23 Aprile 2024 11:38

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23 Aprile 2024 11:38

Coronavirus: “Scuola all’aperto”. l’idea di un papà imperiese. “Ok mascherine e distanza, ma sfruttiamo il nostro ambiente”

In breve: È questo il messaggio di Valter Marchetti, papà di tre figli studenti presso le scuole imperiesi, che lancia a scuole, genitori e istituzioni, l'idea di una "Scuola Aperta all'aperto".

“Vanno bene le mascherine, i distanziamenti, le diverse misure di sicurezza e igienico-sanitarie, ma non dimentichiamo di sfruttare al meglio ed in armonia gli ambienti naturali in cui ogni giorno viviamo, risorse naturali preziose”. 

È questo il messaggio di Valter Marchetti, papà di tre figli studenti presso le scuole imperiesi, che lancia a scuole, genitori e istituzioni, l’idea di una “Scuola Aperta all’aperto”.

In vista dell’inizio del nuovo anno scolastico, infatti, dovendo conciliare la ripresa delle lezioni in presenza con la necessità di rispettare le norme anti Covid, Marchetti propone di sfruttare il nostro ambiente e il clima favorevole per spostare le aule all’esterno. Un’idea che in altre realtà ha già preso piede.

Coronavirus: l’idea di un papà imperiese per il ritorno a scuola

Ecco il progetto di Valter Marchetti.

“Carissimi genitori, ragazzi e studenti tutti,

sono padre di tre ragazzi che frequentano le scuole di Imperia, scuole liguri, scuole italiane, scuole europee!

Ho già avuto modo di scrivere alle diverse istituzioni locali, provinciali e regionali, ma non ho avuto alcuna risposta…Non importa, forse è il segnale che sono altre le istituzioni sociali che devono iniziare a muoversi.

A questo punto mi rivolgo alle famiglie, ai genitori, ai ragazzi, agli studenti…alle maestre, ai docenti della nostra Città di Imperia, ma non solo.

Qualche anno fa, l’Istituto Comprensivo Sauro di Imperia pose in essere il progetto “ Creativa-mente liberi “ avente come scopo quello di evidenziare l’importanza della libertà di espressione, della cooperazione e dello sviluppo del pensiero critico degli studenti.

In questa fase emergenziale dovuta al Covid-19, in prossimità della riapertura delle scuole, perché non abbiamo il coraggio di ripartire proprio dai nostri ragazzi, dal loro diritto ed interesse ad essere ascoltati e, conseguentemente, al nostro dovere ( come adulti) di ascoltarli ( mi permetto, a tal proposito il richiamo di questo testo di Bernard Waber, Chiedimi cosa mi piace, Terre di Mezzo Editore).

In merito a detto progetto, le insegnanti Silvia Trincheri e Antonella Cannas, in una intervista, evidenziarono che detto progetto aveva come fine il consentire ai ragazzi di “ camminare nei propri sogni”, promuovendo l’esperienza della coerenza tra l’ideale assunto e la sua realizzazione, la consapevolezza della responsabilità individuale e sociale nel rispetto delle regole della convivenza, favorendo nel contempo la creatività e l’autonomia di giudizio.

Oggi più che mai occorre lavorare tutti insieme ( dirigente scolastico, Comune, Oratori ed Associazioni sportivo-culturali, docenti, genitori, altre agenzie educative, ragazzi) quotidianamente per favorire concretamente questo “germoglio “ del pensiero critico e dell’autonomia di giudizio oltre che di una libertà di poter realizzare i propri sogni pur nella coerenza ( e quindi della responsabilità) del rispetto delle regole della convivenza sociale.

Soprattutto in una situazione di emergenza sanitaria e sociale come quella che stiamo vivendo ormai da quasi otto mesi, credo sia necessario pensare ( e realizzare concretamente) a dei segnali forti e determinati, segnali di speranza per tutti, soprattutto per i nostri fanciulli, per i nostri giovani che hanno imparato a fidarsi di noi cosiddetti adulti !

Dalla DAD alla didattica viva e dinamica

Credo che sia arrivato il momento di by passare la DAD ( didattica a distanza) per arrivare a pensare ( quanto meno !) ad una didattica viva e dinamica che sappia rimettere al centro la persona e le relazioni umane; non può esserci alcun insegnamento senza relazione e ( lo sappiamo tutti), la relazione è fatto d’incontro fisico, di contatti umani, di sguardi, di emozioni.

