25 Aprile 2024 03:22

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25 Aprile 2024 03:22

IMPERIA. ACCOLTELLA LA FIDANZATA DOPO UNA LITE. CHIESTI 11 ANNI DI CARCERE PER UN 34ENNE. LA DIFESA: “ASSOLVETELO PERCHÈ…”. E CITA IL CASO DI AMANDA KNOX/L’UDIENZA

In breve: I fatti contestati risalgono all’agosto del 2014 quando l’uomo, a Ranzo, accoltellò alla gamba la convivente, G.M. 40 anni, dopo una lite scaturita, seconda la ricostruzione dei Carabinieri, per motivi passionali.

tribunale amanda

Undici anni di carcere. Questa la pena richiesta dal Pubblico Ministero Antonella Politi per Anis Chaktami, 34enne tunisino, pluripregiudicato, sul banco degli imputati con l’accusa di tentato omicidio, stalking e maltrattamenti in famiglia.

I fatti contestati risalgono all’agosto del 2014 quando l’uomo, a Ranzo, accoltellò alla gamba la convivente, G.M. 40 anni, dopo una lite scaturita, seconda la ricostruzione dei Carabinieri, per motivi passionali. Il legale del tunisino, l’avvocato Lorenzo Corridori del foro di Savona, ha chiesto invece l’assoluzione, citando anche, a suffragio della propria tesi difensiva, l’omicidio di Meredith Kercher e la sentenza di assoluzione di Amanda Knox e Raffaele Sollecito.

“Ho sostenuto che esiste un ragionevole dubbio che la persona offesa possa mentire. Non è la prima volta, infatti, che questa donna sostiene di aver subito maltrattamenti e abusi. Ho mostrato due sentenze già passate in giudicato relative a processi istruiti a seguito di altre due denunce similari a quella in esame presentate sempre da questa donna. Entrambi i processi si sono conclusi con l’assoluzione degli imputati in quanto il racconto della presunta vittima è stato ritenuto non credibile, o meglio inventato per questioni di gelosia e di soldi”.

“Questa donna sosteneva di condurre una vita di inferno con il mio assistito, ma allora perché continuavano a vedersi? Non è credibile che sia stata oppressa per mesi. Anche la descrizione del tentato omicidio lascia quantomeno perplessi. La vittima sostiene di essere stata massacrata di botte prima dell’accoltellamento, ma non ci sono tracce di lividi. Anche sul presunto accoltellamento ci sono forti dubbi. La vittima sostiene di essere stata raggiunta da una prima coltellata e di essere riuscita a divincolarsi perché il mio assistito avrebbe fatto cadere il coltello nel tentativo di pulirlo dal sangue con una maglietta. Se il mio assistito avesse voluto davvero uccidere la sua vittima, certamente dopo la prima coltellata non avrebbe provato a pulire il coltello. A nostro giudizio la coltellata fu accidentale, in un momento di grande concitazione”.

“Ho citato il caso di Meredith Kercher citando la sentenza di Cassazione che assolve Amanda Knox e nella quale si fa riferimento appunto al concetto di ‘ragionevole dubbio’. La Cassazione sostiene che Amanda Knox potesse anche essere in casa al momento dell’assassinio della Kercher, ma resta il ragionevole dubbio che lei possa non aver partecipato all’atto di violenza. Ragionevole dubbio che non può essere superato perché mancano le prove. Ho applicato la stessa teoria al caso del mio assistito. Per questo ho chiesto l’assoluzione o in subordine la rimodulazione dell’accusa, con il solo reato di minacce”.

Il collegio, composto dai giudici Aschero, Luppi e Bonsignorio, ha rinviato il processo a prossimo 16 novembre per le eventuali repliche e per la lettura della sentenza.

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