10 Dicembre 2024 02:43

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10 Dicembre 2024 02:43

Imperia: Consiglio Comunale, Lucio Sardi (AVS) attacca il consigliere La Monica. “Sul referendum abrogativo un comportamento ipocrita e vigliacco”

Lucio Sardi, esponente del gruppo di minoranza di Alleanza Verdi e Sinistra, interviene con una nota per esprime alcune considerazioni in merito all’ultimo Consiglio Comunale di Imperia.

Consiglio Comunale: le considerazioni del Consigliere Lucio Sardi

Nell’ultimo consiglio comunale prima della pausa estiva, Scajola e la sua maggioranza hanno dato dimostrazione di come intendono la democrazia e il decoro istituzionale.

In avvio di seduta, immaginiamo dopo aver imposto ai consiglieri di maggioranza un “dress code” adeguato, il consigliere Chiaraman (che vanta sulle pratiche discusse in Consiglio un “cartellino interventi” praticamente intonso) è stato incaricato di presentare una mozione d’ordine per richiamare i consiglieri comunali ad indossare un abbigliamento decoroso durante le sedute.

A chiarire nel dettaglio quale sarebbe l’abbigliamento adeguato di un consigliere comunale ci ha quindi pensato il sindaco (che in queste settimane abbiamo notato essere impegnato a riassettare il piano nobile del comune con quadri, modelli di nave e piante) il quale (mostrando una – insolita per lui – passione per il ruolo di giudice) ha sentenziato che la giacca sarebbe d’obbligo e la cravatta forse facoltativa nei giorni da bollino rosso per il caldo.

Il sindaco ha però dimenticato di declinare la regola nei confronti delle consigliere, che forse possono ritenersi conformi ai dettami del decoro Scajolano con un tailleur oppure, basandoci sul suo famoso intervento in consiglio sul Cavour, con un giro di perle, ma solo per quelle che il sindaco cataloga come “belle signore”.

Che il decoro istituzionale di un eletto consista piuttosto nel tenere comportamenti di trasparenza, rispetto delle regole e degli avversari politici, non attraversa il pensiero di un sindaco che in consiglio ha l’abitudine di attaccare e insultare, più o meno velatamente anche sul piano personale, i consiglieri di opposizione e che ha appena incassato la prescrizione dei reati nel processo sul favoreggiamento della latitanza di Matacena, vicenda da cui sono emersi comportamenti che, al di là del rilievo penale, non avevano nulla di dignitoso.

Che la destra consideri la giacca uno scudo o meglio una mano di pittura su comportamenti istituzionalmente indecorosi, ce lo insegna l’ex presidente Toti che, nella prima intervista rilasciata sotto casa non appena uscito dagli arresti domiciliari, si è presentato con una elegantissima giacca per non gettare evidentemente discredito sul ruolo di presidente della regione che, come abbiamo appreso dagli atti dell’indagine a suo carico, ha con tanto “onore” svolto.

Ma il punto più basso del decoro istituzionale dimostrato dalla elegante maggioranza che sostiene Scajola nella seduta del consiglio non è stata l’ipocrisia sulle regole dell’abbigliamento.

Il comportamento tenuto dalla maggioranza per impedire che possa svolgersi il referendum comunale abrogativo della famigerata delibera sui parcheggi a pagamento già presentato da un comitato di cittadini, dimostra le qualità democratiche di Scajola e dei suoi sostenitori.

A seguito della presentazione del quesito referendario, strumento previsto nello statuto comunale, è emerso che ci sarebbe una lacuna formale nel regolamento che ne deve disciplinare l’esecuzione perché non è formalmente richiamata la fattispecie del referendum abrogativo, ma solo di quello consultivo o di indirizzo.

Una lacuna formale frutto di una evidente svista – poiché il diritto all’esercizio del referendum abrogativo è sancito dallo statuto comunale – svista a cui, come minoranza abbiamo cercato di porre rimedio con una semplice modifica del regolamento sull’attuazione dei referendum, che è stata peraltro oggetto di parere tecnico positivo da parte della segretaria generale del comune.
Nella discussione della pratica in commissione consiliare la maggioranza non ha sollevato la benché minima obiezione o richiesta di emendamento, dando, quindi, l’idea di trovare l’iniziativa giusta in quanto dettata dall’esigenza di colmare una lacuna e consentire l’utilizzo di uno strumento democratico previsto dallo statuto comunale.

Ma che l’intento della maggioranza fosse un altro è subito apparso chiaro in consiglio quando il consigliere La Monica, forse per cercare di dimostrarsi tanto incompetente da meritarsi finalmente un assessorato, ha sollevato una strumentale e infondata obiezione tecnica sulla mancata indicazione, nella proposta di modifica del regolamento, dell’obbligo del quorum per il referendum abrogativo.
L’infondatezza del rilievo risulta evidente dal fatto che lo stesso regolamento attualmente già richiami alle regole dei referendum nazionali per quanto non previsto nel regolamento e quindi all’evidente previsione del quorum per i referendum abrogativi comunali.

La strumentalità dell’operazione è ancora più evidente perché La Monica, dopo non averlo fatto in commissione, si è ben guardato dal presentare, come poteva, un emendamento in consiglio per prevedere che il quorum fosse citato e quindi sanare l’infondato rilievo mosso, che ha invece usato a pretesto per chiedere il ritiro della pratica e poi votare contro come il resto della maggioranza.

Un comportamento la cui possibile definizione va da ipocrita a vigliacco, perché ha tentato vanamente di non far assumere alla maggioranza la responsabilità politica di un voto che di fatto priva i cittadini imperiesi di un diritto costituzionalmente garantito e per il riconoscimento del quale ci attiveremo formalmente presso le autorità di governo competenti al fine di ripristinare un principio di democrazia che non può essere impedito da una maggioranza consiliare tanto arrogante quanto pavida.

Per gli esteti sostenitori del codice di decoro del sindaco e arredatore d’interni Scajola, la democrazia evidentemente è un vestito che deve avere solo la taglia small del potere e deve essere tenuta a distanza dagli ineleganti cittadini che vorrebbero arrogarsi il diritto di decidere senza possedere uno stile adeguato.

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