20 Aprile 2024 09:43

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PROCESSO PORTO. L’AVV. MAUCERI: “Caltagirone non voleva consegnare la documentazione contabile alla Commissione di collaudo. Per me giusto darla solo a lavori ultimati”

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Nel corso del processo per truffa aggravata ai danni dello Stato relativo al porto turistico di Imperia, è stato sentito come teste l’ex avvocato della Porto di Imperia Spa Corrado Mauceri.

LA LUNGA DEPOSIZIONE

“Mi occupo di diritto amministrativo, civile, demanio, urbanistica, edilizia. Avevo seguito in particolare, tra la fine degli anni ’90 e la prima decade decennio il porto Marina di Genova aeroporto. Uno scalo da circa 2 mila posti barca. Successivamente ho seguito il porto di Ventimiglia per il gruppo Cozzi Parodi, giunto ad approvazione nel 2009. Ho seguito anche il porto di Borghetto, il porto di Ceriale e il porto di Rapallo. A fine giugno, mentre mi trovavo in campagna, ricevetti la telefonata della dottoressa Beatrice Parodi, già mia cliente per il porto di Ventimiglia. Mi disse che Caltagirone voleva sentire il mio parere a proposito di un problema con la Commissione di vigilanza e collaudo del porto turistico di Imperia. Chiesi che mi venissero trasmesse tutte le carte e la relativa documentazione e di poter conferire con una persona informata. Ricevetti la documentazione e iniziai ad occuparmi in concreto della vicenda. Due o tre giorni dopo incontrai l’ing. Campitelli, che poi seppi essere dipendente di Peschiera Edilizia. Chiesi successivamente di accedere agli uffici di Acquamarcia. Nell’occasione incontrai l’ing. Campitelli e un funzionario, Stefano Degl’Innocenti. Da loro ebbi un’ulteriore informativa sulla situazione giuridica contrattuale. Caltagirone lo incontrai per la prima volta al porto di Aregai. Mi fermai a pranzo, dopo una riunione per il porto di Ventimiglia. Mi fu presentato della dott.ssa Parodi“.

“Mi resi conti che c’era una situazione di conflitto, di controversia, con la Commissione. Mi colpì una lettera della Commissione nel quale si chiedevano perentoriamente la contabilità, lo stato di avanzamento lavori e i certificati di pagamento. In caso di mancata consegna si informava della possibile revoca della concessione. La Porto di Imperia Spa in risposta aveva presentato molte tabelle riepilogative dei costi. Documentazione su cui erano sorti altri contrasti, per cui la Commissione informò la Procura della Repubblica di Imperia. Una situazione decisamente curiosa, visto che nel maggio 2010, cioè solo pochi mesi prima, la Commissione aveva rilasciato il nulla osta per l’agibilità parziale, ovvero per l’apertura del porto alle imbarcazioni”.

Cercai di capire la filiera di subappalti che era stata organizzata per realizzare l’opera. Il rapporto tra Porto di Imperia Spa e Acquamare era permutativo, con la Porto di Imperia Spa che cedeva tutti i diritti di godimento all’Acquamare che, a fronte del corrispettivo, si impegnava a finanziare e realizzare tutti i lavori. La Porto di Imperia Spa aveva la sola responsabilità di tenere i rapporti. Contrattualmente le due parti in causa diedero a queste prestazione un valore convenzionale che venne successivamente aumentato a seguito di una variante al progetto. Un valore convenzionale identico, senza conguagli, ma con uno scambio di fatture di pari importo, in modo tale da compensarsi“.

“La Commissione per come istituita, in base alla circolare Ministeriale e in base alla prassi, deve accertare il costo dei lavori, così come si fa accertando il costo di un lavoro in appalto. A mio parere alla Commissione non interessavano i costi individuati dal contratto permutativo. Lo dissi anche ai membri stessi della Commissione. La Porto di Imperia Spa consegnò alla Commissione diverse fatture relative alla Porto di Imperia e all’Acquamare e a mio modo di vedere questo generò una certa confusione. Io proposi alla Commissione di individuare un centro costi dove venivano prodotte le fatture da parte di chi eseguiva i lavori. Si era infatti in presenza di una filiera di subappalti molto complessa. Porto di Imperia Spa, Acquamare, Peschiera Edilizia, che era poco più di un ufficio, non aveva ne mezzi ne personale, Sielt e Euroappalti, incaricate dei lavori a mare e a terra, e ulteriori subappalti. In una riunione con la Commissione chiesi se l’impostazione che prevedeva appunto l’indicazione di un centro dei costi fosse condivisa. Dissi anche che non si poteva tenere conto delle fatture precedentemente inviate perché riferite a contratti permutativi. All’incontro erano presenti Carlo Conti, l’architetto Alborno e la dott.ssa Parodi. La Commissione prese atto della mia richiesta e si riservò di decidere”.

