20 Aprile 2024 06:23

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20 Aprile 2024 06:23

Guerra: “Viviamo nel terrore che succeda qualcosa ai nostri cari a Kiev”. La storia di Veronika, 27enne ucraina a Imperia dal 1999. “Da un giorno all’altro per loro è iniziato l’inferno”

In breve: Nella giornata di oggi, gli imperiesi hanno organizzato una manifestazione di solidarietà per esprimere la propria vicinanza al popolo ucraino.

“Il 24 febbraio i miei parenti a Kiev si sono svegliati alle 5 del mattino con boati terrificanti e hanno visto dalla finestra le esplosioni in lontananza all’aeroporto. 

Mia zia fino al giorno prima faceva la sua vita. Era andata al lavoro come sempre e poi era uscita a fare compere. Dopo tutto è cambiato, è iniziato l’inferno”.

Queste le parole, piene di commozione, della 27enne ucraina Veronika, in Italia dal 1999. Veronika, sposata e con due bambini, vive e lavora tra imperia e Diano Marina, grata dell’opportunità che l’Italia le ha dato, ma sempre legata alle sue origini.

Da quanto è scoppiata la guerra in Ucraina, dopo l’avvio dell’operazione militare da parte del presidente russo Vladimir Putin, Veronika segue con apprensione la vicenda, rimanendo in contatto con i suoi famigliari a Kiev che vivono ogni giorno nell’incertezza.

Nella giornata di oggi, gli imperiesi hanno organizzato una manifestazione di solidarietà per esprimere la propria vicinanza al popolo ucraino. Nel frattempo, al confine bielorusso, si sono svolti i primi colloqui tra le delegazioni di Kiev e Mosca che si spera possano portare all’individuazione di un accordo per il termine del conflitto.

Guerra: la storia di Veronika, 27enne ucraina a Imperia dal 1999

Da quanto vivi a Imperia?

“Sono arrivata in Italia nel 1999, insieme a mia madre, quando avevo 4 anni. Lei aveva fatto richiesta del visto per raggiungere mio padre, che era già qui per lavoro, ma non l’avevano approvata. Mia madre ucraina e mio padre marocchino, si erano conosciuti a Kiev e sognavano per la loro famiglia un futuro più sicuro e con più certezze. 

Non avendo ottenuto il visto, mia madre trovò il modo di arrivare in Italia senza i documenti necessari. Sbarcammo a Napoli e poi arrivammo in Liguria. Per due anni ci ha ospitato una famiglia di Cervo. Grazie a loro mio papà è riuscito a trovare lavoro e fare richiesta per i documenti. Saremo loro grati per sempre.

Ricordo, nonostante fossi piccola, che a San Bartolomeo al Mare mi accolsero molto bene. Mi accettarono all’asilo delle suore anche senza documenti. Dopo due anni ci hanno dato il permesso di soggiorno e da lì è iniziata una nuova vita in Italia.

Sto ancora aspettando la cittadinanza, ho fatto richiesta dopo il matrimonio con mio marito. Lui è di Diano Marina e ci conosciamo da quando avevo 16 anni. Abbiamo due figli e insieme gestiamo un hotel con la sua famiglia. Mia sorella, invece, che è nata qui nel 2005, potrà avere la cittadinanza a 18 anni”.

Sei rimasta sempre legata all’Ucraina?

“Sì. Mia madre è nata nel ’75 a Kiev, quando l’Ucraina era ancora parte dell’Unione Sovietica, io, invece, sono nata quando già aveva ritrovato la propria indipendenza.

Negli anni sono tornata diverse volte a Kiev, dove vivono mia zia e molti miei cugini con i loro figli. Sono tornata anche nel 2014 subito dopo gli scontri di piazza Maidan. La situazione era molto pericolosa ed eravamo preoccupati per i nostri parenti.

Io amo la mia città, è bellissima. Nonostante il mio amore per Kiev, però, non ci vorrei vivere perchè ora so cosa vuol dire abitare in un paese ‘normale’, dove si è al sicuro e si ha tutto quello di cui si ha bisogno”.

Che ricordi hai di quando eri bambina a Kiev?

“Mi ricordo in generale la città che mi sembrava gigantesca e noi che passeggiavamo per le vie. Ogni complesso di case e grattacieli ha al centro un parco giochi per bambini e noi andavamo a giocare lì. Ricordo che andavo all’asilo con lo slittino insieme a mio padre”.

