29 Aprile 2024 04:20

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29 Aprile 2024 04:20

Turchia: l’imperiese Deborah Alterisio tra i soccorritori che hanno salvato lo speleologo bloccato a mille metri di profondità. Ecco il video del recupero

In breve: Sono quattro i tecnici liguri altamente specializzati del Soccorso alpino e speleologico Liguria che hanno fatto parte della task force internazionale.

Alle ore 00:35 turche di martedì, dopo 500 ore all’interno della grotta e 60 ore di recupero, Mark Dickey è stato tratto in salvo. Tra i 100 soccorritori, di cui 46 appartenenti al Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, che hanno preso parte al salvataggio c’è anche un’imperiese, Deborah Alterisio. Insieme a lei anche altri tre soccorritori liguri: i genovesi Alberto Romairone ed Erka Friburgo e il rapallese Andrea Benedettini.

Turchia: l’imperiese Deborah Alterisio tra i soccorritori che hanno salvato lo speleologo bloccato a mille metri di profondità

Si chiamano Andrea Benedettini, Alberto Romairone, Erka Friburgo e Deborah Alterisio. Sono i quattro tecnici liguri altamente specializzati del Soccorso alpino e speleologico Liguria che hanno fatto parte della task force internazionale che nella notte, in Turchia, ha portato in salvo Mark Dickey, lo speleologo statunitense rimasto bloccato a circa 1000 metri di profondità nella grotta Morca, in provincia di Mersin, in Turchia.

Le operazioni di soccorso hanno impegnato complessivamente oltre 100 soccorritori, provenienti da circa 10 Paesi e per il recupero da -1000 sono state necessarie 60 ore. Marc Dickey è rimasto in grotta per circa 500 ore. I soccorritori italiani coinvolti sono stati 46.

“Abbiamo seguito da qui tutte le operazioni e tutti sono stati eccezionali – dice Gianmarco De Astis, responsabile della XII Delegazione Speleologica della Liguria – I nostri quattro tecnici sono tutti altamente specializzati per interventi di questo tipo. Alcuni di loro avevano partecipato anche ad un intervento simile nel 2015 in Baviera. In generale c’è anche da sottolineare l’ottimo lavoro di squadra con tutti gli altri soccorritori anche se una parte del merito va proprio al soccorso organizzato dell’Italia che ha coordinato i soccorsi. Un grazie anche a tutto il personale medico specializzato”.

La stazione speleo della Liguria, parte della XIII Delegazione, è l’ottava della regione dopo La Spezia, Rapallo, Genova, Finale Ligure, Savona, Pieve di Teco e Ventimiglia non certo per importanza, ma per il fatto di non avere, come dimostra il caso in Turchia, una vera e propria zona di competenza. “Il capo squadra della stazione speleo è Benedettini – spiega ancora De Astis –. Deborah Alterisio, invece, è una istruttrice nazionale ed è la responsabile della formazione dei tecnici speleo in Liguria. Stiamo parlando di un gruppo di persone altamente specializzato”.

A complimentarsi con il gruppo è anche il presidente del Soccorso alpino e speleologico Liguria Roberto Canese: “Complimenti a tutti, non era una operazione per nulla semplice. Siamo orgogliosi del lavoro che ha fatto tutto il gruppo italiano e in particolare lo siamo per i nostri tecnici”.

La ricostruzione di quanto accaduto

Nella serata di lunedì 11 settembre, alle ore 23:35 italiane, si è concluso con successo il recupero di Mark Dickey, lo speleologo statunitense rimasto bloccato a circa 1000 metri di profondità nella grotta Morca, in provincia di Mersin, in Turchia.

L’uomo ha avuto un malore sabato 2 settembre mentre era in esplorazione all’interno della grotta e non è più riuscito a proseguire autonomamente.

Le operazioni di soccorso sono state particolarmente lunghe e complesse sia a causa della morfologia della grotta, sia delle condizioni fisiche dell’infortunato, che hanno richiesto tempo per essere stabilizzate e permetterne quindi la movimentazione verso la superficie. Durante il trasporto sono state effettuate lunghe soste, necessarie per la valutazione dei parametri sanitari dell’uomo e per la somministrazione delle terapie, costantemente assistito da un medico e un infermiere.

Dickey faceva parte di un team internazionale di speleologi che erano impegnati in una spedizione all’interno della grotta. L’allarme è scattato nella giornata di domenica 3 settembre, quando alcuni suoi compagni hanno allertato i soccorsi coinvolgendo le autorità turche e internazionali.

Sul posto, oltre ai soccorritori turchi, sono arrivati in prima battuta squadre di soccorso speleologico provenienti dalla Bulgaria, dalla Polonia e dall’Ungheria, che hanno raggiunto lo speleologo statunitense, fornendogli le prime cure mediche.

Il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS) ha inviato una prima squadra composta da otto tecnici (tra cui 1 medico e 1 infermiere), che sono arrivati nella zona delle operazioni mercoledì 6 settembre. Questa prima squadra aveva l’incarico di collaborare nell’assistenza sanitaria e valutare le condizioni della grotta per pianificare al meglio le operazioni di recupero. Nella stessa giornata una ulteriore squadra composta da 5 tecnici del CNSAS, a bordo di due furgoni contenenti materiale tecnico e logistico, si è imbarcata dal porto di Brindisi alla volta della Grecia per poi proseguire verso la Turchia.

Giovedì 7 settembre, poi, un volo dell’Aeronautica Militare, decollato da Pratica di Mare, ha trasportato in Turchia un totale di 33 tecnici esperti nella progressione e soccorso in grotte profonde, che sono stati poi elitrasportati da elicotteri del Governo turco nei pressi dell’ingresso della grotta dove è stato allestito il campo base.

In Turchia sono stati dunque presenti 46 operatori del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, tra cui 2 medici e due infermieri.

Nella giornata di venerdì 8 settembre, i nostri sanitari hanno raggiunto l’infortunato (a 1040 metri di profondità), che già era assistito da medici ungheresi che gli avevano prestato le prime cure. L’uomo si trovava al campo allestito per proteggerlo dal freddo e poter effettuare i trattamenti sanitari per stabilizzarlo e rendere possibile la sua mobilizzazione e quindi il trasporto.

Le operazioni di recupero sono iniziate nella giornata di sabato 9 settembre, quando le condizioni sanitarie dello speleologo hanno consentito il suo posizionamento sulla barella e la sua movimentazione. La strategia di recupero ha previsto diverse soste nei campi interni allestiti a diverse profondità per consentire la valutazione clinica dell’infortunato e la somministrazione delle terapie. La prima sosta è stata effettuata a circa 700 metri di profondità, la seconda a circa -500 e un’altra ancora a circa-250.

Le squadre di soccorso italiane hanno recuperato la barella da -680 fino a circa -480 e da -300 a -150 metri dall’uscita, dove è stata poi presa in consegna dalle ultime squadre che l’hanno portata all’esterno, fino alla tenda sanitaria installata al campo base.

Le operazioni di soccorso hanno impegnato complessivamente oltre 100 soccorritori, provenienti da circa 10 Paesi e per il recupero da -1000 sono state necessarie 60 ore.

Marc Dickey è rimasto in grotta per circa 500 ore. I soccorritori italiani coinvolti sono stati 46.

La complessa operazione è stata coordinata dall‘AFAD, l’ente turco di Protezione Civile, supportata dall’European Cave Rescue Association. Le operazioni di soccorso sono state costantemente seguite in Italia dal Dipartimento di Protezione Civile e dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale 

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