20 Aprile 2024 12:45

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20 Aprile 2024 12:45

DA IMPERIA A SUPERNAP ITALIA, IL PIÙ GRANDE DATA CENTER DEL SUD EUROPA. LUCA BELTRAMINO:”PARLAVO DI INTERNET E MI RIDEVANO IN FACCIA. POI…”/LA STORIA

In breve: C'è stato un periodo in cui le persone si rivolgevano a lui dicendo: "Lavori su internet? Sei matto!".

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C’è stato un periodo in cui le persone si rivolgevano a lui dicendo: “Lavori su internet? Sei matto!”. Luca Beltramino, però, ha sempre creduto nelle infinite potenzialità del mondo virtuale e ci ha dedicato tutto se stesso. Adesso, Beltramino, 52enne imperiese, vive a Milano e si trova da più di un anno alla vetta di SuperNAP Italia, il data center più grande del sud Europa. Questa struttura si trova a Siziano, in provincia di Pavia, proprio al confine con la provincia di Milano, ed è di dimensioni mastodontiche. La sua superficie copre infatti 100 mila metri quadrati e ha una potenza di 40 mega-watt.

La storia di Luca Beltramino, però, non è affatto lineare. Negli anni 90 e 2000, infatti, mettersi nel mondo dell’informatica non era una passeggiata e sono stati molti gli ostacoli da affrontare, prima di raggiungere la posizione di Managing Director di SuperNAP Italia.

COS’È SUPERNAP?

“È la più grande, moderna, efficiente ed affidabile struttura di data center presente in tutto il sud Europa, un’infrastruttura di 42 mila metri quadri su un campus di circa 100 mila metri quadri, un investimento totale di 300 milioni di euro per circa 40 Mwatt di corrente elettrica. Abbiamo al momento completato la prima sala, tutte le volte che ci entro mi viene la pelle d’oca. Supernap Italia è sbarcata nel nostro paese nel 2016, quando la multinazionale, Supernap International, nata dall’intesa tra l’azienda statunitense Switch, con sede in Nevada, e l’ACDC Fund, partecipato da Orascom TMT Investments e Accelero Capital, ha deciso di aprire un data center in Europa, precisamente a Siziano, poco fuori alla provincia di Milano. Al momento Supernap International sta lavorando per aprire un altro centro in Thailandia, a Bangkok”.

COME SPIEGARE IL TUO LAVORO AI NON ADDETTI AI LAVORI?

“Quello che facciamo è creare un ambiente ideale per gestire server e router per aiutare le aziende a gestire dati. I nostri ambienti tecnologici sono dotati di tutte le tecnologie più moderne per dare corrente ininterrottamente. Abbiamo infatti dei generatori di corrente che si accendono in caso di black out, per garantire il 100% del servizio. Un data center è una struttura con potenza, spazio e affidabilità necessari per ospitare una serie di server collocati in un unico ambiente in modo da poterne centralizzare la gestione, la manutenzione e la sicurezza. La mole di dati che generiamo ogni giorno, ogni minuto, ogni secondo ha qualcosa dell’incredibile e sta cambiando la realtà così come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi. Per raccogliere, archiviare e gestire questa massa enorme d’informazioni bisogna studiare «magazzini» sempre più capienti, sicuri e dotati di tecnologie all’avanguardia. I server virtuali sono collocati su macchine fisiche dedicate appositamente a utilizzi per queste tipologie di impresa”.

QUAL È IL TUO RUOLO A SUPERNAP?

Sono Managing Director, quindi capo delle operazioni tecniche e della sicurezza, poichè nel data center è fondamentale anche la sicurezza fisica. Inoltre, 24 ore su 24, c’è un centro Noc operativo, che controlla i servizi di gestione installazione e manutenzione delle macchine e dei server”.

QUALI AZIENDE SI RIVOLGONO A VOI?

