Si è tenuta questa mattina al Tribunale di Imperia una nuova udienza del processo che vede imputato Fabrizio Rosa (difeso dall’avvocato Marco Bosio), geometra dell’ufficio tecnico di Castelvittorio, accusato in veste di RUP, di aver favorito l’aggiudicazione di un appalto pubblico attraverso la rivelazione di informazioni riservate. Nello specifico si tratta dell’affidamento dei lavori per la riqualificazione dell’area comunale destinata a eventi, manifestazioni e festeggiamenti a Castelvittorio, per un importo complessivo di 200mila euro, di cui circa 151mila soggetti a ribasso.
Cruciale, nell’udienza odierna, è stato l’interrogatorio dell’imputato che si è sottoposto all’esame rispondendo alle domande sia della difesa che del Pubblico Ministero Alberto Lari. Prima di questo però sono stati sentiti anche il luogotenente dei Carabinieri Camplese e il dottor Lettieri, all’epoca in forze al Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Imperia.
Un’indagine nata da un maxi filone sugli appalti pubblici truccati
L’inchiesta, avviata nel 2022, rientra in un filone separato della maxi indagine condotta dai Carabinieri su presunte irregolarità negli appalti pubblici. Un’indagine che, nel maggio dello stesso anno, aveva già portato all’arresto, con l’accusa di corruzione, dell’imprenditore imperiese Vincenzo Speranza, titolare della Edilcantieri Costruzioni Srl (che ha patteggiato con una condanna a 2 anni e 6 mesi) e di Luigino Dellerba, all’epoca sindaco di Aurigo e consigliere provinciale (condannato a 2 anni con rito abbreviato).
La testimonianza delle forze dell’ordine: “C’era confidenza tra Speranza e Rosa”
Proprio il luogotenente Camplese è stato chiamato a ricostruire i fatti e la genesi di questa indagine che, grazie all’acquisizione documentale e alle intercettazioni, ha messo in luce svariati contatti diretti tra i fratelli Speranza e numerose figure del mondo amministrativo e politico, compreso il signor Rosa. “C’era un rapporto confidenziale tra Speranza e Fabrizio Rosa – ha aggiunto il luogotenente, entrando nel vivo della testimonianza – Si trattava di una procedura negoziata senza pubblicazione di bando, con l’invito rivolto a sei operatori economici: tre selezionati direttamente dal RUP e tre individuati dal sistema. Dall’analisi di un’intercettazione ambientale tra Fabrizio Rosa e Gaetano Speranza, è emerso che le ditte effettivamente invitate corrispondevano a quelle già indicate in precedenza da Rosa durante un incontro tra i due”.
La difesa, rappresentata dall’avvocato Bosio, ha chiesto però delucidazioni sul momento dell’apertura telematica delle due offerte e sull’eventuale coinvolgimento di Fabrizio Rosa prima di tale apertura. Domanda a cui il teste non ha saputo rispondere con precisione, in quanto non presente fisicamente sul posto all’epoca dei fatti.
Il nodo delle buste telematiche e l’intervento dei militari
Al suo posto però ha risposto il dottor Lettieri, in servizio all’epoca presso il Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Imperia. Sentito in merito all’attività svolta l’8 luglio, ha spiegato che, in esecuzione di un decreto di esibizione, si era recato a Castelvittorio con i colleghi per acquisire la documentazione relativa alla gara d’appalto. “Abbiamo preso contatto con Fabrizio Rosa – ha dichiarato Lettieri – il quale ci ha consegnato i documenti attraverso il portale online. Non c’era nulla di stampato, era tutto in formato digitale. La gara non era ancora conclusa, ma risultava già una provvisoria aggiudicazione a favore della ditta Edilcantieri”.
Il teste ha poi riferito alcune difficoltà tecniche incontrate nel corso della giornata: “Lo scaricamento degli atti dal portale era complicato – ha spiegato – e fu lo stesso Fabrizio Rosa ad aiutarci, passando da un computer all’altro per fornirci il materiale”. L’avvocato Bosio ha quindi chiesto se, in quell’occasione, fosse stato chiesto a Rosa di procedere all’apertura delle buste contenenti le offerte tramite il sistema informatico e se fosse stato necessario l’intervento del Consip. “Non ricordo se la gara fosse già chiusa o se fosse stata completata l’aggiudicazione – ha risposto il carabiniere – so solo che si parlava di un’aggiudicazione provvisoria”.
