20 Aprile 2024 09:44

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20 Aprile 2024 09:44

Imperia: addio al Bazar Rino, dopo 57 anni. “Un grazie ai nostri meravigliosi clienti, è stata una splendida avventura”/Foto e Video

In breve: Rino e Silvana, marito e moglie, 80 anni già alle spalle, hanno raccontato al nostro giornale, con un misto di malinconia, commozione e allegria, la loro vita insieme.

Imperia perde un pezzo di storia. Il Bazar Rino, infatti, chiude i battenti dopo 57 anni di attività, il prossimo 30 settembre. Rino e Silvana, marito e moglie, 80 anni già alle spalle, hanno raccontato al nostro giornale, con un misto di malinconia, commozione e allegria, la loro vita insieme. Entrando nel piccolo negozio di via Caboto, alle porte di Borgo Marina, si trova di tutto un pò, dai gadget sportivi, a quelli musicali. Tanti oggetti, ognuno dei quali racconta una storia, per questo è così speciale, unico.

Si respira l’amore di Rino e Silvana per un mestiere che purtroppo sta scomparendo, quello del commerciante bottegaio, che ancora oggi entrambi incarnano meravigliosamente. Tra aneddoti (splendidi quelli su Adriano Celentano e Richard Anthony) e ricordi di vita, l’intervista scorre via velocemente e l’impressione è che Rino e Silvana mancheranno, eccome, alla città di Imperia, che tanto hanno raccontato di amare. Prima di lasciare il negozio, ecco un pensiero per il cronista. Abbiamo provato, a nostro modo, a contraccambiare. Con una foto, scattata dal nostro fotografo. Grazie di tutto.

Imperia: addio al Bazar Rino di via Caboto, l’intervista a Rino e Silvana

Cosa provate a chiudere dopo così tanti anni?

“Proviamo tristezza a chiudere, mio marito già si commuove. Abbiamo visto tanti cambiamenti in questa via, negozi che chiudevano, aprivano, cambiavano gestione. E’ stata una bella esperienza, abbiamo avuto attestati di stima da turisti stranieri, tedeschi. A Imperia c’è stata sempre una grande varietà di turismo. Bisogna cominciare un’altra vita”.

Come mai avete deciso di chiudere?

“Per l’età, è difficoltoso tenere un negozio aperto al giorno d’oggi”.

Com’è cambiato il commercio in questi anni?

“Tantissimo, è peggiorato. Ci sono i grandi magazzini che hanno fatto morire tutte le piccole attività. Noi avevamo degli articoli particolari e infatti siamo qui da 60 anni. Poi, la musica è finita”.

Cosa avete venduto in questi anni?

“Abbiamo iniziato con i 45 giri, 350 lire l’uno, poi 500. Man mano aumentavano. Poi sono subentrare le cassette, poi i cd. Poi con le chiavette è finito tutto. Adesso dovremmo cambiare tante cose, il Pos, il registratore di cassa, noi siamo all’antica ed è tutto più difficoltoso”.

Vendete anche magliette e sciarpe, musicali e da calcio. Anche in questo settore le cose sono cambiate?

“Ne avevamo tante. Si vendono ancora, ma certamente soprattutto le cose rock si vendevano tanto, collane, anelli. I gadget, insomma, che ora non si vendono quasi più. L’ultimo boom sono state le calamite”.

La città si sta stringendo intorno a voi, ve lo aspettavate?

“No. Gli imperiesi specialmente i primi tempi storcevano un pò il naso. Quando abbiamo aperto il negozio di souvenir noi, non c’era nessuno che aveva gli articoli da regalo in città. Invece poi è andata, lavoravamo tanto, dal primo weekend, 25 aprile, 1° maggio, sino a settembre. Sempre”.

Vi ricordate come e perché avete deciso di aprire? Come andò il primo giorno?

“Io lavoravo come commessa alla Standa di Sanremo, per tre anni, prima di sposarmi. Lui lavorava come falegname da Cattaneo. Poi si è liberato questo posto e abbiamo deciso di aprire. Siamo partiti subito, abbiamo iniziato a lavorare tantissimo. L’interno del negozio l’ha fatto tutto mio marito, gli interni in legno, gli scaffali, per questo è così affezionato. 

Le racconto un episodio incredibile (parla Rino, ndr). Abitavamo qui vicino. Alle due di mattina mia moglie è venuta qui in negozio e mi ha detto ‘ma quando vieni a casa?’. Alle due del mattino avevo gente in negozio. Me lo ricordo ancora. Un ragazzo si è preso un materassino e voleva andare a dormire in spiaggia. Alle due del mattino, pazzesco. Non avevi il tempo di ordinare mille oggetti che te ne servivano duemila. 

Ad esempio i 45 giri, quando c’era Gianni Morandi ‘In ginocchio da te’, ‘Non son degno di te’, ne vendevamo 75 alla volta. Si lavorava tantissimo. 

Ho fatto degli scoop pazzeschi con Sanremo”.

Ce ne racconta uno?

“Festival di Sanremo. Celentano presenta ‘Il ragazzo della via Gluck’ e viene escluso. Arriva il rappresentante, che poi è diventato il direttore. Mi dice ‘Rino andiamo a prenderci un caffè. Sono incazzato nero’. Il gli ho chiesto, perché? E lui mi risponde ‘hanno buttato fuori Celentano’. Io gli rispondo, non fa niente, guarda che quella di Celentano è la canzone più bella del Festival. Quando venivano si portavano dietro i pacchi con i dischi. Gli dico, quanti ne hai? Dammeli tutti. Ricordo ancora che lui mi rispose ‘Ma tu sei scemo!”. Da Savona a Ventimiglia nessuno aveva quel disco. Venivano tutti da me, me ne dai 10? Li vendetti tutti.

Io ho un senso comune per la musica. Se piace a me…Ricordo un altro aneddoto. Arrivano alcuni rappresentanti musicali. Si va a pranzo. Avevano 10 cantanti a Sanremo, tra cui Richard Anthony che, in quel momento, era il migliore al mondo. Con Cin Cin spopolava. Sento le 10 canzoni e dico che non ce n’è nessuna che mi piace. Se la presero, ma il giorno dopo non andò nessuno in finale. Mi offrirono un lavoro per andare a Milano a scegliere i dischi. Ma io amavo e amo Imperia e sono rimasto qui”.

Siete sempre rimasti a Imperia…

“Si, io ci sono nata, mentre mio marito è arrivato a 16 anni da Reggio Calabria.

Mio papà (di Rino, ndr) ha fatto il militare a Sanremo. Poi l’hanno mandato in Russia ed è uno dei pochi ad essere tornato dalla Russia”.

Adesso cosa farete?

“I pensionati, i nonni. Abbiamo un nipotino a Firenze e andremo un pò li. E poi mio marito va a funghi.

Volevo dire una cosa (a parlare è Rino, ndr). Noi amiamo Imperia, gli imperiesi dovrebbero amarla. Non la amano abbastanza certe volte”.

Un messaggio per i tanti clienti?

“Un abbraccio. Un grazie, ultimamente poi sono stati meravigliosi. Vengono a prendere anche solo un oggetto per ricordo. Pazzesco, incredibile. Abbiamo seminato bene”.

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