La DAD rimane uno strumento importante, un ausilio che può tornare sempre utile in caso di necessità ! Ma dobbiamo ripartire dalle relazioni vere tra le persone, nel contesto in cui viviamo, un contesto che è fatto di spazi chiusi ( casa, scuola, chiese, oratori, palestre…) ma anche di spazi aperti; qui ad Imperia siamo ancor più fortunati, perché siamo circondati da spazi aperti meravigliosi e accoglienti, in primis il mare, la spiaggia, il parco e l’entroterra.

Credo sia necessario ripensare alla scuola in modo diverso, nuovo…Partendo proprio dagli spazi che debbono accogliere gli studenti, spazi che potrebbero essere bilanciati tra le aule (troppo spesso vetuste, poco accoglienti !) e gli ambienti naturali che costituiscono il nostro territorio.

Lo stesso Istituto Superiore della Sanità nonché l’Organizzazione Mondiale della Sanità, mi pare di comprendere, hanno sottolineato la circostanza che le attività sociali poste in essere all’aperto siano in qualche maniera immuni ( e comunque più sicure, sotto il profilo dell’eventuale trasmissione del Virus Covid-19) rispetto a quelle poste in essere in luoghi chiusi.

Scuola all’aperto

Perché non osare e provare a pensare ad una ( parziale) “scuola all’aperto” ? Si potrebbe articolare l’attività didattica settimanale in ambienti al chiuso “ in aula” e in ambienti naturali “ all’aperto”, con percorsi di studio e di formazione nuovi, all’insegna della creatività e del rinnovamento pedagogico, nel miglior interesse dei nostri ragazzi, peraltro in armonia con le disposizioni normative del D.P.R. n.275 8 marzo 1999.

Lo sviluppo pedagogico didattico non passa forse attraverso le conoscenze e le competenze attraverso un percorso concreto di esperienza diretta ? La scuola primaria in particolare, negli ultimi anni si è ancorata più su un apprendimento diretto da banco: spesso è mancata l’occasione, per gli studenti, di sperimentare e di fare ricerca insieme agli insegnanti, una ricerca e una sperimentazione nella quale anche il Polo Universitario di Imperia (e di Genova) potrebbe offrire un prezioso e valido contributo.

Nell’ottica di uno spirito collaborativo che dovrebbe contraddistinguere ogni cittadino, davvero senza alcuna intenzione di polemica o attacco politico, credo che una Conferenza di Servizi debba essere costituita da più rappresentanti, appunto, dei diversi Servizi del tessuto sociale imperiese, ciò al fine di ragionare a 360° sulle questioni e sui temi d’interesse pubblico e sociale, per garantire una architettura delle decisioni il più possibile trasparente e democratica ma, prima ancora, caratterizzata da un percorso di senso e di consenso condiviso tra le diverse persone coinvolte: ma il soggetto protagonista di queste Conferenze dei Servizi non può che essere il ragazzo, il giovane studente. Smettiamola di prendere decisioni senza mai interpellare le giovani generazioni.

Quanto qui accennato non è frutto di idee visionarie, stravaganti e/o rivoluzionarie del sottoscritto o di , bensì di opportuni confronti con altre realtà sociali non così lontane da noi: parlo del Piemonte, della Lombardia, dell’Emilia Romagna, della Toscana, del Lazio, della Sicilia…Sono solo alcune della diverse regioni che in questi ultimi due/tre anni si sono attivate insieme alla Rete costituita dal capo fila Istituto Comprensivo 12 di Bologna ( referente la Dirigente Scolastico dr.ssa Filomena MASSARO).

L’Italia (e non solo) ha avuto una straordinaria storia delle scuole pubbliche all’aperto avviatasi all’inizio del ‘900 per bambini deboli, fragili che rischiavano di contrarre la TBC; dopo qualche esperienza si notò che questi studenti apprendevano più e meglio degli altri per cui furono estese anche ai bambini “normali”.

L’estensione fu favorita dal fatto che nei Comuni l’assessore all’igiene era anche quello all’istruzione. Nei primi anni del ‘900 il movimento delle scuole all’aperto ebbe una grande diffusione in moltissimi Paesi (Germania, Inghilterra, Francia, Spagna, Stati Uniti,…). Un libro di Mirella D’Ascenzo, docente di Storia dell’educazione all’Università di Bologna, ed. ETS, 2018, pag.292) racconta in modo dettagliato questa storia.

