25 Aprile 2024 17:35

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25 Aprile 2024 17:35

Dalla filosofia alla fotografia, l’artista imperiese Giulia Quaranta si racconta. “Unisco l’istinto alle riflessioni concettuali”/La storia

In breve: Un'artista a tutto tondo, che unisce il senso estetico del bello con la profondità della riflessione filosofica.

“Sono nata con la macchina fotografica in mano”. Così inizia la storia di Giulia Quaranta Provenzano, fotografa d’arte, scrittrice e critica imperiese 29enne. Un’artista a tutto tondo, che unisce il senso estetico del bello con la profondità della riflessione filosofica.

Giulia, infatti, è laureata magistrale in Filosofia e i suoi studi sono fortemente legati alle sue opere d’arte. Dopo una lunga serie di mostre ed esperimenti, la sua carriera artistica è stata ufficialmente “battezzata” grazie al riconoscimento di Spoleto Arte.

La fotografia d’arte di Giulia Quaranta

Com’è iniziata la tua passione per la fotografia?

“La passione per la fotografia l’ho sempre avuta. Si può dire che io sia nata con la macchina fotografica in mano, mi brillavano gli occhi quando la usavo. Già all’eta di 6 anni fotogravo con i rullini, avevo la mia macchina analogica. Ricordo che i primi che i scatti che ho fatto sono stati al Museo dell’Automobile a Torino in gita scolastica. I miei genitori avevano portato i rullini a sviluppare e il commerciante aveva chiesto se in famiglia c’era un fotografo. Quando ha scoperto che li avevo realizzati io a 6 anni era rimasto sbalordito. Negli anni ho sempre fotografato tantissimo, almeno 2 rullini a settimana”.

Quando hai iniziato a realizzare mostre personali?

“Ho partecipato a molti concorsi, sia di poesia sia di fotografia. Negli anni è nata una conoscenza con una studiosa friulana che mi aveva notato non solo per la poesia e per la saggistica, ma perché aveva visto delle mie fotografie e mi ha chiesto se volevo far parte della sua accademia di analisi del significato letterario e delle opere d’arte. Da lì, nel 2017 abbiamo deciso di dare le mie tele come premi ai concorsi letterari. 

La prima mostra che ho fatto era una collettiva nel marzo del 2018 a Duino, partecipando a un concorso. Mi avevano selezionato con una fotografia intitolata “La casa dei viventi”. Dopodiché ho iniziato con le personali e non mi sono più fermata. Tre giorni dopo ne ho realizzato una a Venezia intitolata “Liguria in fantasia cielo e mare”, ed è stato un passo importante”.

Qualche opera in particolare?

“Ho realizzato molte mostre, dalla Galleria Domus Romana a Roma alla Sala Orsini di Palazzo Chigi, dalla Galleria degli Arconi di Palazzo dei Consoli a Gubbio, al Palazzo Stella di Genova con Saturarte. Con Saturarte, in particolare, ho fatto diverse mostre, mi hanno da subito accolto e sostenuto.

Parlando di opere particolari, a Palazzo Chigi, tra le altre, ho portato “Bolla Cosmica”, poiché una delle mie passioni è il cielo. Questo mio interesse è anche legato ai miei studi, dato che la filosofia nasce come studio della fisica. 

Al Circolo degli Ufficiali di Padova ho esposto la mia mostra personale intitolata “Oltre l’immagine”, dove ho rappresentato delle rose con un accento molto astratto e molto concettuale, legato a concetti filosofici. In particolare, ho voluto rappresentare l’ossimoro della vita, dove da una parte c’è la bellezza e la positività, e dall’altra la morte come approdo finale ineluttabile. È il dualismo inevitabile. In queste opere ci sono colori molto accesi, sgargianti, ma sempre stagliati su uno sfondo nero, il colore che li raggruppa tutti. Il nero è il colore da cui viene la vita e a cui torna, il colore dell’annientamento. La luce si accede e si spegne in un eterno pendolo”.

Quando c’è stato il salto di livello?

“Ci sono stati due gradini che hanno determinato il salto di livello, a mio parere. Il primo è stato quando la critica d’arte Leonarda Zappulla mi ha scritto avendomi vista come maestra fotografa d’arte all’archivio storico di Padova. Mi ha seguita e recensita perché voleva puntare su artisti emergenti che secondo lei sarebbero andati lontano.

Successivamente mi ha chiesto se volevo partecipare, seguita da lei, alla prima edizione del Premio Internazionale Arte Palermo, come primo affaccio al mondo della cultura. Ho partecipato con due fotografie “Concentricità” e “Vanitas” e sono stata selezionata come artista di merito e di lustro, battezzata come artista importante contemporanea.

Il battesimo definitivo c’è stato quando ho iniziato a collaborare come artista a Spoleto Arte. Ho partecipato al concorso “La signora delle stelle” in memoria di Margherita Hack, dove sono stata selezionata da un comitato di rilievo, formato da importanti personaggi di cultura e arte. Ho ricevuto il premio internazionale Salvator Dalì in Florida, direttamente dal figlio di Dalì, per la mia figura come artista. Questo è stata la consacrazione del mio percorso. Da lì sono continuate le mie mostre ed esposizioni”.

Come definiresti la tua fotografia?

“Direi una fotografia istintiva. Fotografo quello che mi piace. Da una parte ho un occhio “metafisico” che vede istintivamente e scatta, dall’altra sono una critica letteraria e di arte visiva. Se mi fermo ad analizzare criticamente allora posso dire effettivamente che le mie foto sono sempre concettuali anche se legate al mondo naturale. I miei studi filosofici si fanno sentire e risultano in primo piano anche nelle immagini che fotografo.

La fotografia è il risultato di quello che sono io caratterialmente e di quello che sono stai i miei studi, è tutto come un fiume che scorre”.

Progetti futuri?

“Molti. Primo fra tutti, sono stata invitata a esporre al Festival dell’Arte in concomitanza con il Festival di Sanremo, che vedrà il contributo di personaggi molto noti, come Vittorio Sgarbi, Katia Ricciarelli e molti altri. Porterò 5 mie opere raffiguranti i borghi di Imperia, luoghi a cui sono legatissima”.

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