“Si possono dividere in due categorie. Ci sono i grandi operatori di Cloud, sistemi integrator, e poi ci sono le aziende locali, le piccole e medie imprese italiane. Tutte queste aziende formano un ecosistema. I clienti trovano servizio di tipo multi-cloud”.

SIETE MOLTO ATTENTI ANCHE ALL’AMBIENTE, GIUSTO?

“È una componente essenziale. Le macchine tecnologiche scaldano e vanno raffreddate. Per questo abbiamo nuovissime macchine per raffreddare gli ambienti in modo efficiente e con il minimo consumo possibile di elettricità. Veniamo monitorati con un indice di efficienza che dev’essere molto basso. L’indice è dato dalla somma tra il consumo elettrico delle macchine dei clienti e il consumo delle macchine raffreddamenti. Grazie all’uso di tecnologie brevettate di Switch, le più avanzate, quest’anno Switch in Us ha ottenuto il massimo dal rapporto di Green Peace, prendendo cinque “A” su tutte e 5 le materie. Siamo stati gli unici al mondo. Per noi la leadership ambientale è fondamentale. Utilizzando meglio l’energia, non solo abbiamo un’efficienza nel nostro lavoro ma è meglio per l’ambiente. Tutti i data center SuperNAP in America, utilizzano 100% energie green e stiamo lavorando per far così anche in Europa”.

INIZIALMENTE, PERÒ , IL TUO PERCORSO SEMBRAVA PUNTARE VERSO TUTT’ALTRA DIREZIONE.

“Ho fatto le scuole medie a Diano Marina, poi il Liceo Vieusseux. A scuola ero molto distratto, talmente tanto che una volta sono stato bocciato, in prima superiore. Non mi piaceva studiare, non brillavo, pensavo sempre ad altro, in particolare a cosa potevo fare nella vita. Quando poi mi sono iscritto all‘Università di Genova, a Scienze Politiche con indirizzo economico, ho iniziato a studiare con molto entusiasmo e convinzione. Nel frattempo lavoravo con mio papà le agenzie immobiliari e in piccole imprese di ristrutturazione in Liguria e Francia. In seguito ho iniziato a far partire delle aziende mie in campo immobiliare, sono sempre stato intraprendente.

Negli anni 93-95 c’è stata la crisi del mercato immobiliare in Italia. I turisti iniziavano a comprare le case in costa Azzurra. Ho provato anche a lavorare lì, ma è difficile se non sei del luogo.

Un giorno, un mio cliente, che si occupava di consulenza strategica di business, mi ha offerto un lavoro di consulenza strategica aziendale a Parma e ho accettato. All’inizio non avevo uno stipendio, ma venivo pagato solamente quando vendevo. La voglia di fare qualcosa per conto mio e di sperimentare era così tanta che ho voluto tentare. Io non vengo da una famiglia povera, siamo sempre stati bene, ma ero molto orgoglioso e anche se avrei potuto chiedere soldi a casa, non l’ho mai fatto. A volte facevo fatica a fare la spesa, a pagare l’affitto, ma ho sempre tirato avanti con le mie forze”.

QUAL È STATA LA SVOLTA?

“In quel periodo viaggiavo molto per lavoro viaggiavo molto e un giorno mentre ero sull’aereo da Milano a Roma ho incontrato un imprenditore americano. Io già da tempo mi ero appassionato di internet, che stava crescendo e di tecnologia, anche se avevo studiato economia, leggevo libri su libri. Parlando con il mio compagno di viaggio, ho scoperto che si trattava del vice Presidente di Europ, una multinazionale di telecomunicazioni, a me interessava moltissimo, ma potevo dedicarmi a questa passione solo di notte, leggendo e informandomi sul tema.

Da quel giorno continuai a scrivergli, finchè non mi ricontattò e mi diede la possibilità di far un colloquio per cercare una figura che gestisse l’area manager del centro e sud Italia. Ho ottenuto il lavoro e mi sono informato su internet perchè speravo che lo portassero in Italia, ma così non successe”.

