3 Maggio 2024 06:11

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3 Maggio 2024 06:11

IMPERIA. MINACCE, USURA E ESTORSIONE. RINVIATO A GIUDIZIO IL 43ENNE DI CIPRESSA ANDREA DE IACO

In breve: Questa mattina presso l'ufficio del giudice Alessia Ceccardi si è tenuta la prima udienza per Andrea De Iaco, 43enne imperiese accusato di usura ed estorsione

tribunale

Imperia. Questa mattina presso l’ufficio del giudice Alessia Ceccardi si è tenuta la prima udienza per Andrea De Iaco, 43enne imperiese accusato di usura ed estorsione con l’aggravante di essersi “rivolto” a persone in seria difficoltà economica.

L’uomo era stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare, mentre la compagna, A.L. accusata di essere a conoscenza dei traffici e dell’attività del compagno era stata denunciata a piede libero. I due, difesi, dall’avvocato Mager e dall’avvocato Caprioli, hanno ottenuto il rinvio a giudizio davanti al collegio e al giudice Varalli per il 4 di novembre.

Si sono costituiti poi parte civile Raffaele Crisci, difeso dall’avvocato Martini, e Gaglianone Luca difeso dall’avvocato La Monica.

 

IL CASO:

11.febbraio.2014. ” Si è conclusa con un’ordinanza di custodia cautelare l’operazione anti-usura e anti-estorsione portata a termine dai Carabinieri di Imperia nei confronti di un 43enne imperiese, di Cipressa, che con la convivente polacca, L.A.M., gestiva un giro di prestiti a usura e estorsioni nei confronti di vari soggetti: ristoratori, commercianti e persino attività sportive.

L’uomo, Andrea De Iaco, non era nuovo alle forze dell’ordine: si trovava già in carcere, arrestato per un traffico di stupefacenti di alto livello. Si parlava infatti di chili di cocaina e quintali di hashish. Durante una delle ultime udienze per questo reato, le forze dell’ordine, hanno così notificato all’uomo la nuova ordinanza di custodia cautelare per usura e estorsione.Alla convivente, polacca, L.A.M. è stata notificata invece denuncia a piede libero.L’operazione è partita dopo una segnalazione da parte di fonti confidenziali dei Carabinieri e ha portato a scoprire un vero e proprio circuito ben organizzato di prestiti usurai dove i tassi di interesse erano alle stelle. Si poteva chiedere un prestito di 2000 euro e finire con il doverne 16.000 all’usuraio e, qualora non si riuscisse a rientrare nel pagamento, scattavano minacce di morte, intercettate dai militari, dirette al soggetto debitore e alla famiglia.L’operazione è stata molto difficile proprio per la natura del reato: chi si rivolge a un usuraio solitamente ha esaurito le possibilità con i canali ufficiali, le banche, e vede quindi nello “strozzino” una sorta di benefattore che, in ogni caso, farà molta fatica a denunciare.

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