26 Aprile 2024 08:47

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26 Aprile 2024 08:47

Raggirano ex direttore di banca per appropriarsi del patrimonio: due anziani a processo, conti correnti sequestrati/L’inchiesta

In breve: I due dapprima lo hanno isolato da parenti, amici e conoscenti, tanto che ne impedivano le visite e avevano addirittura appeso alla porta di ingresso un cartello con cui si vietavano colloqui non preannunciati

Nel 2017 la Procura della Repubblica di Imperia avvia le indagini a carico degli ultrasettantenni RANISE Gian Luigi e ROSSI Amalia, rispettivamente ex collega e badante dell’anziano e facoltoso Giacomo ANFOSSI di Sanremo, ex direttore CARIGE, per aver circonvenuto e raggirato la vittima al fine di appropriarsi del suo ingente patrimonio (oltre 6ML di euro).

I due dapprima lo hanno isolato da parenti, amici e conoscenti, tanto che ne impedivano le visite e avevano addirittura appeso alla porta di ingresso un cartello con cui si vietavano colloqui non preannunciati: filtravano le telefonate di tutti e si rifiutavano di aprire la porta di casa anche agli stessi inquirenti.

Poi, hanno tentato con vari mezzi di spartirsi il danaro: facendo firmare alla vittima diversi assegni che sono stati puntualmente rigettati dalla banca per difformità palese della firma di traenza e persino inducendo l’anziano a sposare la badante, matrimonio bloccato solo grazie al tempestivo intervento della Procura.

Gli indagati, però, riuscivano a far firmare al facoltoso anziano due atti con cui potevano prima gestire il suo intero patrimonio e alla sua morte ereditare l’intero capitale immobiliare e mobiliare.

In particolare, le indagini avevano accertato la sottoscrizione nel 2017 :

  • di una procura generale completa per poter operare su tutti i beni, mobili ed immobili, sul c/c e sul conto deposito titoli in relazione al quale avevano già disposto lo spostamento tra liquidi e titoli, per complessivi quasi 4.000.000,00 di euro, su un conto intestato ai soli due indagati, poi bloccato dalla banca,
  • di un testamento ove vengono indicati quali eredi universali ROSSI Amalia e RANISE Gianluigi, con revoca di ogni altro precedente testamento.

L’indagine aveva già evidenziato la presenza sospetta di polizze curiosamente intestate agli indagati nel 2014, ma all’epoca non erano emersi elementi sufficienti per poterne disporre il sequestro preventivo ed evitare che gli stessi ereditassero il patrimonio alla morte dell’anziano.  Si tratta di polizze del valore di oltre 200.000 mila euro.

Nel novembre 2019 Giacomo Anfossi decede in condizioni inumane che non è possibile precisare ulteriormente poiché in relazione all’accertamento delle stesse è stato aperto altro procedimento.

Quindi, a seguito di ulteriori indagini condotte da PM appartenente al gruppo fasce deboli con la Polizia Giudiziaria della Procura di Imperia del gruppo fasce deboli coordinato dal Procuratore Aggiunto dott.ssa Grazia Pradella, sono stati trovate le prove che confermavano i sospetti precedenti.

In particolare, a seguito di un’accurata e complessa attività che ha visto coinvolte l’Aliquota di Polizia di Stato con perquisizioni, sequestri, rinvenimento di documenti, analisi del materiale informatico, coadiuvata dall’Aliquota della Guardia di Finanza con precisi ed articolati accertamenti bancari, è stato possibile accertare che le ricche polizze sottoscritte dalla facoltosa vittima in favore degli allora indagati (che avevano ottenuto la sua piena fiducia con l’inganno e si erano finti benevole amico e amorevole badante-proponenda sposa) in realtà erano frutto di un’abile e preordinato raggiro.

Dunque in data odierna, a seguito dell’accoglimento della richiesta avanzata dal PM, è stato eseguito il sequestro preventivo delle polizze vita sottoscritte in tempi prima non sospetti in favore degli odierni imputati ( che sono stati rinviati a giudizio nel 2019).

Così oggi, con questo ultimo atto, l’intero patrimonio dell’anziano è salvaguardato e gli imputati non beneficeranno del denaro che avevano capziosamente ottenuto.

Un risultato che è frutto della particolare attenzione e sensibilità della Procura della Repubblica di Imperia, che ha supportato e sostenuto l’ulteriore riapertura delle indagini per garantire una pronta risposta di giustizia per questi reati di natura particolarmente odiosa.

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