29 Marzo 2024 16:09

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29 Marzo 2024 16:09

Imperia: in centinaia per l’ultimo saluto al Carabiniere Antonio Zappatore. “Una vita nel dovere, nell’onestà e per il bene”/L’omelia

In breve: Presenti alle esequie le principali autorità civili e militari. In rappresentanza dei vertici dei Carabinieri, il comandante della Legione Liguria Pietro Oresta

Si sono tenuti questo pomeriggio, presso la Basilica di San Giovanni a Imperia, i funerali di Antonio Zappatore, comandante della stazione dei Carabinieri di Pieve di Teco, morto suicida nei giorni scorsi.

Presenti alle esequie le principali autorità civili e militari. In rappresentanza dei vertici dei Carabinieri, il comandante della Legione Liguria Pietro Oresta. L’omelia è stata tenuta dal Vescovo della Diocesi di Sanremo-Ventimiglia Monsignor Antonio Suetta.

Imperia: funerali Antonio Zappatore, l’omelia di Monsignor Suetta

“Desidero rivolgervi un saluto affettuoso che non è in questa circostanza una formalità, ma che vuole essere un gesto vicendevole di accoglienza. Che ci aiuti a sentirci profondamente uniti nella condivisione di questo momento di grande dolore, ma anche di fede, speranza e solidarietà.

Desidero in modo particolare portare il saluto e l’espressione di cristiana partecipazione al loro dolore alle figlie, a Camilla, Aurora, ai familiari di Antonio, ai suoi colleghi, a tutti gli amici e a tutti coloro che in un modo o nell’altro hanno condiviso con lui un tratto del cammino della vita.

Sono qui non per incarico ufficiale, ma per un legame alla sua famiglia e alla sua storia.

Siamo raccolti qui per fare un ultimo grande, prezioso, atto di carità e di affetto nei confronti di Antonio. Questo atto di affetto è rappresentato non soltanto dalla nostra preghiera, dal nostro ricordo e dalla nostra testimonianza della sua bontà, ma questo ricordo è fatto di fede. È una situazione di vita che noi continuiamo a condividere.

L’evidenza che balza ai nostri occhi è che tutto sia finito e che sia finito in modo molto tragico. Questo è un aspetto vero, ma non l’unico, nel quale noi dobbiamo leggere questa circostanza.

So che nel cuore di ciascuno di noi si affaccia prepotentemente una domanda. Perchè? Vorrei dire con molta umiltà a tutti di non insistere su questa domanda.

È una domanda alla quale non troviamo una risposta. Sono sicuro che una risposta vera non è stata neppure nel cuore e nella mente di Antonio.

Anzichè insistere sul perchè, noi ora vogliamo raccogliere due pensieri che ci vengono dalla parola di Dio e dalla nostra fede.

Il primo è quello di dare alla nostra presenza e alla nostra preghiera il senso profondo della tenerezza. La cosa che più ci ferisce sia la solitudine in cui immaginiamo sia accaduto il suo passaggio.

Credo che la sofferenza più atroce dei suoi cari consista proprio nel non aver potuto condividere questo momento supremo della vita. Non è stato possibile.

Sono sicuro che in tante circostanze della sua vita, Antonio, attraverso le persone buone che gli sono state vicine, abbia potuto conoscere e sperimentare e anche testimoniare con il suo amore, la sua onestà, la sua fedeltà al servizio, con la sua profonda e ricca umanità incontrare e testimoniare la tenerezza di Dio.

Che modo strano l’andare al Signore di Antonio. È un modo strano che noi giustamente diciamo anche un po’ sbagliato. Senza pretendere di giudicare quello che non possiamo conoscere.

Un modo che non è irraggiungibile dalla misericordia di Dio. Dio ha chiamato per nome Antonio, gli ha fatto il dono della fede e lo ha accompagnato misteriosamente nei tanti passaggi della sua vita.

Anche un gesto disperato, che per noi vuol dire estrema debolezza e che noi leggiamo nella prospettiva della resa, nelle mani di Dio può diventare un gesto di affidamento.

La nostra preghiera è per questo, che il signore accolga Antonio nel suo regno. Nella gioia della sua casa, ricompensando il bene che Antonio ha compiuto nella sua vita. Compensando le fatiche, le sofferenze, le tristezze che ha sopportato e perdonando tutti i suoi peccati. È il dono più bello che noi possiamo fare ora ad Antonio dicendogli il nostro affetto, la nostra stima e la nostra gratitudine.

Il secondo pensiero vuole essere una certezza, ci sembra quasi impossibile pronunciare la parola certezza in una circostanza come questa. È proprio quando la vita toglie dinanzi a noi le abituali sicurezze, che noi possiamo guardare con maggiore fiducia quello che il signore ha preparato per noi.

Oggi noi siamo in grande tristezza, che è fatta di nostalgia, sentiamo un vuoto, nel nostro cuore sembra risuonare costantemente l’idea che tutto sia finito. Il signore ci ha accolto nella sua casa per dire al nostro cuore che la morte, così tragica e così angosciante, non è l’ultima parola sulla vita. L’ultima parola è la sua salvezza, la sua misericordia, la vita eterna.

Queste parole di Dio cadano e mettano radici nel nostro cuore, portino a noi il dono della pace e della consolazione e soprattutto si compiano per Antonio e Antonio continuerà a rimanere unito.

Anche per noi un giorno si compirà questo passaggio, non sappiamo come, non sappiamo quando e non sappiamo dove, ma si compirà. Noi pensiamo a questo passaggio non per aggiungere tristezza o preoccupazione, ma per dire la sicura speranza che ci ritroveremo con i nostri cari. Potremo godere per sempre della loro presenza nella casa di Dio.

Ad Antonio ancora una volta tutto il nostro affetto, tutta la nostra stima , tutta la nostra gratitudine per una vita che egli ha voluto spendere nelle buone relazioni con tutti, nella fedeltà al suo dovere, nell’onestà e per il bene”.

 

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