I riferimenti “teorici” sono legati alla pratica di alcuni valorosi maestri italiani come Giuseppina Pizzigoni di Milano o F. Fratus di Bergamo che si avvalsero anche degli studi di John Dewey, F. Fröbel, L.Latter, ma anche del convinto appoggio del ministro della P. Istruzione L. Credaro (1910). Negli anni ’10 e ’20 fu tutto un fiorire di esperienze e di pedagogisti che divulgarono un pensiero e pratiche perché queste scuole favorivano lo sviluppo fisico, l’esposizione al sole (elioterapia), la conoscenza della natura e degli animali, l’apprendimento tramite osservazione e laboratori manuali ed artistici, educa alle relazioni sociali e alla responsabilità (ogni studente aveva delle precise responsabilità organizzative).

C’era anche un co-presenza di maschi e femmine che collaboravano anche ai lavori domestici (cucina, pulizie). L’orario andava fino al pomeriggio, le lezioni duravano massimo 30-40 minuti, non c’era l’ansia del programma, in alcune scuole era stato introdotto il banco-zaino in modo da andare a passeggiare anche altrove (nel bosco, in campagna, in spiaggia).
Le scuole, promosse dai Comuni o dallo Stato, erano gratuite, c’erano lavori manuali (orto, giardinaggio, falegnameria), disegno, un apprendimento da sperimentazione e da osservazione della natura.

Con un respiro più ampio ed oltre i confini nazionali, a livello europeo, mi permetto di richiamare qui il GOaL ( Go Out and Learn) che ha come obiettivo lo scambio e la condivisione delle esperienze di didattica all’aperto fra Norvegia, Inghilterra, Italia e Belgio, un progetto che vede insegnanti, dirigenti scolastici e ricercatori universitari dei paesi partner, uniti in tavoli di lavoro per sostenere con forza la valenza educativa dell’outdoor learning e per elaborarne le linee guida europee.

Mi sia consentita questa ultima considerazione; nell’emergenza tutta la nazione si è attivata all’unisono per tutelare la salute di ciascuno di noi e per sostenere il faticoso e prezioso lavoro del personale medico- sanitario. Ebbene, anche per la tutela e la salvaguardia dell’educazione e della crescita formativo-culturale dei nostri ragazzi, vorrei poter riscontrare lo stesso sforzo da parte di Enti ed Istituzioni e della collettività, perché non può esserci salute laddove non investiamo sulla relazione socio-pedagogica e sull’educazione dei fanciulli e dei giovani !

Vanno bene le mascherine, i distanziamenti, le diverse misure di sicurezza e igienico-sanitarie ma non dimentichiamo di sfruttare al meglio ed in armonia gli ambienti naturali in cui ogni giorno viviamo, risorse naturali preziose che, oggi più che mai, siamo chiamati ad usufruire in modo intelligente e rispettoso, perché anche in questo modo possiamo imparare ad educare e, soprattutto, ad educarci reciprocamente.

Ripensiamo ad una nuova Scuola, nel contesto naturale meraviglioso in cui viviamo; una Scuola Aperta anche all’Aperto ! Non precludiamoci delle scelte possibili ed attuabili con il sostegno e la creatività di tutti, non limitiamoci a trovare “ degli spazi” ( peraltro, spesso vetusti e malsani per i nostri studenti), cerchiamo invece di creare spazi nuovi, accoglienti ed armoniosi !

Kofi Annan, già segretario dell’ONU, nella Sessione Speciale dell’Assemblea Generale dell’ONU a favore dell’infanzia del 2002 dichiarò: “ tutti vogliamo un mondo migliore per i bambini. Fino ad oggi, sono stati gli adulti a prendere le decisioni, ma è arrivato il momento di migliorare il mondo con i bambini. Vi prometto che la vostra opinione sarà ascoltata “.
Gli adulti devono ascoltare l’opinione dei ragazzi, dei giovani ! La stessa Convenzione Internazionale dell’Infanzia e dell’Adolescenza stipulata nel 1989 da diversi Stati, agli articoli 12, 13, 14, 15 e 17 tutela i diritti alla partecipazione del minore, diritti che sono rappresentati dalla libertà di pensiero, di coscienza e religione, nel diritto all’informazione, nel diritto ad esprimere punti di vista diversi liberamente in tutte le questioni che riguardano il minore, dando il giusto peso in relazione all’età e alla maturità del minore stesso.

Forse il mio è solo un sogno ma, talvolta, sono proprio i sogni che ci consentono di camminare verso un possibile mondo migliore che, con il contributo di ciascuno, potrà realizzarsi sin da questo istante, nel mentre stai leggendo queste semplici parole !”.

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