29 Aprile 2024 05:05

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29 Aprile 2024 05:05

Imperia: ‘ndrangheta, la droga arrivava in Largo Nanollo Piana con l’autobus. Ecco la ricostruzione dei traffici illeciti

In breve: Dal centro operativo a Diano Castello al punto di ricezione di droga, denaro e telefonini criptati a Imperia. Nell'ordinanza del Gip la ricostruzione dei traffici illeciti

E’ composta da 214 pagine l’ordinanza del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Genova Nicoletta Guerrero, che ha portato agli arresti messi in atto ieri mattina dalla Guardia di finanza di Imperia nell’ambito della maxi operazione contro il traffico di sostanze stupefacenti, che vede al centro la famiglia De Marte-Gioffrè.

Dal centro operativo a Diano Castello al punto di ricezione di droga, denaro e telefonini criptati a Imperia. Nell’ordinanza del Gip la ricostruzione dei traffici illeciti

L’ordinanza ripercorre un lungo lavoro delle Fiamme gialle, fatto di appostamenti e intercettazioni, per ricostruire il giro illecito ed individuare i  presunti responsabili.  Un’inchiesta dalla quale emerge come la base operativa dell’organizzazione fosse collocata nell’abitazione di Domenico Gioffrè e Michela De Marte a Diano Castello e come Imperia fosse il centro nevralgico per la consegna della droga, che spesso arrivava a bordo di autobus di linea provenienti da Gioia Tauro, che facevano scalo in Largo Nanollo Piana. 

Secondo gli inquirenti, l’associazione a delinquere era “caratterizzata dal legame familiare tra alcuni membri, costituita, promossa, diretta, organizzata e finanziata da Gioffrè Domenico, De Marte Giovanni e Laganà Antonino, i quali impartivano disposizioni vincolanti per coloro che non avevano parte dirigente nel gruppo criminale. Strutturalmente dislocata presso la sede operativa costituita dall’abitazione di Gioffrè Domenico e De Marte Michela sita in Diano Castello (IM) , quale luogo utilizzato per le riunioni operative degli associati volte a prendere le decisioni riguardanti gli approvvigionamenti di stupefacente, per lo svolgimento delle trattative con i fornitori e gli acquirenti che vi si recavano personalmente, per il confezionamento e la cessione all’ingrosso, per la gestione delle cessioni al dettaglio, per l’organizzazione dei viaggi, per l’acquisto dello stupefacente e dei criptofonini utilizzati per le comunicazioni tra gli associati, per la consegna del denaro e per il ritiro dei pacchi contenenti lo stupefacente e i criptofonini, per il conteggio, la custodia e la suddivisione del denaro”.

Sempre secondo gli investigatori, in base a quanto riportato nell’ordinanza, vi era un “collegamento diretto con G.S. che riforniva l’associazione vendendo, in più occasioni, alcuni chilogrammi di cocaina a Gioia Tauro, prelevati direttamente dai sodali o recapitati tramite la Linea Bus a Imperia, e procurava almeno 5 criptofonini (telefoni non intercettabili) necessari per le comunicazioni riservate”. 

Dagli appostamenti e dalle intercettazioni della Guardia di finanza, andate avanti per oltre un anno, emerge come tutte le consegne fossero ritirate al capolinea di largo Nanollo Piana, a pochi passi da piazza Dante. Un capolinea di bus che,  per l’organizzazione criminale, era un vero e proprio centro di consegna di droga, denaro e telefonini criptati, provenienti direttamente dalla Calabria. E tutto avveniva in pieno centro e alla luce del sole.

L’arrivo della droga in Largo Nanollo Piana

Gli episodi di consegna della droga (o di cellulati cripati o di denaro) in Largo Nanollo Piana sono svariati, riportiamo due episodi citati nell’ordinanza a titolo esemplificativo.

