20 Aprile 2024 03:46

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20 Aprile 2024 03:46

IMPERIA. INCENERITORE. IL MOVIMENTO 5 STELLE A CAPACCI: “NON CI SIAMO, LA STRADA DA PRENDERE È QUELLA DEI RIFIUTIZERO” /I DETTAGLI

In breve: E` stato pubblicato e reso noto il verbale dell’audizione del Sindaco di Imperia Carlo Capacci davanti alla Commissione Parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti -

m5s a capacci

E` stato pubblicato e reso noto il verbale dell’audizione del Sindaco di Imperia Carlo Capacci davanti alla Commissione Parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti – Scrive il Movimento 5 Stelle di Imperia.

Quello che emerge è un quadro desolante. Non solo per la situazione rifiuti di per se drammatica nel Comune e nella Provincia di Imperia, ma anche per le opinioni personali del sindaco.
Non riusciamo a capire il nesso tra il Sindaco Capacci versione “green”(che ci piace) che presenta il film Trashed contro l’inquinamento dei rifiuti con arringa ambientalista o che invita Rossano Ercolini (Goldman Environmental Prize) a Imperia per promuovere RifiutiZero e il Sindaco Capacci versione “black” (che non ci piace) che si dice favorevole a inceneritori, biodigestori e project financing. Dio ce ne scampi!

Ma andiamo con ordine:

1) Inceneritori
Riguardo gli inceneritori abbiamo già espresso la nostra contrarietà con un precedente comunicato,ma ribadiamo i rischi:

– Ambientali: Inquinamento di aria, suolo, falde acquifere.
– Sanitari: Gli inceneritori inquinano e provocano cancro e tumori. Patrizia Gentilini  membro dell’“Associazione dei Medici per L’ambiente” isde.it
– Economici: costo (60 milioni di € senza contare i costi sanitari e sociali per i danni che provoca).Da 4 a 6 anni per la costruzione. Resta il problema discarica per i residui (tossici) della combustione. Bassa efficienza: gli inceneritori necessitano di un apporto di rifiuti giornaliero e continuo, in netta opposizione ad ogni intervento di prevenzione della loro produzione e pericolosità, principi che sono alla base della gestione dei rifiuti dell’Unione europea.

Quello che ci sconcerta di più però è questa affermazione del Sindaco per la gravità e la leggerezza con cui viene pronunciata “Io sono laureato in ingegneria e quindi sono abituato a parlare in concreto: l’inceneritore è una macchina, in cui si infila dentro la spazzatura, la brucia, produce un po’ di energia di secondo livello ed emette qualcosa nell’ambiente. Se ci sono i filtri e quanto ci deve essere, non vedo quale danno possa causare all’ambiente, probabilmente meno di quelli causati dal fare buchi per terra e buttare la spazzatura sotto, ma è una mia opinione personale.”

Ecco concretamente e ingegneristicamente ci può quantificare “emette qualcosa nell’ambiente”? Certo i sistemi di abbattimento esistono e sono molto potenti ed efficienti, la filtrazione deve essere garantita al massimo del coefficente che è pari al 99,97 % peccato che è proprio quel 0,3 % che uccide. Anche nei “migliori” inceneritori come li chiama lei. E riguardo alla frase “una parte della politica ha un’ideologia contraria a questo tipo di macchina” non c’è nessuna ideologia, ma dati scientifici che ci stupiamo un ingegnere come lei non conosca.

