25 Aprile 2024 14:59

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25 Aprile 2024 14:59

IMPERIA. IL DRAMMA DI PAOLA. “CON IL MIO EX MARITO HO VISSUTO UN INCUBO. DUE VOLTE HO PENSATO DI MORIRE. PERCHE LO STATO NON PROTEGGE LE DONNE?”/LA STORIA

In breve: Pochi giorni fa l'abbiamo incontrata nei corridoi del Tribunale, dove era in attesa dell'ennesimo processo che la vede parte lesa, dopo le ripetute denunce all'ormai ex marito, dal quale è separata ormai da diversi anni

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“Perché lo Stato non tutela le donne?”. E’ una domanda ricorrente nella mente di Paola (nome di fantasia), mamma di due figli, alla prese con una burrascosa relazione sentimentale con l’uomo con cui ha condiviso 19 anni di vita e ha dato alla luce due bambini.

Pochi giorni fa l’abbiamo incontrata nei corridoi del Tribunale, dove era in attesa dell’ennesimo processo che la vede parte lesa, dopo le ripetute denunce all’ormai ex marito, dal quale è separata ormai da diversi anni.

“Lei è un giornalista?”, avvicinandosi, timidamente, con gli occhi lucidi. “Vorrei raccontare la mia storia, vorrei potesse essere d’aiuto per altre donne e essere un monito per uno Stato che deve starci più vicino, tutelarci di più. Una cosa sola, vorrei rimanere anonima, ho paura lui mi venga a cercare”.

Poi la sua storia inizia a prendere forma, tra fiumi di parole tanto nervose quanto vere, profonde e sofferenti

Ho condiviso con lui 19 anni della mia vita, tra fidanzamento e matrimonioinizia a racconta Paola, con le lacrime agli occhi – E’ stato sempre una persona problematica, ma quando ero giovane, come tutte le ragazze, ero accecata dall’amore. Tutti intorno a me mi dicevano ‘Cosa stai facendo’, ma io mi sono voluta sposare. Amavo il mio compagno“.

Ho dato alla luce due figli, per amore, poi qualcosa è cambiato. Sono iniziati gli atti di violenza. Lui ha iniziato a essere aggressivo nei miei confronti, in concomitanza anche con problemi di lavoro ed economici. Ha iniziato a fare uso di sostanze stupefacenti. Ci sono state due occasioni in cui ho pensato di morire. Mi ha messo le mani al collo. Ho pensato: ‘Questa volta non ne esco viva’”.

“Ho denunciato tutte le violenze,  lui ha abbandonato il tetto coniugale, ha iniziato a farsi la sua vita. Ai miei figli ho raccontato che papà lavorava lontano. Sono stati mesi, anni difficili. Mi sono trovata con un mutuo sulle spalle. Sono riuscita a vendere la casa prima del pignoramento, lasciandoci il cuore. L’aveva ristrutturata mio papà, ma non potevo fare altrimenti. Mi sono rimboccata le maniche, ho acceso un mutuo e ho comprato una casa per me. L’unica persona che mi è stata davvero vicino è stata mia mamma“.

“Lui è stato vicino ai miei figli per pochi anni, con la formula dell’affido condiviso che io stessa avevo chiesto. In più occasioni, però, lasciò i figli in mezzo alla strada, perché aveva, lui diceva, degli impegni improvvisi. Alla terza volta l’ho denunciato per abbandono di minore. Da quel momento in poi non ha mai più voluto parlare, ne vedere, ne sentire i figli. Ormai non li vede più da anni”.

“In tutti questi anni ci sono stati tanti episodi di minacce, violenze, insulti. Siamo passati da momenti di odio a scuse. Ho avuto paura per tanto, troppo tempo. Nei processi, penali e civili, non ho mai ottenuto nulla. Sono tutti ancora in piedi, bloccati da una giustizia lenta, quanto inefficiente. I miei figli ormai sono grandi, lo Stato avrebbe dovuto aiutarmi molto tempo fa. Dovrebbe abbreviare i tempi, soprattutto in presenza di denunce per maltrattamenti e lesioni”.

“Penso a tutti quei genitori che hanno perso le proprie figlie, vittime di violenza. Lo Stato deve fare di più, per tutelare le donne, ma anche per tutelare i figli. Perché i figli hanno diritto ad avere un padre e un padre ha delle responsabilità verso i propri figli, qualunque cosa accada con la propria moglie o compagna. Il mio è un appello alle istituzioni. Stateci vicino, ne abbiamo bisogno”.

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