26 Aprile 2024 21:37

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26 Aprile 2024 21:37

Covid: Imperia è la provincia con la più alta incidenza d’Italia. “Le cause? Troppe persone non vaccinate e focolai dalla Francia”

In breve: Dai dati del Ministero della Salute si evince che nell'ultima settimana l'imperiese è in testa alla classifica nazionale, con la più alta incidenza d'Italia

Il Covid non dà tregua in provincia di Imperia. Dai dati del Ministero della Salute si evince che, nell’ultima settimana, Imperia è la provincia con la più alta incidenza d’Italia: circa 900 casi ogni 100 mila abitanti. La seguono Treviso (754), Vicenza (601) e Trieste (575).

Rimangono distanti le altre province liguri, Savona (398), La Spezia (338) e Genova (303).

Per fare il punto delle situazione all’interno della nostra Asl e per indagare sulle possibili cause di questa recente impennata dei contagi, ImperiaPost ha contattato il primario di Pneumologia Claudio De Michelis, responsabile del reparto Covid di Imperia.

Covid: Imperia è la provincia con la più alta incidenza d’Italia

Come mai la nostra provincia registra numeri così alti?

“Bisogna pensare a due ordini di fattori. Il primo è che su 210 mila abitanti in provincia, di cui circa 180 mila in età vaccinabile, più di 50 mila non sono vaccinati nemmeno con la prima dose.

Il secondo è che abbiamo un notevole interscambio con la Francia, dove la circolazione del virus è più elevata. Dunque, ci sono fuochi che bruciano e pagliai pronti a bruciare”.

Quanti ricoverati per Covid ci sono attualmente in provincia?

“Al momento in provincia circa 100 ricoverati e 5 in terapia intensiva. A Imperia, nel reparto Covid della Palazzina B ci sono 10 ricoverati. 

Il 60/70% dei pazienti ricoverati non sono vaccinati. Ci sono pazienti dai 65 anni in giù, senza altre malattie, con brutte polmoniti. Tra i più anziani, invece, ci sono anche pazienti vaccinati, ma hanno anche altre malattie. Accade che persone ricoverate per altre patologie mediche o chirurgiche risultano positive. Il vaccino non protegge completamente dall’infezione, ma dalla malattia. 

Spesso sento chiedere come mai tra i ricoverati ci sono anche pazienti vaccinati, ma bisogna considerare il fatto che sono in percentuale minore di quelli non vaccinati. Se i vaccini non funzionassero, i non vaccinati dovrebbero essere circa 1/3 dei ricoverati, mentre invece è l’esatto contrario.

Dunque, il nostro problema è l’associazione tra l’alta circolazione virale e l’elevatissima presenza di non vaccinati”.

Le feste sono alle porte, come si potrebbero trascorrere in sicurezza?

Quello che posso consigliare è di ritrovarsi insieme in numeri non elevati. Ambienti grandi, areati, con mascherine. Evitare qualsiasi contatto se si hanno dei sintomi. Il tampone prima è una sicurezza in più, ma bisogna considerare che il tampone antigenico ha il 40% di possibilità di errore e con la variante omicron non è una garanzia assoluta. L’ideale sarebbe essere tutti vaccinati”.

Quando ne usciremo?

“Non c’è una risposta che porta al rischio zero, ma possiamo usare gli strumenti che abbiamo. Possiamo fare una metafora immaginando a una squadra di calco che combatte la malattia. L’attacco è costituito dai vaccini, il centrocampo dai farmaci per quando la malattia è già cominciata, la difesa dalle unità sub intensive (ventilazione non invasiva) e il portiere è la terapia intensiva. Se la palla arriva fino a lì, purtroppo c’è l’alta probabilità che entri in rete. Se vogliamo vincere con minori rischi di brutte conseguenze bisogna potenziare l’attacco.

Inoltre, i sanitari sono un numero finito. Se devono occuparsi, per motivi di urgenza, di pazienti covid in sovrannumero, vengono tolti da altri reparti. Chi sconta la pena sono anche le persone vaccinate con altri problemi o chi non può vaccinarsi”.

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