Tutti i tipi di inceneritori bruciano i rifiuti immessi ma rilasciano numerosi composti inquinanti nell’ambiente, sia sotto forma solida che gassosa. La formazione di queste sostanze, di cui molte sono ancora oggi sconosciute, dipende da una serie di fattori quali: la tipologia del rifiuto trattato (composizione chimica), le condizioni di combustione e quelle operative di funzionamento dei sistemi di abbattimento degli inquinanti.
Gli inquinanti emessi sotto forma di gas dal camino dell’inceneritore si dividono in microinquinanti e macroinquinanti perché presenti in differenti concentrazioni  (rispettivamente ug o ng/ m3 e mg/m3). Tra i microinquinanti si trovano composti organici del cloro, come PCB (policlorobifenili), diossine, furani, policloronaftalene e clorobenzene, IPA (idrocarburi policiclici aromatici), VOC (composti organici volatili) e metalli pesanti (piombo, cadmio, mercurio ecc.).
Polveri, acido cloridrico, ossidi di azoto, ossidi di zolfo e ossidi di carbonio sono invece i macroinquinanti emessi da un inceneritore.
Le sostanze emesse in forma solida si distinguono in ceneri di fondo (che si depositano alla base della caldaia durante il processo di combustione) e ceneri volanti (perché non trattenute dai sistemi di filtraggio aereo).
Molti dei microinquinanti sono noti per essere persistenti, cioè resistenti ai processi di degradazione naturale, bioaccumulabili perché si accumulano nei tessuti degli animali viventi trasferendosi da un organismo all’altro lungo la catena alimentare e tossici, in quanto sono sostanze che possono comportare rischi per la salute dell’organismo con cui entrano in contatto, fino a provocarne la morte.
In questo rapporto verranno presi in considerazione i composti che sono stati più a lungo studiati e che hanno il maggior impatto dal punto di vista sanitario e ambientale.

Diossine e furani
Il termine generico “diossine” si riferisce ad una famiglia di composti organici del cloro che comprende 75 tipi di diossine e 135 di furani, di cui 17 suscitano forti preoccupazioni tossicologiche. L’Agenzia Internazionale per la ricerca sul cancro ha classificato la diossina, denominata TCDD, come riconosciuto cancerogeno per l’uomo; altre organizzazioni autorevoli, come l’SFC (comitato scientifico dell’alimentazione umana) e l’OMS (organizzazione mondiale della sanità), hanno concluso che l’effetto cancerogeno delle diossine si realizza solo dopo una certa soglia, mentre altre implicazioni, come effetti sul sistema immunitario, neurocomportamentale e l’endometriosi si possono manifestare anche a livelli notevolmente inferiori alla soglia individuata.

L’incenerimento è considerato oggi come la fonte principale di emissione delle diossine.
Le diossine sono ampiamente diffuse in tutto il globo e la ricerca ha dimostrato la loro presenza nel sangue umano e nel latte materno, sollevando notevoli interrogativi sugli effetti che avranno a medio-lungo termine sulla salute pubblica.
Nonostante il progresso dei sistemi di controllo e di abbattimento dell’inquinamento atmosferico abbia determinato una parziale riduzione delle diossine emesse dai camini degli inceneritori, la parte dei composti che non finisce in aria si ritrova comunque nelle ceneri di fondo e quindi causa un impatto, in fase di smaltimento, sul suolo e sulle falde acquifere anziché in atmosfera.
In Italia le emissioni atmosferiche di un inceneritore ricadono all’interno delle disposizioni del D.M. 503/97 che prevede un monitoraggio continuo per alcuni inquinanti quali polveri, acido cloridrico, ossigeno, ossidi di carbonio, zolfo e azoto; mentre per quanto riguarda gli altri contaminanti (diossine e furani, metalli pesanti, PCB) la frequenza delle misurazioni, seppur stabilita da leggi regionali, non deve superare quella annuale.
Ciò determina una carenza di informazioni proprio sui composti a maggior rischio tossicologico, sui quali non viene effettuato un monitoraggio continuo durante le normali condizioni operative, ma vengono usate misure puntuali che potrebbero essere inaccurate e sotto stimare le reali emissioni di diossine nell’aria.

Metalli pesanti
Attraverso l’incenerimento i metalli pesanti (piombo, cadmio, mercurio, arsenico ecc.), presenti negli originali rifiuti solidi, sono emessi sotto forma di gas, in associazione a particelle aeree minuscole, di ceneri e di altri residui solidi.
Molti metalli sono tossici e persistenti nell’ambiente e provocano notevoli impatti negativi sulla salute dell’uomo. Per esempio il cadmio è un noto cancerogeno e provoca effetti respiratori acuti (polmonite) o cronici, mentre il mercurio è dannoso al sistema nervoso (quando è presente sotto forma di vapore) mentre i suoi composti inorganici hanno proprietà tossiche anche a basse concentrazioni.
Ad eccezione del mercurio, i livelli dei metalli rilasciati nei gas sono decresciuti nell’ultimo decennio grazie al miglioramento delle tecnologie di abbattimento dell’inquinamento aereo. Ma, come per le diossine, la riduzione delle emissioni in atmosfera di metalli determina un corrispondente aumento dei loro livelli nelle ceneri e nelle scorie, il cui impatto sull’ambiente sarà registrato solo al momento della loro deposizione in discarica.

