3 Maggio 2024 17:59

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3 Maggio 2024 17:59

Coronavirus: annuncio di Toti. “In Liguria Rt a 0.79, il migliore d’Italia. Indicatori di rischio in discesa”

In breve: La conferenza stampa della Regione Liguria.

“In Liguria le cose vanno meglio rispetto alla media del Paese, oggi l’indice Rt è allo 0,79, siamo sotto lo 0,8, è il migliore Rt d’Italia”. Lo ha detto questa sera il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti facendo il punto sull’emergenza Covid, dopo la riunione in video conferenza tra le regioni e il governo, in vista del prossimo Dpcm che verrà firmato il 3 dicembre.

Giovanni Toti, presidente Regione Liguria

“In Liguria le cose vanno meglio rispetto alla media del Paese, oggi l’indice Rt è allo 0,79, siamo sotto lo 0,8, è il migliore Rt d’Italia.

In Liguria vi è un trend in discesa, sostanzialmente omogeneo in tutta la regione, di tutti i principali indicatori di rischio: calano infatti gli ospedalizzati, oggi sono meno 49 e calano le terapie intensive ieri erano 123 oggi sono 114, si registra anche un calo dei decessi; 570 sono i nuovi positivi su 5.705 tamponi molecolari a cui si devono aggiungere i tamponi antigenici effettuati nei nostri drive e walk through. Dati che pongono la Liguria all’avanguardia nella discesa dell’epidemia e ci consentono di ridare spazio a quei reparti che hanno sofferto.

Oggi c’è stato il primo incontro interlocutorio in conferenza delle Regioni con i ministri Boccia e Speranza per parlare del prossimo dpcm che verrà firmato il 3 dicembre e regolerà il nostro modo di vivere di qui all’anno venturo, soprattutto nel delicatissimo periodo che va dal Ponte dell’Immacolata, passando per il Natale e fino all’Epifania.

Dalle regioni sono arrivati alcuni suggerimenti al governo e alcune richieste univoche la prima riguarda le scuole medie superiori su cui tutte le regioni in modo univoco hanno ritenuto di dire al governo che la loro riapertura sarebbe inopportuna, soprattutto alla vigilia delle festività, e in assenza di un programma di scaglionamento degli ingressi a scuola e di un trasporto pubblico adeguato. Sulla scuole, tutte le regioni hanno suggerito al governo di procrastinare al 7 gennaio la riapertura della didattica in presenza, per evitare il rischio di aumento dei contagi che impatterebbe sulle nostre strutture ospedaliere. In questo momento è in corso anche un confronto tra l’Istituto Superiore di Sanità, il Comitato tecnico scientifico e i tecnici regionali sui 21 parametri di rischio per capire se nel prossimo decreto potranno essere adottate misure più snelle e duttili.

Si è parlato anche del tema degli impianti di risalita, anche in relazione alle decisioni che verranno assunte dai Paesi vicini al nostro. Su questo i ministri Boccia e Speranza hanno confermato la trattativa a livello europeo e nelle prossime ore dovrebbe essere definito un quadro d’insieme, tenendo conto che molti comprensori sciistici sono a cavallo tra più nazioni ed è necessario valutare con molta attenzione

Una conferma positiva è arrivata dall’intervento del ministro Speranza che ha parlato di un’Italia caratterizzata da una curva in discesa del contagio, intorno all’1 come fattore di rischio”.

Angelo Gratarola, direttore dipartimento emergenza urgenza policlinico San Martino

“I dati che si registrano sono chiari vi è una tendenza alla riduzione, questo ha portato già a importanti cambiamenti all’interno degli ospedali con una riconversione dei reparti. Ma dipenderà da noi e dai nostri comportamenti per evitare recrudescenze.

Se nella prima ondata il “Fagiolo” era rimasto aperto 30 giorni, curando 100 persone, durante questa seconda ondata è rimasto aperto 42 giorni e sono passate al suo interno 149 persone. Anche se lo abbiamo chiuso, resta attrezzato e sarà congelato, come la tenda, con la possibilità di una riapertura, se necessaria. La settimana prossima riconvertiremo i reparti chirurgici e consentiremo un potenziamento dell’attività operatoria in vista di una piena ripresa. Per quanto riguarda le terapie intensive non stanno più crescendo, anche se la mortalità resta alta, dipenderà da noi evitare che il pronto soccorso venga ripreso d’assalto”.

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