19 Aprile 2024 01:00

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19 Aprile 2024 01:00

Imperia: 12enne allontanata da famiglia, parla il legale. “Mai impedito amicizie con ragazzi non islamici. Nessun segnale di malessere, cellulare ritirato per il suo bene”

In breve: Parla Ramadan Tahiri, legale della famiglia della 12enne che, dopo aver minacciato il suicidio a scuola, è stata allontanata dai genitori su ordine del Tribunale dei Minori.

Non è vero che non poteva frequentare ragazzi non di religione islamica, né che viveva in una condizione di isolamento. Parliamo di una ragazzina normalissima, cresciuta in una famiglia perfettamente integrata”. Così Ramadan Tahiri, il legale della famiglia della 12enne che, dopo aver minacciato il suicidio a scuola, è stata allontanata dai genitori su ordine del Tribunale dei Minori di Genova.

La 12enne, lo ricordiamo, il 30 aprile scorso era stata prelevata a scuola dagli agenti della Squadra Mobile di Imperia e successivamente trasferita in una struttura protetta. Da quel momento i genitori non l’hanno più vista. L’accusa, nei loro confronti, è di maltrattamenti. La 12enne avrebbe fatto emergere una difficile condizione familiare “correlata alle imposizioni dei genitori relative allo stile di vita”.

Nel provvedimento notificato dal Tribunale dei Minori, in particolare, si fa riferimento a tre imposizioni: il ritiro del telefono cellulare, il divieto di frequentare ragazzi non di religione islamical’isolamento. 

La famiglia, tramite il legale, Ramadan Tahri, nega però ogni accusa. 

Imperia: 12enne allontanata dalla famiglia, parla il legale

“L’unico fatto realmente accaduto – dichiara l’avvocato Tahiri, del foro di Imperia – è il ritiro del cellulare, in quanto la ragazza utilizzava applicazioni attraverso le quali poteva conoscere amici virtuali ed effettuare conversazioni con soggetti sconosciuti, di dubbia identità. Per il bene della figlia, per sicurezza, le è stato tolto il cellulare. Era stata per altro avvisata che se non avesse interrotto l’utilizzo di certe applicazioni il cellulare le sarebbe stato ritirato.

Della lettera con cui la ragazza avrebbe manifestato il proprio malessere non sappiamo nulla, non abbiamo idea di cosa ci sia scritto. Quel che è certo è che dovevano essere verificati i reali presupposti, prima di adottare un provvedimento d’urgenza di tale portata. Sarebbe stato più opportuno condurre delle indagini sulla famiglia e sul telefonino della ragazza prima di prendere una decisione così drastica, con conseguenze traumatiche per tutto il nucleo familiare. 

E’ stato un trauma l’allontanamento della figlia con queste modalità. I genitori non si aspettavano assolutamente che potesse accadere qualcosa di simile. Non avevo notato nulla di strano nella figlia. Nessun gesto che potesse fare pensare a condotte autolesionistiche.  In classe aveva normali amicizie, anche con coetanei non di origine islamica. Le sue giornate? Andava a scuola, faceva i compiti e poi andava a giocare, al parco urbano, in bici, le cose normali che fanno i ragazzi di quella età. Una ragazza normalissima.

A luglio è fissata l’udienza per l’audizione della minore e dei genitori. Stiamo valutando di impugnare il provvedimento del Tribunale. Lo riteniamo ingiusto, con conseguenze traumatiche per tutta la famiglia, che sta attraversando un momento di grande sofferenza”.

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