il tipo “marina”, le parti in legno mancanti, per collocarlo poi nei giardini pubblici a testimonianza e ricordo di un periodo storico molto travagliato. Dopo un recente nuovo restauro, il cannone recuperato è ora nuovamente collocato nei giardini pubblici in vista di quel mare per la cui difesa era stato costruito. Una piccola “storia” può essere raccontata anche dal nostro cannone che, con alcuni altri, è stato posto, nel periodo compreso tra il XVI ed il XIX sec., sui baluardi dianesi a difesa del litorale dalle incursioni dei barbareschi e dei corsari.

La difesa costiera della Liguria, in tale periodo, è affidata ad un sistema di torri, bastioni e borghi murati distribuiti lungo tutto l’arco ligure ed a vista tra di loro. Genova, da cui il Dianese dipendeva, si premurava di produrre i progetti ed assicurare la direzione dei lavori per la costruzione delle opere di difesa che dovevano essere realizzate a cura e spese della popolazione locale richiedente.
Le torri sono posizionate in buona parte nei punti più emergenti, o sulla riva del mare, mentre i bastioni sorgono in prossimità degli abitati. La sorveglianza del tratto di mare visibile è effettuata, a turno, dagli stessi abitanti dei borghi vicini che, in caso di individuazione di imbarcazioni nemiche, dovevano lanciare segnali di fumo, se di giorno, ed accendere fuochi, se di notte. In caso di attacco gli abitanti dei borghi non difesi cercavano rifugio presso i bastioni ed i borghi murati.

“Il nemico” giungeva dal mare su veloci imbarcazioni a vela e remi e razziava, uccideva e traduceva come schiavi uomini e donne prelevati dalle località maggiormente indifese. Questa sorte, nell’estate del 1508, è toccata anche al nostro territorio attaccato da un folto gruppo di corsari barbareschi che misero a sacco l’intera valle di Diano. A seguito di nuove e pressanti richieste, il Senato Genovese concedeva al borgo della Marina di Diano l’autorizzazione a edificare un nuovo bastione in prossimità dell’oratorio della SS. Annunziata, da realizzarsi secondo i tipi e sotto la direzione del Commissario Nicolò Doria Re. I lavori sono eseguiti dal 1557 al 1560 e, l’anno successivo, il baluardo è munito di artiglieria e munizioni. Risale alla metà del XVI sec. la costruzione, ai piedi di Capo Berta, della torre di Sant’Elmo o Sant’Erasmo.

La dislocazione degli edifici costituenti il sistema difensivo in dotazione della Comunità Dianese è rappresentata nella Pianta delle due Riviere della Serenissima Repubblica di Genova divise ne’ Commissariati di Sanità redatta da Matteo Vinzoni nel XVIII sec. qui oggi debitamente integrata con altre indicazioni. Il Biga, nella sua opera, riporta la notizia della dotazione nel 1795 di quattro cannoni di ferro, due nel bastione di Diano e due sulla torre di Sant’Erasmo, della lunghezza di cm 300 dalla bocca al bottone della culatta con diametro di cm 53, e bocca esterna di cm 36 .

Potrà trattarsi di un caso ma il cannone esistente nel giardino della villa Forte S. Elmo porta proprio la data 1795 ed è lungo 300 cm., il diametro della culatta cm. 50 e quello della bocca cm. 32. Raffrontato col “nostro” si nota qualche differenza, anche se non sostanziale, la lunghezza è cm 334, il diametro della culatta cm. 51, quello della bocca cm. 32.

Nel 1836 Carlo Alberto, Re di Sardegna, fece costruire il Forte di Sant’Elmo in aderenza alla omonima torre e lo fece munire di altri cannoni di grosso e piccolo calibro, in bronzo ed in ferro. Il venir meno la necessità di mantenere attivo un così esteso sistema difensivo, con un notevole spiegamento di uomini e di artiglierie, ha portato ad abbandonare la costruzione del Forte ed al suo posto è realizzata la villa ancora oggi esistente ed acquistata nel 1890 circa dalla Famiglia Drago, attuale proprietaria. In precedenza la villa era stata abitata da Madame Baron. A seguito dell’incuria conseguente al mancato utilizzo delle strutture difensive e delle artiglierie si è verificato un degrado delle opere murarie, in particolare di quelle soggette ad erosione marina come il bastione di Diano che aveva causato diversi crolli.

Nel 1826 sono ultimati i lavori di demolizione del bastione e parte dell’area risultante impiegata nella realizzazione della nuova strada del litorale, l’attuale Corso Garibaldi. Alcuni cannoni, tra quelli rimasti, sono stati utilizzati quali bitte per l’ancoraggio delle imbarcazioni, in particolare nella zona antistante la piazza della chiesa e due altri sul molo Cavour, uno, il “nostro”, e l’altro si ha notizia sia caduto in mare. Dall’esame delle fotografie relative al terremoto si rileva la presenza di almeno cinque cannoni infissi verticalmente nel terreno, due al bordo lato mare di Corso Garibaldi e tre in linea al muro in calcestruzzo lato mare tra il molo della chiesa, lo scalandrone di alaggio a levante di detto molo ed il molo dell’Oratorio. Di questi cannoni ormai non vi è più traccia, si ritiene che quelli che si trovavano nella zona Molo Chiesa e Molo Oratorio, nel periodo tra il 1935 (Guerra d’Africa) ed il 1945 (termine seconda Guerra Mondiale) siano stati rimossi ed inviati alle fonderie come ferro vecchio.

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