30 Aprile 2024 02:32

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30 Aprile 2024 02:32

Imperia: il mondo della pesca sportiva si ribella al Decreto che limita il numero degli ami sui palamiti. “Provvedimento ingiusto e sbagliato”/Foto e Video

In breve: Questa mattina vertice dei circoli Stella Maris e Borgo Foce con parlamentari e amministratori regionali e locali 

I pescatori dilettanti e sportivi della Riviera ligure di ponente sono contrari ai contenuti del Decreto ministeriale con il quale si impone la riduzione da 200 a 50 ami per i palamiti dei pescatori dilettanti. Questa mattina sulla questione si sono riuniti i soci dei Circoli Stella Maris, con il Presidente Guido Ascheri e Borgo Foce di Imperia,  con il Presidente Giampiero Mantero, insieme all’onorevole Francesco Bruzzone, al Vicepresidente della Regione Alessandro Piana, al Presidente del Consiglio comunale di Imperia Simone Vassallo e al consigliere Davide la Monica.  Ha inoltre inviato un suo intervento anche l’assessore regionale Marco Scajola. 

Questa mattina vertice dei circoli Stella Maris e Borgo Foce con parlamentari e amministratori regionali e locali

La contrarietà è derivata dal fatto che è stata colpita solo la parte dilettantistica dei pescatori e non si è nemmeno pensato di sedere ad un tavolo tutti gli interlocutori che intervengono al prelevamento per i temi delle specie ittiche e della conservazione dei litorali costieri (pescatori professionali, sportivi, Enti locali ecc.) prima di emanare il provvedimento.

Sottolinea il parlamentare leghista Francesco Bruzzone: “Appena sono venuto a conoscenza di questa cosa, conoscendo la materia e il forte impatto, che sostanzialmente va a precludere la possibilità di fare la pesca dilettantistica, quella ricreativa in mare, bloccando sostanzialmente l’uso dei palamiti, perché limitarla a 50 ami  è come bloccarla, immediatamente ho presentato un’interrogazione, nella quale chiedo che il ministro faccia una rivalutazione di quella che è stata questa sua iniziativa, per tantissimi motivi. Intanto per non incrementare un dualismo fra i pescatori professionisti e i pescatori dilettanti, perché non c’è motivo di poterlo fare nel modo più assoluto. 

Se c’è un problema di tutelare qualcuno, è da tutelare la fauna ittica in generale rispetto all’inquinamento e a tutte quelle cose negative che sappiamo. Quindi ho chiesto che venga ritirato il decreto e l’ho fatto con una interrogazione ufficialmente depositata e quindi credo che venga iscritta quanto prima al cosiddetto question time e quindi attendo che il ministro venga a rispondere in Parlamento.

C’è anche la diretta televisiva nazionale sulle question time e quindi tutti i pescatori italiani avranno anche la possibilità anche di vedere finalmente che sono rappresentate le loro istanze. Io arrivo da un mondo molto chiaro che è quello della fauna selvatica. Mi occupo di questo della fauna selvatica terrestre e tutti quanti sanno quello che ha avvenuto nel corso degli anni, rispetto a forme animalistiche che hanno trovato sbocco in forme di restrizione.

Oggi siamo qui di fronte a un problema che riguarda la fauna ittica, che comunque, come quella terrestre, deve essere vista come una risorsa, oggi per il tempo libero, ma anche poi alla fine una risorsa alimentare, perché l’anziano, il pensionato che prende la sua barchetta va a mettere quattro ami in mare per poi mangiarsi il suo prodotto credo che faccia un’attività totalmente sana che debba essere tutelata”.

Dice Alessandro Piana: “E’ un qualcosa che è caratterizza particolarmente la Liguria, quello della pesca sportiva. Abbiamo molti diportisti, non solo liguri, ma anche del Piemonte, della Lombardia e dell’Emilia Romagna che hanno le loro barche e nei nostri porticcioli turistici e che creano e hanno creato sempre un indotto economico, importante e positivo e soprattutto un qualcosa che tradizionalmente ci appartiene.

