3 Maggio 2024 16:27

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3 Maggio 2024 16:27

IMPERIA. PIANO CASA. L’ORDINE DEGLI INGEGNERI:”PIÙ POSSIBILITÀ PER LA DEMOLIZIONE E RICOSTRUZIONE DEGLI EDIFICI ESISTENTI”

In breve: "Gli Ingegneri chiedono però più coraggio per non perdere ancora l’occasione di dotare la nostra Regione di uno strumento in grado di dare davvero una svolta efficace per incentivare la ricostruzione dei numerosissimi palazzi degli anni ’50 e ’60".

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“Premetto che il giudizio complessivo sul DDL n.26/2015 (cosiddetto nuovo “Piano casa”) è sostanzialmente positivo in quanto migliora la premialità e l’applicazione del precedente cogliendo l’esigenza di incentivare la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente ed in particolare con più attenzione alla delocalizzazione di fabbricati in aree esondabili e franose”. Così Domenico Pino, Presidente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Imperia, in merito al nuovo “Piano Casa” proposto dalla giunta Toti.

“Gli Ingegneri chiedono però più coraggio per non perdere ancora l’occasione di dotare la nostra Regione di uno strumento in grado di dare davvero una svolta efficace per incentivare la ricostruzione dei numerosissimi palazzi degli anni ’50 e ’60.

Questi rappresentano ormai un esempio di “degrado” delle nostre città e non solo per le scadenti qualità architettoniche e le pessime prestazioni energetiche, ma soprattutto per le sempre più diffuse problematiche sotto l’aspetto strutturale, spesso un pericolo per la pubblica e privata incolumità.

Queste criticità statico-strutturali, ormai ben note agli Ingegneri che denunciano da tempo la necessità di soluzioni urgenti, non sembrano invece preoccupare i legislatori che hanno limitato, all’art. 6, ad un massimo di 2500 m3 la possibilità di demolire e ricostruire gli edifici residenziali. Infatti, purtroppo, i fabbricati più diffusi degli anni ‘50/’60 hanno volumetrie ben superiori a questo limite di 2500 m3 (generalmente almeno il doppio) e pertanto saranno ancora esclusi da questa Legge.

Si chiede pertanto di eliminare o di innalzare notevolmente questo limite separando il concetto di demolizione (che va incentivata senza limiti) di edifici incongrui da quello di ricostruzione che può essere invece limitata ad esempio con l’edificazione di più fabbricati di volume contenuto in modo da non costituire significative variazioni delle condizioni urbanistiche.

Inoltre andrebbe ampliato il concetto di “incongruità”, di cui all’art. 2, introducendo l’accertata impossibilità tecnico-economica di adeguamento sismico dell’edificio esistente oltre a quella relativa alla riqualificazione energetica. Si fa rilevare che alla luce degli attuali costi di demolizione e ricostruzione l’incremento del 35% del volume esistente spesso non risulta assolutamente remunerativo (temo neanche il previsto 50% dall’art. 7bis per gli edifici in aree a rischio) e dovrebbe essere ampiamente aumentato, direi provocatoriamente anche fino al 100%, in quanto è necessario incentivare al più presto questi interventi di demolizione/ricostruzione proprio per un interesse collettivo che va dallo sviluppo economico alla salvaguardia della pubblica e privata incolumità”.

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