La discussa norma del nuovo Codice della Strada che punisce chi usa sostanze stupefacenti è finita davanti alla Corte Costituzionale. È la giudice per le indagini preliminari del tribunale di Pordenone, Milena Granata, ad aver sollevato l’8 aprile il primo ricorso ufficiale chiedendo ai giudici della Consulta di valutarne la legittimità.
Il caso riguarda una donna risultata positiva agli oppioidi dopo un incidente stradale. La conducente aveva dichiarato di non aver mai assunto droghe, ma di essere in cura con un antinfiammatorio contenente codeina (Tachidol) e di aver preso un ansiolitico dopo l’incidente. Le analisi delle urine avevano rilevato tracce di oppioidi, mentre quelle del sangue erano risultate negative.
Il problema nasce dalla recente modifica al Codice che ha eliminato il riferimento allo “stato di alterazione psico-fisica” dalle sanzioni per guida sotto effetto di sostanze: ora basta un test positivo per vedersi sospendere la patente, anche giorni dopo l’assunzione.
La giudice Granata ha sollevato dubbi sulla costituzionalità della norma, ritenendola “irragionevole e sproporzionata” rispetto allo scopo di tutelare la sicurezza stradale. Il magistrato Enrico Pezzi, che aveva chiesto la condanna della donna, ha evidenziato come le nuove regole mettano sullo stesso piano situazioni diverse, come l’uso di sostanze prima di mettersi alla guida e l’assunzione di farmaci a scopo terapeutico. La Consulta dovrà ora valutare se accogliere la richiesta e successivamente esprimersi nel merito.