18 Aprile 2024 16:52

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18 Aprile 2024 16:52

Coronavirus: Istituto Superiore Sanità. “Ci potranno essere zone rosse anche in regioni non rosse”

In breve: La conferenza dell'Istituto Superiore di Sanità.

“Il sistema non è così rigido. C’è la possibilità di fare zone rosse anche in una regione che non è rossa”. Lo ha affermato Giovanni Rezza, Direttore Generale della Prevenzione presso il Ministero della Salute, nel corso della conferenza odierna dell’Istituto Superiore della Sanità nell’ambito dell’emergenza Covid in Italia.

Coronavirus: conferenza Istituto Superiore Sanità

“A partire dal 4 maggio viene prodotta una valutazione settimanale, diventata ormai una routine nei nostri contesti – ha affermato il presidente dell’ISS Silvio Brusaferro  Attraverso i report settimanali abbiano censito l’evoluzione epidemia. Dai primi di ottobre c’è stato un passaggio di fase, dal 18 ottobre un’accelerazione. Il dato del 30 ottobre è l’ultima fotografia dell’epidemia. Un flusso di dati che va a integrare il flusso puntuale che giornalmente riceviamo da ministero salute e protezione civile.

Il percorso che compiamo è un percorso condiviso che vede attori il Comitato tecnico scientifico, le Regioni e il Ministero della Sanità.

Gli indicatori sono divisi in tre grandi categorie: indicatori di processo, che riguardano la completezza del dato per poi poter fare analisi robuste attendibili; gli indicatori esito, che indicano quanto veloce corre l’infezione; gli indicatori di processo che ci dicono quanto servizio sanitario riesce a far fronte ai nuovi casi, da quelli asintomatici a quelli pià complessi.

C’è un dialogo costante con le regioni. Ci sono 3 membri delle regioni in cabina di regia. Tutte le valutazioni tecniche vengono condivise dai rappresentanti della conferenza Stato-Regioni.

Questo strumento è costruito per aiutare il sistema per capire la rotta che deve percorrere. Gli indicatori devono servire a capire la rotta che dobbiamo percorrere a livello nazionale e locale. Servono a prendere delle misure che se prese dopo provocherebbero problemi più grandi, non solo per salvare vite di malati covid e altri malati, ma anche per salvare l’economia.

Non ci sono zone verdi perché bisogna mantenere sempre un certo livello di regole. Chi è in questo momento in zona gialla ha comunque livelli in cui virus sta circolando molto. Chi è gialla oggi potrebbe essere arancione o rossa domani. Ci auguriamo no.

Siamo sempre davanti allo stesso tipo di infezione con gli stessi meccanismi. Quindi dobbiamo sempre valutare ogni cosa con l’arco di tempo di 14 giorni”.

“Si lavora su indicatori come incidenza, Rt, occupaziune posti letto – ha affermato il direttore Prevenzione del dicastero della Salute Giovanni Rezza se c’è una regione con apparentemente pochi casi e ha alta occupazione terapie intensive, quella è una regione in sofferenza . Sono dati che vanno letti nella loro interezza.

Tra 14 giorni ci potrà essere una descalation per le regioni, cosi come se nella prossima cabina di regia ci fossero situazioni diverse, altre regioni potrebbero diventare rosse. Inoltre il sistema non è così rigido e c’è la possibilità di fare zone rosse anche in una regione che non è rossa”.

 

 

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