19 Aprile 2024 05:18

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19 Aprile 2024 05:18

Imperia: giorno del ricordo dei Martiri delle Foibe. “Guerra razziale, periodo di infamia che è stato nascosto nell’indifferenza di molti”/Foto e Video

In breve: Celebrata per la prima volta nel 2005, vuole ricordare i quasi ventimila italiani torturati, assassinati e gettati nelle foibe dalle milizie della Jugoslavia di Tito alla fine della seconda guerra mondiale

Si è svolta questa mattina, lunedì 10 febbraio, la celebrazione della “Giornata del Ricordo” in onore delle vittime delle Foibe e dell’esodo dei 350.000 italiani, istriani, giuliani e dalmati.

“Giornata del Ricordo” in onore delle vittime delle Foibe

La cerimonia si è tenuta ai Giardini Martiri delle Foibe di Viale Matteotti, con la deposizione e la benedizione della corona di alloro. Presenti il Sindaco di Imperia, Claudio Scajola, il Prefetto Alberto Intini, il Presidente Provinciale dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Pietro Chersola, e le massime autorità civili e militari. Presente anche il presidente del Consiglio regionale, Alessandro Piana.

La cerimonia è proseguita in Prefettura presso la Sala del Consiglio Provinciale, con la conferenza “Da Fiume italiana all’Esodo Giuliano-Dalmata“, tenuta dal professor Pier Franco Quaglieni, Direttore del Centro Pannunzio, in occasione del Centenario dell’Impresa di Fiume di Gabriele d’Annunzio.

La “Giornata del Ricordo”, celebrata per la prima volta nel 2005, vuole ricordare i quasi ventimila italiani torturati, assassinati e gettati nelle foibe (le fenditure carsiche usate come discariche) dalle milizie della Jugoslavia di Tito, alla fine della seconda guerra mondiale.

Il discorso del sindaco Claudio Scajola

Di tutte le ricorrenze, forse questa è la più complicata. È quella nata dopo e che ha diviso il nostro paese. Una data che ha scontato l’indifferenza e la logica delle barriere politiche internazionali.

Credo che questa giornata del ricordo, essendo forse la più difficile, non debba essere mai intesa come una giornata del ricordo contrapposta a qualcos’altro. È la giornata del ricordo di un periodo di infamia che è stato nascosto nell’indifferenza di molti e con la complicità di alcuni. Noi a Imperia abbiamo una comunità numerosa di profughi Dalmati.

Donà è stato sindaco di Imperia e ha scritto un bellissimo libro che le librerie non volevano tenere per molti anni. La morte nelle Foibe.

Una storia travagliata che per alcuni e per molti anni è stata intesa come una lotta, che ha portato anche a violenti omicidi, dovuta a motivazioni di guerra e quindi di carattere politico.

Mentre la storia sapeva già e poi è riuscita ad emergere, che è stata anche una guerra razziale. Una eliminazione degli Italiani che stavano in quella terra.

Due date sono significative sulle Foibe. La prima fase, quella dopo l‘8 settembre, dove la responsabilità di inetti politici ha messo nel panico gli Italiani e la seconda fase dopo il 25 aprile, dove li, in modo particolare è avvenuta la strage, l’infoibamento, non degli avversari politici, non di coloro che erano macchiati di delitti, ma quelli che erano italiani e che avevano l’obiettivo di cacciare da quel territorio gli italiani”.

Le dichiarazioni del presidente del Consiglio regionale Alessandro Piana

“La settimana scorsa nella seduta solenne dell’Assemblea legislativa della Liguria, abbiamo rievocato la tragica persecuzione della comunità italiana durante la Seconda guerra mondiale e il pesante fardello di morte, dolore e miseria, che portò con sé per decine di migliaia di uomini, donne e bambini.

Il nostro impegno, dopo tanti decenni di gravissimo silenzio, è quello di continuare a contribuire alla ricostruzione di quella pagina della storia, con amore di verità e di giustizia.

Lo dobbiamo alle vittime della persecuzione, agli esuli, ai loro discendenti e a quanti, italiani come noi, hanno dedicato la propria vita affinché fosse squarciato quel velo ingiustificato su una realtà troppo a lungo taciuta.

E la stessa impresa di Gabriele D’annunzio fu una testimonianza del legame fortissimo che esisteva, da secoli, fra le popolazioni italiane che vivevano sulle rive opposte del Mar Adriatico prima della terribile diaspora del Secondo Dopoguerra”.

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