20 Aprile 2024 10:01

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20 Aprile 2024 10:01

IMPERIA. LASCIA IL LAVORO IN UFFICIO PER DIVENTARE JACK GREEN:”AVEVO BISOGNO DI OSSIGENO, COSÌ HO CAMBIATO LA MIA VITA PER SEMPRE”/LA STORIA

In breve: Escursioni nella natura come occasioni per scoprire se stessi e per costruire un rapporto con gli altri.

JACK_MONTAGNA

Escursioni in mezzo alla natura come occasioni per conoscere meglio se stessi e per costruire un rapporto con gli altri. È questa l’esperienza che si ottiene se si decide di intraprendere un viaggio alla scoperta del territorio imperiese (e non solo), lasciandosi guidare da “Jack Green”, alias Diego Rossi. 

Diego è di Sanremo, ha 44 anni, ed è laureato in filosofia e da tempo è una guida escursionistica molto apprezzata nella nostra zona. Diego, infatti, è una guida “sui generis”, poichè, nelle sue avventure tra le montagne, impersona “Jack in the Green”, una figura mitologica della tradizione britannica, in una sorta di identificazione con il verde che rende un’escursione un’esperienza unica.

COM’È NATA LA PASSIONE PER LA NATURA?

Sono sempre stato amante della montagna, ma inizialmente si trattava di un hobby. Un tempo lavoravo in una redazione televisiva di Monaco, finchè non ho iniziato ad avvertire la necessità di ossigeno e di spazi aperti. Un giorno mi trovavo ai piedi del monte Caggio per onorare la natura, e in quel punto avevo una visione a 360 gradi del territorio, dal mare ai monti, come se mi trovassi a metà tra l’uomo e il cosmo. Da quel momento ho iniziato a interessarmi maggiormente della natura, studiando come guida. Inizialmente ho lavorato per cooperative, fino ad arrivare a organizzarmi per conto mio. Opero come guida turistica e come guida ambientale/escursionista dal 2005 dopo avere ottenuto l’idoneità per l’esercizio della professione da parte della Provincia di Imperia, nel 2004″.

CHI È JACK GREEN? PERCHÉ HAI SCELTO QUESTO PERSONAGGIO?

Nel mio percorso ho iniziato ad identificarmi con la natura, vedendola come specchio di me. È stata come una trasformazione, un’identificazione con il colore verde, che rappresenta il mio alter-ego, e, tramite un gioco cromatico, sono diventato “Jack in the Green”. Jack Green è una figura mitologica della tradizione britannica, che è descritta come l’Uomo Verde raffigurato nei portali delle Chiese, oppure lo spazzacamino britannico che girovaga sopra i tetti dei cottage, o ancora il folletto dei boschi ricoperto di fronde verde, Jack in The Green cammina con te nel risveglio della natura e nella fertilità della terra.

Mi sono sentito vicino a lui, anche perchè siamo accomunati dallo stesso giorno di nascita, a maggio, e, inoltre, “Diego” in molte culture equivale a “Giacomo”. Ho usato il suo personaggio come figura per avvicinare le persone alle regole del bosco sotto un nuovo aspetto, dove ci si sente ospiti in un nuovo regno. Il gruppo che ne risulta è composto da personaggi che si sentono ospiti del Cosmo e si richiamano a forme di vita tribali in collegamento tra forze terresti e celesti; sono figure mosse da vena umoristica e da vorace curiosità, sono legate all’arte, alla natura e alla spiritualità, e questo loro speciale rapporto si esprime in molteplici forme”.

QUALI SONO LE METE PIÙ GETTONATE? SONO CAMBIATE LE PREFERENZE NEL TEMPO?

“Il mio calendario è composto da un misto di percorsi più o meno impegnativi, per riuscire a comprendere tutte le esigenze. Da un po’ di tempo, infatti, sono molti i neofiti che desiderano avvicinarsi a questa attività, perciò non sempre è possibile inoltrarsi in percorsi impegnativi e complessi. 