Materia particolata
Tutti gli inceneritori emettono particolato in atmosfera (di cui la maggior parte ha dimensioni microscopiche) e contribuiscono quindi all’inquinamento aereo dovuto alle particelle solide sospese,che rappresenta un serio rischio per la salute dell’uomo.
Gli attuali sistemi di controllo dell’inquinamento aereo possono prevenire l’immissione di solo il 5-30% di particelle in atmosfera (aventi dimensioni inferiori ai 2,5 um) ma non possono prevenire la dispersione della maggior parte delle particelle, dette “ultrafini”, perché di dimensioni così piccole (inferiori a 0,1 um) da oltrepassare le maglie dei filtri.
Questa è la ragione per cui le particelle ultrafini possono raggiungere le regioni più profonde dei polmoni e determinare un notevole impatto sul sistema respiratorio. Recenti evidenze sperimentali indicano come le particelle emesse dagli inceneritori, a causa della presenza di metalli sulla loro superficie, determinino un inquinamento atmosferico più dannoso di quello dovuto alle centrali termiche a carbone suscitando perciò grande preoccupazione per la salute umana.

Ceneri
Come accennato nell’introduzione, gli inceneritori producono rifiuti solidi, sotto forma di ceneri e scorie, in quantità pari a circa un terzo del peso del rifiuto immesso. Si distinguono due tipologie di ceneri: quelle volanti (3-5%), che sfuggono ai sistemi di filtraggio aereo e le ceneri di fondo (circa 30%), che si depositano alla base delle caldaie e che dovranno quindi essere smaltite, come rifiuti tossici, in discariche controllate. Tra i rifiuti a valle di un impianto di incenerimento, oltre ceneri e scorie, bisogna annoverare la presenza di materiale non combusto; non di rado, infatti, accade che le condizioni operative della camera di combustione o di post combustione non siano idonee a garantire un completo trattamento dei rifiuti in entrata.
La tossicità delle ceneri è legata sia alla presenza di diossine e metalli sia alla loro facilità di dispersione che provoca problemi di trasporto e di smaltimento finale in discarica. Una volta conferite in discariche speciali per rifiuti tossici, le ceneri rappresentano una potenziale fonte di contaminazione del sottosuolo e delle acque di falda. In alcuni casi, infatti, è stata accertata la contaminazione delle acque ad opera di metalli, come piombo e cadmio, rilasciati dalle ceneri4.
Negli ultimi anni ‘90 nel Newcastle (GB) sono state utilizzate ceneri provenienti da un moderno inceneritore come fertilizzanti: nei lotti di terreno fertilizzati sono stati trovati alti livelli di diossine e metalli pesanti4. E’ facile ipotizzare un loro passaggio nei tessuti dei vegetali e quindi nella catena alimentare.

2) Biodigestore
I biodigestori sono sicuramente gli impianti alimentati a fonti rinnovabili meno impattanti (sebbene ci siano delle criticità relative al digestato che devono essere approfondite) dato che al loro interno non avviene alcuna combustione ma bensì una fermentazione anaerobica (processo biochimico); la combustione avviene poi nel motore a cogenerazione nel quale confluisce il metano prodotto dalla digestione anaerobica e quindi, le emissioni, sono quelle che si hanno in tutte le combustioni di metano:

– CO2
– vapore acqueo
– ossidi di azoto (NOx)
– ossidi di zolfo (SOx)
– particolato atmosferico (PM10 e inferiori)

