25 Aprile 2024 08:52

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25 Aprile 2024 08:52

IMPERIA. UNA POESIA PER L’AGNESI NEL GIORNO DELLA FESTA DEL PAPÀ. IL GESTO D’AMORE DEL 16ENNE LEONARDO/LA STORIA

In breve: In occasione della festa del Papà, un nostro lettore, Leonardo Fasciana, 16 anni, studente del Liceo Classico “G.P.Vieusseux” di Imperia, ha scritto alla nostra redazione una lettera e una poesia per fare un regalo a suo padre e a tutti i padri e lavoratori del pastificio Agnesi.
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IMPERIA – In occasione della festa del Papà, un nostro lettore, Leonardo Fasciana, 16 anni, studente del Liceo Classico “G.P.Vieusseux” di Imperia, ha scritto alla nostra redazione una lettera e una poesia per fare un regalo a suo padre e a tutti i padri e lavoratori del pastificio Agnesi. 
“Mio padre è un lavoratore Agnesi e mi piacerebbe moltissimo se nel giorno della festa del papà, all’oscuro di tutto questo prima del momento precedentemente indicato, trovasse questa poesia nella vostra pagina e la leggesse. Allora giustamente mi potreste dire: “Sarebbe da egoisti muovere una redazione, perché semplicemente non gliela leggerai per conto tuo il 19 marzo?”
Questa non si limita ad essere una semplice poesia dedicata ad un padre, c’è ben molto di più. La stragrande maggioranza dei lavoratori Agnesi sono padri, e questa è indirizzata non solo al mio di padre, ma anche a tutti loro; vorrei che questa desse loro la forza per tenere duro, per lottare, per continuare ad andare avanti con un tifo a forma di versi e strofe. Allora giustamente mi potreste dire: “Sarebbe da egoisti muovere una redazione, perché semplicemente non la leggerai a loro per conto tuo il 19 marzo?”
Questa non si limita ad essere una semplice poesia dedicata a dei lavoratori, ma si vede che invece è dedicata a tutta la cittadinanza di Imperia. Si fa un particolare riferimento ai prodotti del territorio, come i gamberi di Oneglia, il pesto, la farinata e le acciughe; ma si fa soprattutto una particolare memoria della storia dell’azienda, al fatto che dal porto di Oneglia salpassero flotte di velieri in rotta per l’Ucraina, a prelevare l’allora considerato miglior grano duro del mondo.
Il tutto è condito da particolari riferimenti classici, che provengono dalla mia formazione classica, come Cerere, dea del frumento; Porturno, Dio dei porti e “protettore di Oneglia”; gli Sciti, popolo stabilitosi in Ucraina ai tempi degli antichi Greci, un popolo barbaro, esaltando così il rischio di un viaggio in un luogo simile, ma anche la funzione civilizzatrice che porta loro “pasta e pesto succolenti”, quasi come per placare la loro furia.
C’è anche un lato politico di questa poesia, e viene personificata dal “futurista” (per i futuristi la pasta asciutta era colpevole della fiacchezza e del pessimismo, era contraria ai loro concetti di frenesia e velocità) il quale vorrebbe chiudere la fabbrica, ma invece verrà invitato ad aumentare la gloria della fabbrica. A questo punto, sarebbe più egoista condividerla con pochi. Forse è utopia, forse è arroganza, forse è narcisismo, e mi scuso profondamente se vi sembra così, ma vorrei che tutta Imperia si sentisse unita in questa causa ed io voglio mettere la mia parte, il mio nome, me stesso; vorrei che ogni artista, dal pittore allo scrittore, dall’architetto al politico, mettesse la propria competenza nel salvare e riportare in auge il Pastificio Agnesi, perché se ognuno avesse messo la propria cultura o potenzialità nella lode del territorio, tutte le imprese della Liguria, grandi o piccole, di nicchia o importantissime, sarebbero già salve. Voglio essere tra i primi ad attivare l’imponente meccanismo della Nuova Agnesi, e l’ho fatto nella forma d’arte che mi riesce meglio, la poesia. La cultura e le arti sì che sono le armi più potenti, ma anche le più resistenti fortificazioni contro qualsiasi tentativo di cambiare in peggio le cose”.
Leonardo Fasciana
“AGNESI CERERE”
Futurista,
scendi dal piedistallo:
non sai davvero nulla della pasta,
velocità, guerra, elettricità e metallo.
La pasta è fierezza.
La pasta è orgoglio.
La pasta è squisitezza.
La pasta è germoglio.
La pasta è pace.
La pasta è loquace.
Togliere la forchetta è come strappare il palato all’italiano,
l’italiano all’italiano, la provocazione più maledetta;
l’italico non lo scinderai mai dal suo vino o dal suo grano,
mai, piuttosto ti insulteranno.
Anzi, il potere del meccanismo,
l’ingranaggio che ostenti tanto ha spalancato dell’agricoltura il cosmo,
raffinando il grano sacro santo;
Ora Mercurio lo scarica dall’autotreno nei silos del tempio di Cerere,
Ora dimmi se hai coraggio di tirare il freno ad una cosa del genere;
Ora Porturno ospita il veliero tra queste storiche braccia, e che di pace e gamberi sulla focaccia si sazi la polena che incontrò i remoti Scizi, fiera.
Fiera non getterà mai l’àncora, ma ridenti messi da terre lontane offrirà a Cerere in corone e collane di bionde spighe; ancora.
Anzi, sali con me sul pennone robusto e soffiamo venti imponenti, perché la Scizia assaggi il gusto di pasta e pesto succolenti. Sulla rotta del ritorno mesceremo farina di ceci, olio e cipollotto; a volontà svisceremo acciughe ghiotte e alla grande macina d’Italia brinderemo!”

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