Successivamente la Commissione insistette sempre sul fatto che la Porto di Imperia Spa avrebbe dovuto presentare gli stati di avanzamento lavori e la contabilità in base alla normativa sugli appalti pubblici. Io feci presente che non esistevano stati di avanzamento lavori e certificati di pagamento redatti seguendo la normativa sugli appalti pubblici. Dissi che la Porto di Imperia Spa avrebbe potuto presentare un conto consuntivo dei lavori, come contabilità industriale, oppure un conto consuntivo redatto da un tecnico esterno, oppure ancora un conto consuntivo redatto dall’ing. Castellini, tecnico interno incaricato di seguire le opere marittime. L’incarico fu affidato all’ing. Castellini. La Commissione in un primo momento sembrò reagire positivamente, in un secondo tempo disse che se non fossero stato consegnati gli stati di avanzamento lavori bimensili non avrebbe avallato la documentazione”.

“L’ufficio Porti avviò il procedimento di decadenza contestando molte mancanze, tra le quali la mancata consegna della documentazione contabile. La concessione venne dichiarata decaduta nei primi mesi di febbraio, con provvedimento urgente del dirigente del settore porti. Presentai ricorso al TAR come Porto di Imperia Spa e lo stesso fece l’Acquamare. Chiedemmo la sospensiva della decadenza. Il Comune si costituì parte civile con l’avvocato Giardini. Dopo la discussione il collegio si riservò di decidere e annullò il provvedimento di decadenza“.

“L’ing. Lunghi era membro della Commissione e dirigente del settore Porti del Comune di Imperia. Da solo lo incontrai solo una volta, per chiedere l’audizione della parte privata della Porto di Imperia Spa. Furono sentiti nell’occasione Carlo Conti e la dott.ssa Parodi. Si limitarono a ribadire i contenuti della memoria difensiva di 50 pagine presentata pochi mesi prima per per contestare la decadenza. La Commissione chiese gli stati di avanzamento lavori redatti in base alla normativa sugli appalti pubblici. La posizione di Caltagirone era che questa documentazione dovesse essere fornita solo a lavori ultimati, in sede di collaudo finale. Ne discussi sia con Conti che con Caltagirone. Caltagirone non voleva più dare nulla alla Commissione. Per me il contratto di concessione autorizzava la consegna della documentazione a fine lavori, ma tuttavia ritenevo fosse meglio mantenere un rapporto collaborativo con la Commissione“.

“Successivamente vi furono anche provvedimenti di natura edilizia, in particolare il settore urbanistica del Comune di Imperia contestò il fatto che la Porto di Imperia Spa avesse collocato i propri uffici in strutture destinate al commercio. Presentai il ricorso al TAR che annullò l’ordinanza di sgombero. Presentai poi istanza di proroga quinquennale per concludere i lavori di costruzione del porto turistico, ma fu respinta dall’ufficio porti del Comune di Imperia”.

“Prospettai un futuro gramo all’ing. Lunghi mettendolo in guardia da eventuali azioni di responsabilità e richieste danni milionarie? Semplicemente, a margine di una riunione della Commissione di Vigilanza e Collaudo, con il provvedimento di decadenza non ancora concluso, dissi a Lunghi che un tale provvedimento sarebbe stato illegittimo, che non avevo mai visto un provvedimento del genere e che si trattava di un provvedimento foriero di danni risarcibili. Non prospettai a lui un futuro gramo, non è nel mio costume. So che è stata intentata causa contro i membri della Commissione, Lunghi, Erasmi, Boni e Blanco, ma non fui io a promuoverla. Sono stato chiamato come teste? No, non ho più saputo nulla di questa causa”.

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