20 Aprile 2024 15:53

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20 Aprile 2024 15:53

IMPERIA. CASO AGNESI. LA LETTERA DI UN OPERAIO: “IL PASTIFICIO NON È DI MATTONI E FERRO È UN’IDEA, È IL NOSTRO LAVORO”

In breve: Guardando l’Agnesi vediamo un nome famoso che ora ha perso prestigio, attaccato ad un passato che poco gli appartiene, cerca con indecisione di stare sul mercato dimenticando che è la singolarità che distingue non certo l’omologazione.

AGNESI

Imperia. La protesta dei lavoratori dell’Agnesi, storico pastificio della città, continua anche se con toni più dimessi. Sono svariate infatti le lettere che gli operai stanno inviando ai giornali nella speranza di mantenere alta l’attenzione sulla loro condizione. L’ultimo è di Davide Fasciana:

Le cose che abbiamo perduto sono le cose che non tornano più; rimane il vuoto, il conforto di un ricordo ma prevale il rimpianto di quello che poteva essere: una felicità che ora ci viene negata.
Con la chiusura voluta dell’Agnesi abbiamo davanti la perdita del lavoro ed Imperia di un’economia che ha segnato il territorio per quasi 200 anni. Un prodotto base della dieta mediterranea che oggi viene ancor di più apprezzato e gode all’estero di gran rilancio, ma qui preferiamo mattoni e ferro. Si possono fare tanti lavori ma con il cuore pochi e quello che vogliono farci perdere non è un lavoro ma “ il nostro lavoro”. E’ una parte di noi stessi nella quale ci siamo modellati, è un’ identità che ci caratterizza e ci rende orgogliosi partecipi di una comunità. Meritiamo rispetto e chiarezza il silenzio lasciamolo allo spot pubblicitario.
Nel passato quando si voleva trasferire un’informazione si saliva su una collina e si accendeva un fuoco. Di collina in collina, fuoco dopo fuoco l’informazione viaggiava e raggiungeva luoghi lontani. Se un solo fuoco non veniva acceso l’informazione si fermava ed era persa per quelli dopo. Non si vive una vita stando sempre in pianura aspettando e sperando, talvolta succedono cose che toccano ideali e valori a noi cari ed allora siamo chiamati a salire in collina ed accendere il nostro fuoco, perché quell’idea non si estingua. L’Agnesi non è mattoni e ferro: è un’idea. L’idea di portare sulla tavola di tutti una pasta superiore frutto della nostra passione per la qualità e dell’ amore per un lavoro ben fatto. L’Agnesi è la storia di un territorio e della sua gente.
Anche l’imprenditore è un uomo in cammino e l’azienda la sua prova dove impegna se stesso per essere un uomo migliore. Un marchio è uno specchio e riflette il carattere di chi lo conduce. Guardando l’Agnesi vediamo un nome famoso che ora ha perso prestigio, attaccato ad un passato che poco gli appartiene, cerca con indecisione di stare sul mercato dimenticando che è la singolarità che distingue non certo l’omologazione.
Non ripaga e non appaga dimenticare quello che si è pensando al solo profitto e seguendo strade da tempo battute da altri. Non si può parlare di crisi per giustificare le negatività mentre buona parte degli altri marchi guadagnano ma piuttosto bisogna guardarsi dentro, questo è il vero cammino, capire chi siamo e cosa amiamo fare e trasferire nel prodotto quelle sensazioni. Un cliente capisce e non vuole essere ingannato da un bel vestito. Vuole riconoscere un’idea originale, una storia e la qualità conseguente: premia la coerenza.
Si cercheranno svariati alibi ma un fatto è certo che questa proprietà con cecità invece di valorizzarlo spegne il più antico stabilimento di pasta d’Italia e un pezzo di Imperia a noi caro. Quello che non dobbiamo perdere è noi stessi, abbandonare le passioni che ci guidano, le difficoltà ci chiamano a guardarci dentro, decidere che persone vogliamo essere e mettendoci alla prova impegnarci nelle cose in cui crediamo. Guardando indietro ci scopriremo così persone migliori di ieri. Mi chiamo Davide Fasciana, operaio Agnesi, sono salito in collina e tengo ben acceso il mio fuoco”.

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