Il sindaco di Castelvittorio: “La gara era ferma per problemi tra le ditte”
È intervenuto poi come testimone il sindaco di Castelvittorio, che ha ricostruito la genesi della gara d’appalto, spiegando che l’esigenza era nata a seguito dell’ottenimento di un finanziamento tramite bando. “Ci siamo affidati al nostro RUP, il geometra Rosa – ha dichiarato – si è occupato di tutto lui. So che esistono procedure da seguire, ma non ne conosco i dettagli. Rosa lavora con noi da molti anni”.
Il primo cittadino ha poi riferito di non essere mai stato presente in Comune durante l’accesso dei Carabinieri. “Rosa mi aveva detto che la procedura era ferma perché c’erano delle problematiche con le ditte invitate e che era meglio attendere l’evolversi della situazione. Io ero preoccupato che si andasse troppo oltre con i tempi, rischiando di perdere il contributo ottenuto”.
Parla Rosa: “Sistema digitale scelto per trasparenza. Ma non volevo proseguire la gara”
Ha preso infine la parola l’imputato, Fabrizio Rosa, che, incalzato dal proprio difensore, ha ricostruito nel dettaglio le fasi della gara per l’area destinata alle manifestazioni, soffermandosi anche sulla scelta – non obbligatoria – di utilizzare strumenti digitali. “Ho optato per il sistema informatico perché garantiva una cronologia certa e un database fornitori più strutturato – ha spiegato – Ho scelto di invitare come ditte Edilcantieri, Masala e Marino per la loro comprovata professionalità”.
Rosa ha poi chiarito di aver caricato a sistema la determinazione a contrarre, il capitolato e le tavole progettuali, consentendo così alle ditte invitate di presentare le proprie offerte entro il 5 maggio. “Era impossibile visualizzare le offerte – ha specificato – erano conservate nel sistema informatico di Consip”.
Secondo quanto riferito in aula, Rosa non procedette all’apertura delle buste dopo la scadenza del termine, poiché nel frattempo era esplosa l’inchiesta e il nome di Edilcantieri era emerso tra gli indagati. “Leggevo le notizie sui giornali – ha detto – e poi il 31 maggio i Carabinieri avevano acquisito dei documenti. Pensavo fosse un controllo di routine, viste le circostanze. Io non volevo più procedere con la gara”.
I problemi tecnici, la pressione dei Carabinieri e l’apertura forzata dell’offerta Edilcantieri
L’8 luglio Rosa si trovava in Comune quando si sono presentati i Carabinieri per un’acquisizione formale delle offerte. “Mi chiesero se la procedura fosse stata chiusa – ha raccontato – risposi di no e che non era mia intenzione proseguire con la gara. Mi dissero però che dovevo assolutamente completare la fase finale per consentire loro di acquisire l’offerta di Edilcantieri. Hanno insistito, dicendomi di agire come se non fossero presenti. Così ho attivato la procedura, e il brigadiere Lettieri, seduto accanto a me, ha visto ogni passaggio”.
Rosa ha poi spiegato di essersi accorto che Edilcantieri aveva caricato due volte gli stessi file, rendendo di fatto irregolare la propria candidatura. “Non potevo ammetterla alla fase successiva – ha detto – mentre la documentazione presentata dalla ditta Macrì era completa. I Carabinieri mi dissero di andare avanti, così segnalai al sistema il problema relativo a Edilcantieri. Il sistema, a quel punto, passò automaticamente alla fase successiva, cioè alla visione delle buste”.
Secondo quanto riferito dall’imputato, in quella fase risultava visibile soltanto l’offerta della ditta Macrì, in quanto quella di Edilcantieri, per via dell’errore nel caricamento, non era accessibile. “A quel punto – ha aggiunto – avrei assegnato l’appalto a Macrì, perché l’altra offerta era tecnicamente irregolare e non visualizzabile”.
