24 Aprile 2024 17:48

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24 Aprile 2024 17:48

Imperia: “No a Claudio Scajola presidente della Provincia”. Il consigliere regionale Ferruccio Sansa contro la candidatura dell’ex ministro

In breve: Le parole del consigliere regionale Ferruccio Sansa, candidato al vertice della Regione Liguria alle ultime elezioni.

“È opportuno, chiediamo noi, nominare ai vertici della Provincia una persona condannata in primo grado a due anni di carcere per aver favorito la latitanza di Amedeo Matacena, un parlamentare già condannato in via definitiva per concorso esterno con la ‘Ndrangheta?”.

Questo l’interrogativo che pone il consigliere regionale Ferruccio Sansa, candidato al vertice della Regione Liguria alle ultime elezioni, in vista del voto per il nuovo presidente della Provincia di Imperia che si terrà sabato 18 dicembre 2021, e che vede come unico candidato il Sindaco del capoluogo Claudio Scajola.

Imperia, parla Ferruccio Sansa: “No a Claudio Scajola presidente della Provincia”

“In queste settimane nel mondo politico imperiese si fa un gran parlare dell‘elezione di Claudio Scajola alla guida della Provincia di Imperia. Da tutti gli esponenti politici sentiamo arrivare dichiarazioni tattiche, c’è un gran parlare di voti e schieramenti. Si pesano con il bilancino gli equilibri di partito.

Nessuno, a quanto ci risulta, ha tirato fuori la gigantesca questione di opportunità che dovrebbe impedire la scelta di Scajola: è opportuno, chiediamo noi, nominare ai vertici della Provincia una persona condannata in primo grado a due anni di carcere per aver favorito la latitanza di Amedeo Matacena, un parlamentare già condannato in via definitiva per concorso esterno con la ‘Ndrangheta?

Certo, Scajola non è condannato in via definitiva. E con una condanna a due anni non si applica le legge Severino che impedirebbe al sindaco di Imperia di ricoprire l’incarico. Ma non esistono soltanto le questioni giudiziarie. Ci sono anche quelle politiche.

Ha scritto Il Fatto Quotidiano riguardo alla condanna di Scajola: “L’aggravante mafiosa” era stata contestata, ma è caduta perché “alcune recenti sentenze di Cassazione, sulla sufficienza del dolo generico rispetto al dolo specifico, hanno indotto il pm a riformulare l’accusa riducendo, durante la requisitoria, la richiesta di condanna (4 anni e mezzo di carcere) nei confronti di Scajola. In sostanza, così come sostenuto dal procuratore aggiunto nelle precedenti udienze, anche per i giudici di primo grado “non è dimostrato che Scajola abbia agito favorendo la latitanza di Amedeo Matacena al fine di agevolarlo quale componente esterno della ‘Ndrangheta. In altre parole l’ex ministro e fondatore di Forza Italia avrebbe favorito Amedeo Matacena in quanto suo compagno di partito che però è un politico già condannato definitivamente per concorso esterno con la ‘Ndrangheta (nel processo “Olimpia”)”.

Si legge ancora: “Il procuratore aggiunto Lombardo, soffermandosi sul comportamento di Scajola, lo aveva definito ‘un uomo di Stato con incarichi elevatissimi e quindi in grado di rendersi conto di cosa significhi agevolare la latitanza di un soggetto condannato in via definitiva per un reato molto grave quale è il delitto di concorso esterno in associazione di tipo mafioso'”.

Non solo. Al processo di Reggio Calabria il vice-questore Nando Papaleo, della Direzione Investigativa Antimafia, ricostruì così le risultanze investigative dell’inchiesta Breakfast: “Nel Ponente Ligure non solo esiste una ‘Ndrangheta seria e potente, ma vi è un massiccio condizionamento degli enti locali, attraverso appoggi elettorali a vari politici della zona. I personaggi in questione, i cui nomi hanno riguardato l’inchiesta La svolta… sono tutti politicamente vicini a Claudio Scajola”, così riportano testualmente anche diversi siti facilmente consultabili.

Scajola fino alla sentenza definitiva non può considerarsi colpevole e l’aggravante mafiosa è caduta. Ma non ci sono soltanto gli impedimenti di legge. Ci possono essere anche ragioni politiche e di opportunità.

Per questo secondo noi Scajola è – come dicono nei paesi anglosassoni – ‘unfit’, inadatto, per rappresentare la Provincia di Imperia.

Una terra, va ricordato, dove le infiltrazioni della ‘Ndrangheta sono a tal punto radicate da far dire a Rosy Bindi – all’epoca presidente della Commissione Parlamentare Antimafia – che “Imperia è la sesta provincia della Calabria”.

Perché a Imperia e in Liguria nessuno dice niente?”.

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