26 Aprile 2024 18:49

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26 Aprile 2024 18:49

CASO AGNESI – Il pensiero del gruppo consiliare “Imperia Bene Comune”: “Subito un consiglio comunale per discutere della vicenda”

Grosso quadrata
“Anche sulla vicenda della chiusura del mulino Agnesi, come quella del porto, ritengo si debbano evidenziare le responsabilità della classe politica che ha governato in questi ultimi 20 anni. Nonostante le sollecitazioni della minoranza a porre in essere una politica cittadina di confronto e di dialogo con la proprietà Agnesi per un’espansione e un potenziamento dell’attività sul territorio, radicando il marchio Agnesi al distretto agro-alimentare, il centrodestra imperiese ha preferito concedere a Colussi l’opportunità di investire su Imperia con operazioni edilizie di portata speculativa e non certo di accrescimento produttivo.

La città di Imperia poteva e doveva investire su questa fabbrica, lo doveva fare approfittando dei fondi europei dell’obiettivo 2, lo poteva fare contemplando con la proprietà un investimento in città sul polo fieristico in luogo delle migliaia di metri cubi di residenziale consentiti con il progetto della “Porta del Mare”. Il Sindaco Capacci lo scorso settembre, sulla richiesta di variante fatta da Colussi, ha ulteriormente nicchiato a suo modo, strizzando l’occhio all’operazione senza esporsi troppo invece di affermare chiaramente che la strada percorribile è solo quella dell’investimento produttivo.

Il PD, che ha la responsabilità di rendere oggi concrete quindici anni di battaglie all’opposizione con noi, ha rimandato tutto a domani rinviando la palla in corner, ma una forza politica che vuole dare un vero significato di cambiamento dimostra di avere chiare le strategie e non di navigare a vista e con tanta tanta paura di infastidire alcuni gruppi di potere.
Che si sarebbe arrivati qui lo si poteva immaginare, era la cronaca di una morte annunciata, ma la politica non ha fatto nulla, anzi le scelte strategiche della portualità stessa hanno accelerato tale processo. Non era immaginabile che fare arrivare il grano a Savona e trasportarlo a Imperia su gomma sarebbe stato antieconomico?

Non si poteva immaginare che la politica portuale della dismissione di fatto dell’area commerciale avrebbe inevitabilmente compromesso anche l’attività del pastificio? La verità è che alcune forze politiche volevano proprio questo perché a loro del lavoro e della gente non importa un bel niente, del bene comune ancora meno. La cosa grave è che i cittadini spesso non hanno compreso sino in fondo la gravità di certe scelte fatte in nome della modernità, perché la politica stessa ci ha trasferito dei messaggi culturali agghiaccianti, invitandoci tutti a pensare Imperia come Las Vegas.

Il fatto è che la Fratelli Carli, l’Agnesi e pochi altri qualche posto di lavoro lo conservano e lo garantiscono ancora, mentre tutti i posti di lavoro ipotizzati dal più grande porto del mediterraneo non solo sono ancora da inventare ma sono già spariti insieme ai 280 milioni di euro che si è portato via Caltagirone.
Tanta, troppa gente non si è resa conto che tutte le battaglie sindacali per i diritti perse in questi anni dal mondo del lavoro non riguardavano solo gli altri, quelli della porta accanto, ma noi stessi e che prima o poi le avremmo pagate in termini di insicurezza.

I sindacati stessi non hanno saputo in un certo momento storico cambiare la strategia di lotta: dalla difesa del lavoratore ad oltranza alla difesa del lavoro inteso come piano strategico produttivo aziendale. Il risultato è che in Italia la proprietà dell’impresa e la forza lavoro sono ritornate ad essere due realtà separate mentre in altri Stati sono i due lati imprescindibili della stessa medaglia.
Imperia Bene Comune non lascerà soli i lavoratori dell’Agnesi, li incontrerà e con loro i Sindacati, così come pretenderà un consiglio monotematico sulla questione per confrontarsi ancora una volta democraticamente e pubblicamente con tutte le forze politiche in campo per cercare una soluzione cittadina che salvaguardi il lavoro e la credibilità della nostra città”.

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