Hai anche un tatuaggio a dimostrazione del tuo legame con l’Ucraina?

“Sì, ho il tatuaggio del tridente dell’Ucraina con la stella del Marocco. Da piccola non è stato facile sentirmi straniera in Italia, con mamma ucraina e papà marocchino. Poi, crescendo, ho realizzato che non c’è niente di più bello di essere fieri delle proprie origini”.

Ti aspettavi lo scoppio della guerra adesso?

“Eravamo preoccupati, ma non ci aspettavamo questa escalation così repentina. La preoccupazione è salita quando hanno iniziato a vociferare sull’evacuazione delle ambasciate a Kiev e sulla disdetta dei voli delle compagnie aeree. Avevamo subito chiamato i nostri parenti per sapere le loro impressioni, ma loro non erano particolarmente allarmati.

Finchè, il 24 febbraio, si sono svegliati alle 5 del mattino con boati terrificanti e hanno visto dalla finestra le esplosioni in lontananza all’aeroporto di Kiev. Si sono spaventati tantissimo.

Mia zia fino al giorno prima faceva la sua vita. Era andata al lavoro come sempre e poi era uscita a fare compere. Non si aspettava niente del genere. Dopo quel giorno tutto è cambiato, è iniziato l’inferno”.

Come vivono adesso?

“Il primo giorno il governo ha contattato tutti i cittadini dicendo di preparare la valigia e una torcia in caso di evacuazione e stare in allerta. I messaggi alla popolazione vengono trasmessi tramite la tv nazionale: una stanghetta sullo schermo vuol significa prepararsi, due stanghette significano raggiungere i bunker.

Le sirene anti bombardamento continuano a suonare e le persone si vanno a rifugiare nei sotterranei.

Ieri ho sentito mia zia che stava prendendo il tè in bagno perchè è la zona più lontana dalle finestre. Lei è rimasta a Kiev, così come altri miei cugini. Altri, invece, con i loro figli piccoli, il secondo giorno sono riusciti a raggiungere la loro casa fuori città.

Molti hanno deciso di restare perchè il patriottismo è molto forte. Vogliono difendere la patria, come il presidente Zelenski”.

Da tutto il mondo in questi giorni stanno arrivando messaggi di solidarietà. A Imperia oggi si svolge una manifestazione e i cittadini stanno organizzando raccolte di beni di prima necessità da portare ai profughi ucraini.

“Sì, e questo ci rende molto grati. È bello vedere che tutto il resto del mondo dimostra solidarietà verso il nostro popolo. Io non ce l’ho con i cittadini russi, sono loro stessi sotto una dittatura. Purtroppo ci sono tante guerre nel mondo che, come questa, hanno motivi politici e chi ci rimette sono solo i civili. Tutti viviamo nel terrore di svegliarci con un messaggio che ci avverte che abbiamo perso qualche nostro caro”.

Quali sono le vostre speranze e i vostri timori?

“La nostra speranza è innanzitutto che cessino i bombardamenti e che non ci siano più morti e distruzioni. 

Non so cosa succederà perchè in Ucraina stanno arrivando aiuti a livello di armi, ma nessuno vuole intervenire militarmente perchè si rischia la terza guerra mondiale. L’Ucraina è un paese piccolo e da solo non ce la può fare. Se l’Unione Europea non fa nulla e non accetta la richiesta di Zelenksi di entrare nell’Unione, Putin metterà un nuovo governo filorusso in Ucraina. Bisogna trovare il modo di impedirlo, non per forza con la guerra, ma non si può lasciare il popolo ucraino al suo destino. In questi istanti si stanno svolgendo i negoziati, la speranza è che si raggiunga una soluzione che garantisca la libertà dell’Ucraina”.

Adesso si vive nell’incertezza?

“Sì. Queste situazioni ti fanno riflettere su quanto siamo fortunati noi a vivere qui. Non ci manca niente. Usciamo da due anni di emergenza legata alla pandemia che sono stati duri per tutti, ma l’abbiamo affrontata nel caldo delle nostre case, con acqua corrente e luce elettrica. C’è chi ha paragonato certe restrizioni a una guerra, ma essere in lockdown mentre fuori c’è un bombardamento è decisamente un’altra cosa.

Spero che presto anche il mio popolo possa trovare la pace e la serenità dopo tanti anni di difficoltà”.

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