Bisognerebbe cercare di evitare di mettere in contrapposizione magari due tipologie di pesca come quella sportiva e come quella professionistica, creando magari guerre tra poveri. In realtà i due mondi hanno sempre convissuto e magari coordinando un po’ meglio questa tipologia di provvedimenti si potrebbe cercare di trovare una via di mezzo.

Io ho scritto al presidente della commissione politica agricola della pesca e al coordinatore della pesca perché venga inserito in una prossima Cpa, che è una commissione politica, un ordine del giorno proprio in merito a questo provvedimento, per cercare di andare incontro anche a quelle che sono le esigenze dei nostri pescatori sportivi, che sono molti e hanno sempre collaborato anche con i pescatori .

Molte volte le esche che vengono usate da mettere in questi ami vengono comprate dai pescatori professionisti. Quindi, ripeto, sono due mondi che devono convivere. Io non credo che ci siano delle problematiche particolari per quanto riguarda le tipologie di pesce o il numero dei pesci , soprattutto in Liguria. Magari in altre realtà d’Europa, in realtà in Italia, può esserci questa problematica. Qui abbiamo mari profondi e abbiamo molto pesce. Se 200 ami sono sono troppi, probabilmente 50 sono pochi e quindi una via di mezzo si può trovare, soprattutto anche per quanto riguarda altri provvedimenti presi sulla sulla tipologia di attrezzature da tenere a bordo”.

Sottolinea Marco Scajola: “Il mondo della pesca sportiva, è un mondo di persone che amano il mare e l’ambiente. La loro attività prevede anche la tutela dei nostri fondali e il rispetto sempre dello stesso ambiente. Dispiace che possano essere limitati e privati nella loro attività sportiva ed educativa e di cultura del mare.

Mi auguro che il Governo possa rivedere queste scelte in ottica di limitazione della loro azione. Sarà mia cura, come Assessore Regionale di questo territorio, ma anche come associato della Stella Maris e amici della pesca sportiva, già nei prossimi giorni, interessarmi con il Presidente Giovanni Toti della questione, auspicando un ripensamento del Governo”.

Spiega Filippo Cassola responsabile regionale della Federazione Italiana pesca sportiva per la Liguria: “Sono contento di essere qui a Imperia e che da Imperia parta questa protesta, che si estenderà poi in tutta la Liguria e speriamo a livello nazionale

Le associazioni non sono d’accordo con questo decreto perché è sbagliato sia nella forma che nella sostanza. Nella forma perché è un decreto che riguarda il mondo della pesca dilettantistica che non è stata minimamente considerata prima, perché è un decreto che è stato calato dall’alto dal ministro verosimilmente su sollecitazione della pesca professionale, contribuendo peraltro soltanto a creare un conflitto tra pesca sportiva e pesca professionale che non ci dovrebbe essere e che certamente non c’è da parte della pesca ricreativa.

I limiti della pesca ricreativa sono chiaramente diversi da quella della pesca professionale. Il decreto è poi sbagliato dal punto di vista delle motivazioni, perché è un decreto che ipotizza e immagina che i pescatori ricreativi e in particolare quelli con il palamito, siano pescatori illegali, cioè che vendono abusivamente il pesce. Questa è un’accusa che non può essere accettata dai pescatori dilettanti.

Qui con noi avevamo decine e decine di pescatori dilettanti che sono dilettanti nel senso vero proprio del termine. Sono persone che svolgono un altro lavoro, un’attività professionale di qualsiasi tipo e pochissime volte all’anno, in via saltuaria, decidono di passare qualche ora in mare.  E’ evidente che è un’accusa generalizzata che non può essere accettata. Ci sono le già le norme, ci sono le regole che limitano la nostra attività,  si tratta soltanto di farle rispettare ed eventualmente di incentivare i controlli.

Quindi con questa premessa, il decreto, così come è fatto, non è accettabile. La Fipsas nazionale ha chiesto un incontro al Ministero, depositando delle argomentate note tecniche con le quali si spiegano le ragioni di contrarietà al decreto si chiede il ritiro di questo decreto.

A livello politico si stanno facendo tutte le iniziative possibili per sollecitare politici della maggioranza e dell’opposizione, ma della maggioranza e anche dello stesso partito del ministro, perché possa essere riconsiderata questa misura che è profondamente ingiusta e profondamente sbagliata nella forma e nella sostanza“.

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