“Dalle intercettazioni ambientalisi legge nell’ordinanza – era emerso che sin dal 28.10.2021 il Gioffrè aveva anticipato a Chirco Lorenzo la necessità dì doversi recare a ritirare un pacco presso la Stazione dei pullman di Imperia, con arrivo programmato nella mattinata del 01.11.2021 e costui aveva dato la sua disponibilità e la mattina prevista , attraverso uno squillo telefonico segnalava il proprio arrivo [….] veniva messo al corrente di tutti i dettagli della spedizione in arrivo ovvero che il pacco con destinatario [….]  e mittente tale “Pietro”, sarebbe dovuto arrivare ad Imperia ad un orario imprecisato, ma comunque entro le ore 12. Come di consueto il Gioffrè istruiva i propri sodali consigliando di recarsi nel luogo preposto senza dare dell’occhio effettuando una consumazione al bar vicino .

Il servizio di osservazione immediatamente predisposto, unitamente alle registrazioni estrapolate dal sistema di videosorveglianza installato dal Comune di Imperia, consentiva la ricostruzione della operazione : si notavano Chirco Lorenzo e Chimienti Giovanni attendere il pullman nelle vicinanze della pensilina , Chirco a era a bordo della propria autovettura mentre Chimienti Giovanni ritirava dal vano bagagli il pacco atteso e risaliti in auto […] portavano il pacco a casa di Gioffrè. Nella occasione Chirco Lorenzo provvedeva a testare la merce fumandone un campione con una sigaretta e forniva ottime recensioni circa la qualità del prodotto acquistato, che giudicava decisamente superiore rispetto alla precedente partita che, invece, aveva riscontrato critiche da parte di molti clienti”.

Secondo episodio

“Gioffrè comunicava al cognato di avere concordato […]di inviargli un pacco tramite le linee di Imperia contenente 30 mila euro e costui avrebbe inviato un chilo di cocaina […]

Chimienti era incaricato a portare il pacco tant’è che controllava sulle pagine internet gli orari del passaggio dei bus a Imperia […] Una volta giunto in loco, Chimienti dopo aver soggiornato una notte in albergo, sarebbe ritornato ad Imperia a bordo del bus […] in partenza da Gioia Tauro alle ore 18:30 del venerdì 10.12.2021 e a bordo del medesimo bus avrebbe viaggiato, nel vano bagagli, un pacco anonimo contenente un kg di cocaina che Chimienti avrebbe provveduto a ritirare solo dopo essere arrivato alla fermata di Imperia nella mattinata del giorno 11.12.2021 e al momento del suo arrivo Gioffrè si sarebbe premurato di mandare un incaricato a prelevare sia Chimienti che il pacco. Lo stratagemma era chiaramente finalizzato alla salvaguardia del corriere, poiché, in caso di controlli —come poi avvenuti – il pacco non sarebbe stato allo stesso riconducibile, mentre la presenza di un sodale a bordo del mezzo ne avrebbe consentito il controllo , secondo un sistema ormai più volte sperimentato , oltre alla adozione delle solite precauzioni tipo la disinstallazione degli applicativi WhatsApp e Messenger e l’utilizzo di Wickr me”.

Quindi, Chimienti con un green pass falso a lui non riconducibile, viaggiava sul bus per custodire il pacco contenente i 30 mila euro riposti nel vano bagaglio e giunto a Palmi pernottava , per ripartire il giorno dopo. Gli accertamenti effettuati dalla PG consentivano di evidenziare che la cella telefonica di Gioia Tauro agganciava l’apparecchio telefonico in suo uso e Chimienti nel corso del viaggio di ritorno dalla Calabria nel corso della quale lo stesso informava il Gioffrè di aver alloggiato all’albergo […] di Gioia Tauro […] A ulteriore riprova della presenza di Chimienti in Calabria era il servizio di osservazione effettuato dal Reparto della Guardia di Finanza nei pressi del Terminal bus […] Stazione di partenza della tratta Gioia Tauro-Ventimiglia, che confermava che l’indagato alle ore 18:30 circa del 10.12.2021, attendeva il pullman e successivamente si avvicinava verso Io stesso con in mano una scatola di cartone corrispondente a quella successivamente sequestrata”.

La droga poi non è mai arrivata in piazza Nanollo Piana perchè il pullman è stato fermato al casello autostradale di Imperia Est dove veniva sequestrato proprio un panetto di cocaina da 1,170 kg.

L’involucro – si legge nell’ordinanza – di forma rettangolare, ed avvolto da un nastro adesivo verde, recante una scritta ‘Rt’, era occultato all’interno di una scatola di cartone”.

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