18 Aprile 2024 02:43

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18 Aprile 2024 02:43

Imperia: sull’abbattimento della ciminiera delle Ferriere l’intervento di Gabrielli, di Rifondazione Comunista. “Salviamo non i mattoni, ma ciò che rappresentano”

In breve: L'esponente di Rifondazione denuncia la necessità di un ritorno ad uno sviluppo sostenibile

Sulla vicenda della demolizione della ciminiera centrale delle ex Ferriere, interviene anche Alberto Gabrielli di Rifondazione Comunista.

L’esponente di Rifondazione denuncia la necessità di un ritorno ad uno sviluppo sostenibile

Scrive in una nota Gabrielli: “Un bel di vedremo un fil di fumo levarsi da una delle tre ciminiere delle Ferriere. Per ora, ai suoi piedi, una saga delle ovvietà nella ricerca di una opposizione possibile al capitano che la vuole abbattere. Archeologia industriale, memoria di un passato produttivo, paesaggio urbano puntuale, bene tutelato: molti sono i motivi per discordare con la decisione dell’abbattimento. Ma personalmente ne vorrei indicare altri, compatibili con la demolizione materiale della struttura, ma che ne conservino il significato, il messaggio, il valore intrinseco al di là dei 200.000 mattoni che la rivestono rendendocela famigliare.

Perché la ciminiera materiale delle Ferriere di Oneglia, con i suoi mattoni, è solo il significante di una storia, la sua forma visibile, mentre il significato che veicola è altro, è quello di attività produttive, di lavoro come fonte di reddito, di famiglie che da un lavoro sicuro traggono la possibilità di progettare un futuro. Ma anche di cambiamento climatico che quel fumo e quei fumi, generati da una crescita senza sviluppo, da un profitto privato senza ricchezza collettiva, da una protervia da accumulazione senza cura per i beni comuni hanno generato e senza possibilità di ritorno in tempi umani.

Opponiamoci allora allo soppressione del significato veicolato della nostra ciminiera, alla desertificazione delle forme del lavoro socialmente utile ed alla sua sostituzione con un non-lavoro speculativo, fatto di investimenti finalizzati al mero profitto finanziario, centri commerciali e supermercati destinati a valorizzare il denaro ed a svalorizzare il lavoro e la sua dignità, a moltiplicare un’offerta di lavoro sottopagata, precaria e per questo ricattatoria.

Templi del consumismo più becero, innalzati al dio-imballaggio, al rifiuto, allo spreco, al cibo spazzatura…. nella patria della dieta mediterranea, dei muretti a secco, delle quarte di olive trasformate in oro giallo, della pesca artigianale, dei velieri di grano e di quel prodigioso sistema agroalimentare che ha dato anche ricchezza a qualche “capitano coraggioso” ma soprattutto dignità a tante famiglie Imperiesi e che si è voluto e si continua a voler distruggere in nome del tutto-turismo e mercato.

Ma, d’ altronde, visto che quel modello di sviluppo, basato sul profitto purchessia, il clima è riuscito a cambiarlo – eccome – abbattiamo i fumi e ricostruiamo un sistema produttivo davvero compatibile con il lavoro e con il Pianeta. Di questo si doveva parlare all’ ombra della ciminiera condannata, senza rimpianti, senza visioni museali, ma con il coraggio visionario di un nuovo modello di sviluppo produttivo umano e sociale.

Ed allora il significato di quel fil di fumo avrebbe potuto tornare ad aleggiare sulla nostra città, senza emissioni climalteranti ma foriero di benessere collettivo e dignità di quel lavoro che è fondativo della nostra repubblica. Se no i costituenti avrebbero scritto “L’Italia è una repubblica democratica fondata sul profitto e la speculazione fondiaria, edilizia e finanziaria” .

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