E DOPODICHÉ?

“Sono finito a Bruxelles per aprire un call center. La società utilizzava un data center e ne sono rimasto folgorato. Chi era cliente poteva arrivare a prendere i servizi di tutti gli operatori del mercato senza dover pagare la linea punto-punto, una rivoluzione. Ho conosciuto il  fondatore della prima società data center in Olanda, che mi disse:”Cosa stai a fare nelle telecomunicazioni?”. Fondò una sede in Italia nel ’99, e mi mise amministratore delegato Italia”.

DA QUEL MOMENTO È INIZIATO TUTTO. 

“Sì, diciotto anni fa, proprio in questi giorni del mese di Marzo, aprivo per una multinazionale olandese il primo data center in Italia della storia dei data center neutrali rispetto agli operatori di telecomunicazioni, una bestia di 10 mila metri quadri di sale dati in via Frigia, una traversa di viale Monza a Milano. Purtroppo per noi, a quei tempi il mercato italiano non aveva ancora veramente bisogno di data centers.

In effetti, io avevo consigliato al fondatore Bart van den Dries, con cui avevo fatto lo startup europeo, di cominciare con poche centinaia di metri quadrati in via Caldera, il centro di scambio dell’internet italiano dove risiedeva e tuttora risiede il MIX, Milano Internet Exchange, ma lui ed il resto del Board aveva avuto la visione che servissero migliaia e migliaia di metri quadri di sale dati.

Nel frattempo tra il 1999 e 2001 aprirono a Milano molte società multinazionali del settore dei data centers, io stesso ne ricordo almeno 6, Redbus Interhouse, Ip Powerhouse, Global Switch, Digiplex, IX Europe, Interxion , tutte con data center di discrete dimensioni e tutte destinate a chiudere entro la fine del 2002 per la coda della bolla internet”.

QUANDO È SCOPPIATA LA “BOLLA” CHE SI ERA CREATA INTORNO A INTERNET,  NON TI SEI MAI SCORAGGIATO E HAI CREDUTO NELLE POTENZIALITÀ DI QUESTO SETTORE. 

“Esatto. Nel 2000 è esplosa la “bolla dell’internet”. Dai primi anni 90 al 2000 infatti, si era creata una bolla di aspettative infondata. Tutte le società che nascevano si chiamavano “.com”, andavano in borsa e prendevano soldi. Nessuno capiva niente ancora, ma pensavano a enormi possibilità e investivano soldi. Poi però si sono accorti che non c’era ancora il mercato giusto, la bolla si era creata con idee fasulle e non c’erano risultati. Le società hanno iniziato a fallire ed è esplosa la bolla. Mi sono trovato a Milano con una società da 6 miliardi di lire e le persone ridevano se dicevo di lavorare nell’internet. Ma io ci credevo e non ho mollato, e ora sono qua”.

SE FOSSI AGLI INIZI ADESSO, SU COSA PUNTERESTI?

“Se fossi un ragazzo che esce ora dal Liceo direi: “Voglio lavorare nell’Internet of Things, che è la prossima rivoluzione. Entro breve, infatti, la nostra vita sarà completamente “connessa”, anche nelle cose di tutti i giorni, dai frighi, alle macchine che parlano tra loro e ti dicono quando si stanno per rompere o frenano da sole. Un report di Gartner, leader mondiale nel campo dell’Information Technology, afferma che nel 2026 ci saranno 26 milioni connessi a internet”.

UN CONSIGLIO PER I GIOVANI?

“Se dovessi dare consiglio sarebbe quello di prendere il treno quando passa. La vita è come una stazione, il treno giusto prima o poi passa e devi avere il coraggio di saltarci sopra. Molte volte è solo la paura che ti frega, ma una volta che sei salito tutte le forze del mondo si concentrano su di te. Nessuno ti regala niente, bisogna impegnarsi al 100% in quello che si vuole”.

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