26 Aprile 2024 00:38

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26 Aprile 2024 00:38

ELEZIONI. NESSUN “IMPRESENTABILE” A DIANO MARINA, MA LA COMMISSIONE ANTIMAFIA AVVERTE: “CANDIDATI FREQUENTANO NOTI ‘NDRANGHETISTI”/LA RELAZIONE

In breve: Lo si evince dalla relazione della Commissione Antimafia sulla "trasparenza delle candidature ed efficacia dei controlli per prevenire l'infiltrazione mafiosa negli enti locali in occasione delle elezioni amministrative"

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A Diano Marina non ci sono candidati “impresentabili”, ma ci sono candidati che frequentano “soggetti gravati da precedenti penali e di polizia, nonché più specificatamente personaggi riconducibili a storiche famiglie di ‘ndrangheta, come le famiglie Papalia e De Marte, in quest’ultimo caso anche con vincoli parentali”.

Lo si evince dalla relazione della Commissione Antimafia sulla “trasparenza delle candidature ed efficacia dei controlli per prevenire l’infiltrazione mafiosa negli enti locali in occasione delle elezioni amministrative”. 

La Commissione parlamentare presieduta da Rosy Bindi, dunque, non ha individuato candidati “impresentabili“, ma ha comunque rilevato aspetti preoccupanti in relazione alle frequentazioni dei candidati, tanto da definirle degne di monitoraggio“.

“Sulla base degli atti acquisiti dalla Commissione, non sono emerse situazioni di incandidabilità e sospensione ai sensi della legge Severino – scrive la Commissione – Ugualmente non sono state rilevate situazioni ostative sulla base del codice di autoregolamentazione approvato dalla Commissione nella seduta del 23 settembre 2014. Tuttavia, si rappresenta che risultano, con riferimento ad alcuni candidati appartenenti a più liste differenti, frequentazioni con soggetti gravati da precedenti penali e di polizia, nonché più specificatamente con personaggi riconducibili a storiche famiglie di ‘ndrangheta, come le famiglie Papalia e De Marte, in quest’ultimo caso anche con vincoli parentali. Tali circostanze, di per se stesse non necessariamente rilevanti, appaiono preoccupanti e degne di monitoraggio anche futuro, in ragione del contesto provinciale e del radicamento della ‘ndrangheta in Liguria come emerso dalle indagini citate. Dai controlli eseguiti è emerso che 11 candidati su 63 risultano gravati da precedenti penali o carichi pendenti per fatti non gravi e comunque qui non di rilievo“.

Nella relazione la Commissione parla di “più liste differenti”, ma la presidente Rosy Bindi ha chiarito che si tratta di tre liste nel corso della presentazione alla stampa della relazione.

“In un comune abbiamo trovato che le tre famiglie di riferimento ‘ndranghetista, hanno piazzato i loro candidati…le hanno proprio scelte. Hanno eletto ciascuna una delle tre liste, per infiltrare i loro candidati – ha dichiarato la Bindi – Diciamo che Diano Marina potrebbe presentare da questo punto di vista un certo interesse. Liguria? Si, la Liguria. Sapete che non hanno più confini le mafie. Poi Imperia è quella che io chiamo la sesta provincia calabrese”.

LA RELAZIONE 

IL PONENTE LIGURE E “LA LIGURIA”

“Le emergenze investigative e gli atti giudiziari – scrive la Commissione – in particolare l’inchiesta ‘Crimine’, coordinata dalla DDA di Reggio Calabria, hanno fatto emergere la presenza sul territorio del ponente ligure, nelle aree più specificatamente individuate di Ventimiglia, del sanremese e dell’imperiese, di una struttura complessa di ‘ndrangheta denominata ‘La Liguria’. Proprio nella provincia di Imperia è stato segnalato uno dei più alti indici di presenza mafiosa tra la regione dell’intero Nord Italia”. 
DIANO MARINA E LE FAMIGLIE CALABRESI
“Diano Marina ha registrato, a partire dai primi anni 70 – scrive la Commissione – un flusso migratorio rilevante costituito in prevalenza da famiglie di origine calabrese, in gran parte provenienti da Seminara, comune della Piana di Gioia Tauro (RC), tra le quali emergono alcuni nuclei di significativa levatura criminale, direttamente legati per vincoli di parentela e affinità a esponenti della criminalità di matrice ‘ndranghetista, protagonisti, nel corso degli anni, di una serie di episodi significativi sul territorio.
In particolare è stata segnalata la presenza nel comune di soggetti imparentati o affini nonché in qualche modo collegati con esponenti delle storiche famiglie di ‘ndrangheta, quali quelle dei Di Marte, Papalia, Misitano, Tripepi e Surace. A Diano Marina si sono verificati numerosi attentati incendiari e con armi da fuoco; sequestri di armi, munizioni ed esplosivi; cattura di latitanti rifugiatisi dalla Calabria; summit mafiosi e cerimonie religiose con partecipazioni di “locali” di ‘ndrangheta.
LE INCHIESTE GIUDIZIARIE
La Commissione ricostruisce tutte le indagini che hanno interessato il Comune di Diano Marina, in particolare l’attività della Commissione di accesso, conclusasi con l’archiviazione del procedimento (scioglimento Comune per infiltrazioni mafiose) firmato dal Ministro Alfano.
Nonostante l’archiviazione, però, la Commissione specifica che la situazione del comune merita di essere tenuta sotto osservazione”. Il motivo? Il processo che vede sul banco degli imputati, con l’accusa di voto di cambio light, il Sindaco Giacomo Chiappori, il suo vice Cristiano Za Garibaldi, l’assessore Francesco Bregolin, l’ex assessore Bruno Manitta (oggi consigliere comunale), l’amministratore unico della G.M. S.p.A. Domenico SuraceGiovanni Surace (padre di Domenico, ndr) e Giovanni Sciglitano (commerciante ambulante).

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