23 Aprile 2024 23:16

Cerca
Close this search box.

23 Aprile 2024 23:16

DA IMPERIA ALLA CALIFORNIA FRANCESCO CARUCCI CREA VIDEOGIOCHI PER GOOGLE:”UN LAVORO CHE HO SEMPRE SOGNATO FIN DA BAMBINO. DOPO 6 ANNI ALLA APPLE…”/LA STORIA

In breve: Carucci, ingegnere informatico, è cresciuto a Imperia, ma vive in California da 7 anni e, prima per la Apple e ora per Google, contribuisce alla creazione di nuovi giochi che fanno impazzire giovani (e meno giovani) di tutto il mondo.

 franccarucci

Fin dall’età di 8 anni aveva ben chiaro il suo obiettivo ed è riuscito a realizzarlo. Il suo nome è Francesco Carucci, ha 45 anni e lavora nel mondo dei videogiochi.

In particolare, Carucci, ingegnere informatico, è cresciuto a Imperia, ma vive in California da 7 anni e, prima per la Apple e ora per Google, contribuisce alla creazione di nuovi giochi che fanno impazzire giovani (e meno giovani) di tutto il mondo.

“Grazie al mio lavoro – racconta Carucci a ImperiaPost – vengo in contatto con persone di tutte le nazionalità provenienti da decine di paesi diversi di ogni genere e orientamento sessuale, religione, colore della pelle e cultura. Ognuno di loro porta qualcosa di nuovo al discorso, un punto di vista diverso ed è questa diversità che fa il successo sia del mio lavoro sia di Google in generale”.

QUANDO È NATA LA SUA PASSIONE PER I VIDEOGIOCHI?

“Ho sempre voluto fare videogiochi fin da bambino. Ricordo quando un giorno negli spogliatoi della vecchia Piscina Cascione qualcuno mi domandò che cosa volevo fare da grande: i videogiochi. Avevo otto anni. Mio padre mi ha sempre riempito di computer e mi ha iscritto a Ingegneria. Mio fratello si è occupato di consegnare i documenti per farmi laureare, per poi laurearsi lui stesso in Ingegneria con voti più alti”.

PRIMA DI GOOGLE HA LAVORATO PER UN ALTRO COLOSSO, LA APPLE. COME SI È TROVATO?

“Ho lavorato per Apple per 6 anni, prima come GPU driver engineer, poi come GPU Performance engineer e, infine, per tre anni sull’orologio: ho lavorato sulle facce analogiche e sulle animazioni e il rendering di Minnie, perché la mia bellissima nipotina Emma adora Minnie e me ne sono voluto occupare io. L’atmosfera era quella normale di un’azienda di grandi dimensioni: la scomparsa di Steve non cambiò quasi nulla”.

COM’È CAMBIATO IL SETTORE DEI VIDEOGIOCHI NEL CORSO DELLA SUA ESPERIENZA LAVORATIVA?

“Quando ho iniziato quindici anni fa, lo sviluppo di un gioco AAA (giochi ad alto budget e di alta qualità, ndr) richiedeva due o tre anni e centinaia di persone. Oggi i giochi AAA sono sempre meno, dati gli altissimi costi di produzione, e la maggior parte dei titoli sono sviluppati per mobile (telefoni e tablet), dove le risorse di sviluppo richieste sono di gran lunga inferiori. Oggi mi occupo di mettere a disposizione degli sviluppatori mobile la mia esperienza nell’aver lavorato su cinque titoli AAA che hanno venduto più di 10 milioni di copie in totale”.

VIVERE NEGLI STATI UNITI È UNA GRANDE OPPORTUNITÀ, MA PUÒ ANCHE ESSERE COMPLESSO.

“Vivo in California da più di sette anni. Sono andato via perché volevo fare videogiochi ed ho sempre desiderato vivere all’estero. La California è diversa dagli Stati Uniti e, a parte il cibo pessimo e le città orribili, è un posto eccezionale per la qualità della vita, a patto, purtroppo, di poterselo permettere. Io mi trovo benissimo, ma riconosco di essere un privilegiato e vorrei che tutti gli altri potessero godere della stessa qualità della vita. Come ho detto prima, la California è diversa dal resto dell’America: qui un ingegnere non ha alcun problema a trovare lavoro, ma, d’altra parte, non c’è alcuna garanzia. Da un giorno all’altro l’azienda può decidere di lasciarti a casa”.

OLTRE ALL’INGEGNERIA INFORMATICA, È ANCHE APPASSIONATO DI FOTOGRAFIA.

“La fotografia è il mio secondo lavoro, produco stampe nel mio studio. Purtroppo non riesco a fotografare quanto vorrei, ma ogni paio di mesi, comunque, mi prendo un fine settimana o più per andare da qualche parte a scattare. Negli Stati Uniti ci sono posti meravigliosi. Quasi ogni fine settimana lavoro nel mio studio per stampare sia i miei lavori per gallerie e esibizioni, sia i lavori di mia moglie che è la professionista di casa, spesso aiutato dal mio bimbo di quattro anni, Emanuele”.

Condividi questo articolo: