20 Aprile 2024 16:46

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20 Aprile 2024 16:46

TERRORISMO. SU WHATSAPP LA FOTO DI UNA RAGAZZA CON IL MITRA. DOPO LE INDAGINI DELLA POSTALE DI IMPERIA, DUE ARRESTI E UNA DENUNCIA/LA STORIA

In breve: Ciò che aveva indotto la ragazza a rivolgersi alla Polizia Postale era l'immagine riprodotta nel profilo Whatsapp: la foto, cioè, di una giovane ragazza con un mitra in mano ed in posizione di tiro.

MITRA

Savona. Si tratta di tre marocchini, tra i 27 e i 44 anni, tutti residenti nella provincia di Savona, in Italia da anni, con precedenti per spaccio di sostanze stupefacenti, lesioni personali e in materia di falso. 

L’attività di indagine, diretta dalla Procura Distrettuale Antiterrorismo di Genova, nasce a seguito della segnalazione di una giovane savonese al Commissariato di P.S. online della Polizia Postale e delle Comunicazioni, relativa ad un messaggio Whatsapp pervenuto sull’utenza cellulare della ragazza da un contatto non presente nella sua rubrica e originante da un numero del Marocco.

Ciò che aveva indotto la venticinquenne a rivolgersi alla Polizia Postale era l’immagine riprodotta nel profilo Whatsapp: la foto, cioè, di una giovane ragazza con un mitra in mano ed in posizione di tiro.

La segnalazione veniva subito inviata agli investigatori della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Imperia che, anche con l’aiuto della ragazza, ricostruivano che circa tre mesi prima, transitando nei pressi di una struttura data in cessione a profughi provenienti dall’Africa, aveva prestato il proprio cellulare ad uno dei marocchini ivi residente, che a suo dire aveva la necessità di contattare dei conoscenti nel Paese d’origine.

Le successive indagini della Polpost ligure, coordinata dal Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, hanno quindi ricostruito una fitta rete di contatti dai quali emergeva il sospetto di possibile attivismo dei tre indagati nel campo del proselitismo all’autoproclamato Stato Islamico.

La complessa attività investigativa, che si è avvalsa anche di intercettazioni telefoniche internazionali e telematiche, nonchè del costante monitoraggio delle navigazioni in Rete, ed in particolare sui social network, degli indagati ha evidenziato come i tre marocchini creassero  profili Facebook utilizzando numeri di cellulari intestati ad altre persone.

 

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