20 Aprile 2024 16:57

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20 Aprile 2024 16:57

Liguria: carceri, la denuncia di Buscaglia (GRAF). “Che fine ha fatto il garante dei detenuti?”

In breve: Il Gruppo Radicale interviene in merito alla figura del "Garante dei Detenuti", all'interno delle carceri della Liguria.

Gian Piero Buscaglia, segretario del Gruppo Radicale Adele Faccio GRAF di Imperia interviene, tramite una nota stampa, in merito alla figura del “Garante dei Detenuti”, all’interno delle carceri della Liguria.

Carceri: Garante dei Detenuti, parlano i radicali

“A Sanremo oltre al festival c’è anche un carcere, non proprio esemplare. Non vogliamo ripeterne l’elenco di problemi, ben conosciuti da autorità e potenti sindacati corporativi, ma intendiamo dedicare attenzione alla nuova figura istituita con legge regionale poco prima delle ultime elezioni: il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà. In Liguria se ne parla da 13 anni, l’iter s’è protratto per 3 legislature, l’impegno ultimo è durato 5 anni: l’esito, salutato il 26.5.20 come ‘importante atto di civiltà dopo lungo percorso bipartisan’ risulta incompiuto e tradito.

Prima del voto dello scorso settembre, i media scrivevano: “il Garante sarà eletto entro 3 mesi, durerà 5 anni, sarà cerniera fra carcere e territorio, lavorerà con magistrati e direttori, migliorerà le condizioni degli agenti e quelle, insopportabili, dei detenuti per pena o… per caso” [come il nostro Carlo Carpi, ora libero ma prima sballottato fra Marassi, Sanremo, Chiavari: candidato nella lista col GRAF*, prendiamo spunto dalla sua esperienza].

Strano che il presidente Toti, uscito vincitore e invitato a affrontare anche l’emergenza sanitaria delle carceri liguri, replichi in modo pilatesco: ‘Non è nostra competenza!’. Solito giochino del governatore buono che da Genova si contrappone ai politici cattivi di Roma Capitale; pur sapendo che, nella lotta alla pandemia, tutto dipende da parametri precisi e non da volontà contrapposte: ne abbiamo esempio in questi giorni. Idem per il Sappe: nelle sue frequenti, retoriche lamentazioni, ogni volta chiede di tutto, perfino il Taser [Thomas A. Swift electric rifle] per i propri rappresentati, ma non il mantenimento della promessa, fondamentale, di istituire il Garante: due begli esempi di “finita la festa, gabbato lo santo”, dove “santo” sta per popolo bue e immemore. Applicare una legge già approvata dalla Regione Liguria sarà pur competenza del governatore ligure, no? Soprattutto se il Presidente è lo stesso della tornata precedente.

Altro caso: di un nuovo carcere in quel di Savona si parla da 20 anni, e sono 40 anni che non si fa; la chiusura del S.Agostino risale a oltre 4 anni addietro, e ora si propone un luogo assurdo, incuneato nella Valbormida, territorio difficile da raggiungere, fortemente inquinato dai veleni dell’Acna, ove sarebbero ancora presenti milioni di metri cubi di rifiuti tossici non smaltiti. Molto più ragionevole, allora, la proposta del capogruppo Fi di Albenga, acerrimo nemico di noi radicali eppure manifestamente piena di sano buonsenso: usare le vecchie caserme abbandonate in fraz.Badino, poiché un carcere lì posizionato sarebbe (a) facilmente collegato alle località costiere, (b) vicino al casello autostradale, (c) baricentrico fra le carceri di Sanremo e Genova e le città di Savona e Imperia, ove l’istituto è piccolo e anacronistico. Iniziativa massicciamente respinta con argomenti risibili: mancanza di metratura, disturbo all’attività florovivaistica (!); Ciangherotti ha provato due volte a presentar la mozione, adoperando ogni argomento logico e citando illustri interlocutori: il sindaco di Opera [MI], cittadina simile ad Albenga per popolazione, ove la costruzione del nuovo carcere ha fatto diminuire la criminalità; e un ex tenente CC di Albenga, che condivideva l’idea. Ma, evidentemente, troppi gli interessi in gioco di segno opposto: avanti, dunque, coi sopralluoghi nei famigerati siti di Cengio e Cairo.

Concludiamo il nostro intervento, volutamente tecnico, poco incline all’emotività o all’ideologia, con le parole pronunciate ieri dalla neo ministra della Giustizia M.Cartabia: citando Calamandrei, ha sottolineato come occorra aver visto un carcere per comprenderne la complessità. “Da quando anch’io ho visto, non ho più scordato i volti, le condizioni, le storie di chi conosciuto”. Restiamo in attesa che il Consiglio regionale decida di fare il proprio dovere istituzionale e morale, dando sbocco concreto a una legge da esso stesso partorita”.

 

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