20 Aprile 2024 12:43

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20 Aprile 2024 12:43

IMPERIA. CIBO PER I POVERI FINIVA SULLA TAVOLA DI UNA RESIDENZA A PAGAMENTO. PRETE A PROCESSO PER TRUFFA, IN AULA SFILANO I SACERDOTI/ECCO COM’È ANDATA

In breve: In aula questa mattina sono sfilati i sacerdoti, nel dettaglio Don Sandro De Canis, parroco di Pieve di Teco, e Don Marco Michalski, parroco di Ranzo.

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Si è tenuta questa mattina in Tribunale a Imperia una nuova udienza del processo che vede sul banco degli imputati con l’accusa di truffa aggravata Don Ruggero Badiale e Domenico D’Elia, rispettivamente presidente e vice presidente della Residenza Opera Cuore Immacolata Di Maria di Borghetto d`Arroscia. Entrambi sono accusati di truffa in quanto, secondo l’accusa, formulata a seguito di un blitz dei Carabinieri del NAS, i viveri donati dalla Fondazione Banco Alimentare, destinati agli indigenti e ai poveri della Valle Arroscia, finivano invece nella cucina della Residenza dove gli ospiti pagano rette che vanno dai 1.300 ai 1.800 euro.

In aula questa mattina sono sfilati i sacerdoti, nel dettaglio Don Sandro De Canis, parroco di Pieve di Teco, e Don Marco Michalski, parroco di Ranzo. Entrambi hanno confermato di aver ricevuto derrate alimentari per i bisognosi ogni 4-5 mesi da Don Ruggero Badiale, aggiungendo però di non aver mai firmato alcun documento e di non aver mai visto alcuna ricevuta.

DON SANDRO DE CANIS

“Confermo di aver ritirato da Don Ruggero Badiale derrate alimentare della Agea. La frequenza? Ogni 4-5 mesi. Prodotti? Pasta, piselli e fagioli in scatola, formaggio, farina, latte. Normalmente, comunque, ritiravo la pasta. I prodotti li caricavano sulla mia auto e li portavo in parrocchia. Li disponevo nella sala parrocchiale e lo distribuivo alla gente che me li chiedeva. Non ricordo di aver mai firmato nulla, ne di aver visto alcuna ricevuta. Ho visto solo Don Ruggero impegnato ad appuntare su un foglietto le derrate che mi venivano consegnate”.

DON MARCO MICHALSKI

“Confermo di aver ritirato da Don Ruggero Badiale derrate alimentare della Agea. Quali? Pasta, pelati, fagioli, formaggio. Avevo chiesto io a Don Ruggero se ne aveva. Le ritiravo e le portavo nella mia parrocchia per consegnare ai bisognosi. Prima gli italiani e poi agli extracomunitari. Documenti? Ricevute? Se con ci fidiamo tra sacerdoti…”.

Tra i testimoni sfilati davanti al giudice Varalli (PM Alessandro Bogliolo) anche due impiegati della Residenza, uno dei quali, incaricato di gestire la contabilità, ha spiegato di non esserci mai occupato dell’acquisto e della distribuzione delle derrate alimentari in quanto “voleva occuparsene Don Ruggero”.

Il processo è stato rinviato a dicembre per la discussione.

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