Il problema è che questi impianti sono stati concepiti in modo diverso da quello che stanno diventando. Impianti nati per produrre energia con lo scopo di autoconsumo, per creare cicli chiusi virtuosi nei quali i prodotti di scarto vengono riutilizzati al fine di produrre energia attraverso la fermentazione anaerobica. Si intendevano quindi piccoli impianti nei quali far confluire i prodotti di scarto di un’azienda o di piccole aziende chiudendo un ciclo con produzione di energia (termica ed elettrica). Tutto questo ha e aveva un senso. Il problema è che ora si producono grandi impianti con il solo scopo di produrre guadagno economico per chi li costruisce. Il biodigestore di Colli a Taggia associato al progetto Lotto 6 ne è un esempio.
Il limite di potenza 0,999 kW esenta questo tipo di impianti dalla VIA (valutazione di impatto ambientale) e consente di lucrare la immorale tariffa onnicomprensiva di 0,28 € per ogni kwh prodotto (6.713 € al giorno – oltre 2,450 Milioni €/anno). L’incentivazione viene mantenuta per 15 anni.
Il dubbio di una speculazione è lecito, se no perchè l’incontro di oggi martedì 17/03/2015 all’Università di Imperia sulla presentazione del progetto dell’impianto di Colli a Taggia, avverrà a porte chiuse, riservato a amministratori dei Comuni della provincia di Imperia, Consiglieri Provinciali, rappresentanti regionali e parlamentari eletti nella provincia di Imperia? E i cittadini? Loro non hanno diritto di sapere cosa succederà sul proprio territorio?

Il principio di fondo da seguire, usando il buonsenso, dovrebbe essere questo: – preservare la materia e non l’energia – decentralizzare la gestione
Il concetto di ricavare energia dai rifiuti è errato, bisogna recuperarne la materia riciclandola. E questo vale per tutti i materiali, anche per l’organico.
In questo caso meglio recuperare la frazione organica che dopo essere compostata darà ottimo concime, possibilmente facendo si che ogni abitante abbia una compostiera domestica quindi decentralizzando la gestione e risparmiando su trasporto e gestione centrale di un unico grande impianto (pratica giusta già iniziata dal Comune con sgravio 30% sulla TARI,versione “green” del sindaco Capacci che però cozza con il sindaco “black”pro biodigestore)

Anche ammettendo di voler fare un unico grande impianto a Colli sarebbe comunque auspicabile che fosse un impianto di compostaggio perché oltre a funzionare con lo stesso principio di una compostiera(solo in grande) avrebbe dei costi inferiori e meno criticità rispetto a un biodigestore come da statistiche dello stesso Enzo Favoino 300-400€/t anno contro i 400-800€/t anno.
Inoltre ci suona strano come Favoino faccia da consulente per la Provincia nell’ambito del progetto del biodigestore quando in una sua relazione tecnica sui biodigestori in generale ne parla negativamente:

-Investimenti e costi di gestione unitari generalmente maggiori che nel
compostaggio (nonostante gli introiti della produzione energetica, ed anche in
presenza di sussidi)
Maggiormente affetta da diseconomie di scala
Costo e logistica della gestione delle acque – può richiedere una buona integrazione di gestione del rifiuto e delle acque

3) Project Financing
Il Sindaco Capacci si è anche auspicato che ” il biodigestore con il project financing riesca a vedere la luce”
Di male in peggio… se non lo sapesse (o forse lo sa bene?) il Project Financing è una truffa bella e buona ai danni dei cittadini! La finanza di progetto è una operazione di tecnica di finanziamento a lungo termine in cui il ristoro del finanziamento stesso è garantito dai flussi di cassa previsti dalla attività di gestione dell’opera prevista nel progetto.

In pratica si permette di coinvolgere un privato in un progetto di pubblica utilità, privato che ovviamente guarderà al profitto e non alla corretta gestione del servizio a discapito dei cittadini (vedasi caso del biodigestore a Medicina, in provincia di Bologna, che ha iniziato ad essere alimentato a mais ,come presentato in progetto, per poi finire ad essere alimentato, negli anni successivi, a scarti animali con conseguenze inquietanti. Il tutto ovviamente per aumentare la quantità di materia biodigerita,gas,elettricità prodotta e quindi il profitto)
Inoltre in Italia le grandi opere fatte col Project Financing, spesso sconnesse dal territorio e prive di qualsivoglia utilità, finiscono regolarmente a carico dello Stato, i cui costi sono occultati nei bilanci di società private. In sostanza ogni grande opera fatta col Project Financing la pagano i cittadini attraverso le loro tasse per creare lavoro inutile in sé, ma utile ai partiti e alle lobby che ne diventano in seguito i proprietari e beneficiari.

Caro Sindaco non ci siamo proprio , la strada da prendere è quella di RifiutiZero ! Le rivolgiamo nuovamente il nostro invito a visitare realtà virtuose come Capannori e a cogliere l’opportunità di consulenza gratuita messa a disposizione da Rossano Ercolini di ZeroWasteItaly. Non bruci questa occasione!

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