Doveva essere una semplice serata tra amici, all’insegna del divertimento, ma si è trasformata in un lungo calvario giudiziario per un giovane imperiese, accusato di violenza sessuale da una sua amica. A distanza di oltre un anno, il procedimento si è concluso con un provvedimento di non luogo a procedere: perché, secondo il giudice, gli elementi acquisiti non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna.
La serata tra amici e l’accusa di violenza
Era il dicembre 2022 quando, al termine di un evento sportivo, i due giovani (all’epoca dei fatti entrambi minorenni) ed altri amici decidono di proseguire la serata nell’abitazione di uno di loro, l’imputato.
Complici l’atmosfera conviviale, l’alcool consumato in abbondanza e pare anche l’uso di sostanze stupefacenti (uno o due spinelli secondo i testimoni), tra i due scatta l’intesa che culmina in un rapporto sessuale. Nelle ore successive il ragazzo si lascia andare a confidenze con alcuni amici, raccontando l’accaduto con toni di vanto. Quelle parole, però, non restano chiuse nell’ambiente ristretto della compagnia: iniziano a circolare, fino ad arrivare alle orecchie della famiglia della giovane.
Dopo alcuni mesi da quella serata la ragazza decide di sporgere denuncia, sostenendo di non aver prestato il proprio consenso. Da quel momento, per il giovane imperiese, comincia un percorso giudiziario complesso e doloroso.
Le indagini e la decisione del GUP
Le indagini avviate dalla Procura portano alla raccolta di diversi elementi, tra cui audio e video registrati nei mesi successivi ai fatti oltre alle testimonianze degli amici dei ragazzi. Materiale che restituisce un quadro diverso rispetto alla denuncia: i due ex appaiono insieme in atteggiamenti amichevoli e scherzosi, senza evidenti segnali di tensione o sopraffazione.
Alla luce di questi riscontri, il Pubblico Ministero aveva chiesto l’archiviazione del procedimento. Tuttavia, il GIP (Giudice per le indagini preliminari) aveva ritenuto necessario approfondire ulteriormente, disponendo l’imputazione coatta e avviando così il processo che ha visto il giovane, difeso dall’avvocato Ramadan Tahiri, accusato di violenza sessuale.
Durante l’udienza preliminare presso il Tribunale dei Minori di Genova, il GUP ha quindi analizzato tutte le prove raccolte, valutando che mancassero gli elementi necessari per sostenere l’accusa in giudizio. ll comportamento del giovane nei giorni e mesi successivi alla serata è appunto apparso coerente e tutt’altro che di un soggetto colpevole di un abuso, anzi convinto di aver avuto un rapporto consenziente continuando ad avere un rapporto, anche di confidenza, con la giovane presunta vittima.
In applicazione dei criteri stabiliti dalla riforma Cartabia, che prevede l’obbligo di procedere solo nei casi in cui ci sia una ragionevole possibilità di condanna, è arrivata la sentenza: non luogo a procedere.
Una decisione che pone fine a una vicenda dolorosa, riportando serenità nella vita del giovane imperiese.