20 Aprile 2024 10:16

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20 Aprile 2024 10:16

IMPERIA. ‘NDRANGHETA. IL CARCERE, IL PENTITO E QUELLA LETTERA ALLA FAMIGLIA MAI RITROVATA: “VOGLIO COLLABORARE CON LA GIUSTIZIA”/LA STORIA

In breve: Nel corso del processo che questa mattina ha visto l'assoluzione di un agente della Polizia Penitenziaria, in servizio presso il carcere di Imperia, dall'accusa di calunnia, sono emersi anche riferimenti alle infiltrazioni mafiose ('ndrangheta) nel ponente ligure

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Nel corso del processo che questa mattina ha visto l’assoluzione di un agente della Polizia Penitenziaria,  in servizio presso il carcere di Imperia, dall’accusa di calunnia, sono emersi anche riferimenti alle infiltrazioni mafiose (‘ndrangheta) nel ponente ligure.

In particolare, nella propria requisitoria l’avvocato Oliviero Olivieri ha spiegato che il suo assistito, Stefano Bonomo (parte lesa nel processo), detenuto, collaboratore di giustizia, mentre si trovava in carcere ad Alba, nel 2012, inviò una lettera all’allora procuratore Capo di Sanremo Roberto Cavallone annunciando l’intenzione di collaborare con la giustizia sul fronte delle indagini sulle infiltrazione mafiose nel ponente ligure.

Ne seguì l’immediato trasferimento presso il penitenziario di Imperia per essere interrogato dallo stesso dott. Cavallone. Successivamente, dal carcere di Imperia Bonomo avrebbe inviato alla famiglia una lettera per annunciare l’intenzione di pentirsi. Una missiva che, però, non è mai arrivata a destinazione e di cui si sono perse le tracce.

Ed è proprio per via della scomparsa della lettera e per un presunto avvertimento, “ti portiamo i saluti dei tuoi amici di fuori”, che il giorno successivo all’interrogatorio con il dott. Cavallone sarebbero avvenuti, presso il carcere di Imperia, i fatti contestati (escandescenze, minacce e aggressione a un agente di Polizia Penitenziaria) poi sfociati in due procedimenti penali, uno per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale a carico di Bonomo e uno per calunnia a carico di un agente di Polizia Penitenziaria. 

LA REQUISITORIA DI OLIVIERI

Bonomo sino all’epoca (2012, ndr) non aveva mai collaborato con la giustizia e la notizia non doveva essere divulgata all’interno del carcere perché c’erano dei detenuti che avrebbero potuto mettere in pericolo l’incolumità di Bonomo.

Bonomo intendeva rivelare al dott. Cavallone alcune informazioni sulle infiltrazioni della ‘Ndrangheta in provincia di Imperia e certamente non aveva intenzione di sbandierare i propri propositi di collaborazione all’interno del carcere, dunque mi domando come gli agenti della Polizia Penitenziaria potessero essere a conoscenza di questa volontà.

Bonomo inviò una raccomandata ai familiari nella quale raccontava l’intenzione di iniziare a collaborare. Questa raccomandata è sparita e, nonostante sia stata spedita dal carcere, non è mai stata ritrovata. Per questo Bonomo si è agitato all’interno del carcere, anche perché un agente della Penitenziaria gli aveva detto, subito dopo l’interrogatorio davanti a Cavallone, ‘ti portiamo i saluti dei tuoi amici di fuori’. Una sorta di avvertimento, a suo dire. 

E‘ per questo che Bonomo è andato fuori di sé. A mio modo di vedere le sue dichiarazioni sono credibili. Come mai la lettera non è mai stata ritrovata?”.

A seguito degli avvenimenti descritti da Olivieri, Bonomo, non ritenuto del credibile dal Tribunale, verrà trasferito nel carcere di massima sicurezza di Cuneo, dove sono proseguiti poi gli interrogatori davanti al Procuratore Capo Roberto Cavallone.

Interrogatori che hanno poi portato a far luce, tra le altre cose, su alcuni attentati incendiari tra Bordighera e Sanremo, per i quali lo stesso Bonomo è stato individuato quale colpevole.

 

 

 

 

 

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