In ogni caso, le mete più apprezzate sono i giri nuovi, ma dopo tanti anni nel nostro territorio non è facile trovare sempre delle novità. Per questo, oltre a Imperia e alla Liguria andiamo anche per esempio sugli appennini di centro Italia o sulle alpi francesi. Faccio gite sia giornaliere che più lunghe, e anche infrasettimanali. Ogni viaggio è diverso, e ogni volta ha una tematica diversa, legata alla ciclicità delle stagioni. Anche tornare in un posto una seconda volta è come andare in un posto nuovo.

La prossima escursione sarà tra Vallebona, San Bartolomeo e Seborga, poi organizzeremo ciaspolate, tempo permettendo, finchè non inizierà la bella stagione che permetterà escursioni più strutturate. Il 6 maggio ci sarà il tradizionale “Happy Jack Festival” nella valle Argentina. In programma poi ci sono molti altri progetti.

A febbraio ci sarà un itinerario Taggia-Imperia, durante il quale si potranno ammirare le borgate di Castellaro, Pompeiana e Cipressa, e si concluderà prendendo il treno che arriverà alla nuova stazione di Imperia, occasione per far vedere che non esiste solo la macchina. Il treno è un mezzo di spostamento che permette di gustarsi il paesaggio e la compagnia di chi si ha vicino”. 

QUALE DOVREBBE ESSERE IL RUOLO DELLA GUIDA SECONDO TE?

“La filosofia mi ha aiutato a trovare il ruolo della guida che volevo essere. Anche se ho cambiato l’ambiente in cui sono, penso sempre che sto continuando a fare filosofia. Io cerco di non prendermi troppo sul serio, non sono un tecnico. Il 70% delle altre guide fa altro, per esempio c’è chi è esperto di uccelli o di venti, io sono più attento agli aspetti umani.

Il ruolo della guida, secondo me, è anche essere un animatore. Deve saper coinvolgere, creare un gruppo, cercare di mantenere una continuità. Per fare in modo che succeda, creiamo gadget, calendari con fotografie, eventi di presentazione delle escursioni. Tutti hanno una green card, con cui hanno dei buoni da usare nel tempo, in modo tale che le persone siano invogliate a tornare e quindi vedendosi più volte, si sentano parte di un gruppo.

Inoltre, devo creare le condizioni di essere sul luogo e spostarsi, collaborare con altre realtà e strutture. Spesso l’escursione è collegata ad altre discipline, per esempio a fine giornata ci può essere uno spettacolo di teatro, un aperitivo o un concerto“.

QUAL È LO SCOPO ULTIMO DELLE ESCURSIONI?

Oltre al momento di scoperta della natura e dei luoghi, è un’attività di sensibilizzazione delle persone all’ambiente, di com’era prima che fosse civilizzato, rispettando le tradizioni e le antiche festività. 

La cosa più importante è l’emozione che ti dà una determinata realtà. Spostarsi mette anche nelle condizioni di cambiare noi stessi e le nostre abitudini, in un ambiente “incontaminato”, per quanto possibile. Non abbiamo molte occasioni di cambiare la nostra routine, di questi tempi, perciò è importante ritagliarsi dei momenti di libertà, di stacco da tutto ciò che è la vita di tutti i giorni. Per fortuna in montagna non prende il cellulare e se qualcuno ti cerca aspetterà.

Il tempo non è denaro, ma arte. È un privilegio. Bisogna impegnarsi il giusto nelle cose, non essere troppo sacrificati. Attraverso l’esperienza del camminare ci si può godere uno dei pochi momenti in cui ci si stacca dalla routine e soprattutto è l’occasione per mettersi in relazione con gli altri”.

ANEDDOTI DIVERTENTI O DISAVVENTURE?

“Ci sono stati piccoli infortuni, anche a me è capitato, è normale. In questi casi ci vuole la disponibilità di tutti perché la gita magari era programmata in un certo modo, e bisogna adattarsi. Può anche succedere che l’improvviso maltempo faccia saltare una giornata, o la interrompa a metà. Anche questo fa parte del gioco.

Le grandi soddisfazioni arrivano quando sento dire alle persone che sono una figura che mette collante tra le persone, come fa un ambasciatore, perchè li metto in contatto”.

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