Rosa ha infine raccontato che i Carabinieri insistevano per visionare l’offerta di Edilcantieri. “Dissi che non potevo farlo – ha dichiarato – mi chiesero allora di segnalare la problematica a Consip, in modo da riaprire la procedura. Feci la segnalazione a Consip, ma si trattava di una richiesta anomala e il sistema non si sbloccava – ha proseguito Rosa – I Carabinieri mi chiesero in modo perentorio di contattare Consip per risolvere la situazione. Spiegai quale fosse il problema e che era necessario visionare anche l’altra offerta, quella di Edilcantieri. Ma non cambiò nulla, finché uno dei carabinieri prese in mano il telefono e ordinò direttamente alla funzionaria di aprire la pratica. Alla fine la situazione si sbloccò”.
“Mi fecero dichiarare documenti inesistenti”. Il racconto di Rosa sull’aggiudicazione
Secondo quanto riferito dall’imputato, fu allora aperta anche l’offerta di Edilcantieri. “Mi fecero dichiarare l’esistenza di documenti che in realtà non c’erano. Mi dissero di procedere all’aggiudicazione alla ditta Edilcantieri, in quanto risultava essere l’offerta più conveniente”.
Durante l’esame, la difesa ha poi richiamato l’attenzione su una conversazione intercettata tra Rosa e Gaetano Speranza, nella quale si faceva riferimento ai nominativi delle ditte partecipanti alla gara. “È stata una leggerezza di divulgare questi nomi– ha ammesso Rosa – Non volevo favorire Edilcantieri. Anzi, due anni prima gli avevo fatto pagare delle multe per dei ritardi nei lavori. Non c’era alcun rapporto di favoritismo”.
Il controesame del PM e le intercettazioni ambientali: “Perché Speranza, 2 giorni prima del vostro incontro, sapeva che gli avrebbe rivelato i nomi?”
Il controesame del PM si è poi concentrato sul rapporto tra l’imputato e i titolari di Edilcantieri. “Vi davate del tu, conosceva sua moglie?”, ha chiesto e Rosa ha precisato: “Viviamo in una realtà piccola, ci conosciamo tutti. Ma non c’era un rapporto di confidenza”.
Il pubblico ministero è poi tornato sul tema delle rivelazioni riguardanti le ditte partecipanti. Rosa ah spiegato che: “Speranza mi disse che voleva farmi gli auguri di Pasqua e mi chiese se potevamo prenderci un caffè. Ero a San Biagio della Cima. La conversazione iniziò con lui che si lamentava dei costi di gestione, poi mi chiese delle ditte e io gliele dissi. Non consultai alcun documento, tanto che non sono nemmeno sicuro di averle nominate tutte”.
Il PM ha però contestato questa versione, richiamando un’intercettazione in cui Rosa si sente dire: “Vedi, mi fa vedere tutti gli allegati”. Rosa ha ribattuto di non ricordare di essere entrato nel sistema. Il magistrato ha quindi chiesto: “Mi spiega perché ha detto ben due volte che ha scelto la ditta Masala perché tanto non partecipa?”. L’imputato ha risposto: “Io non posso sapere chi partecipa o meno a una gara. Scelgo ditte che ritengo idonee”.
Il pubblico ministero ha poi incalzato ulteriormente: “Sa spiegare perché ha rivelato i nomi? E perché, due giorni prima, Speranza dice al fratello che lei glieli avrebbe comunicati? Non ha pensato che stava turbando la gara?”. Rosa ha ammesso: “È stata una leggerezza, ma non so perché i fratelli Speranza dissero questa cosa”.
A intervenire anche il presidente del collegio, Carlo Alberto Indellicati, che ha chiesto chiarimenti su un’altra intercettazione tra i fratelli Speranza. Parlando di Rosa, affermavano: “Tanto ce lo dà lo stesso”. Rosa ha spiegato che quella frase si riferiva a una diversa procedura, relativa all’appalto per un parcheggio, alla quale aveva partecipato solo Edilcantieri.
Le dichiarazioni mancanti e l’aggiudicazione definitiva: “Solo dopo l’integrazione dei documenti”
Il PM è infine tornato sulle dichiarazioni mancanti nella documentazione di gara. “Si trattava – ha spiegato Rosa – dell’assenza di procedimenti penali in corso, dei carichi pendenti e della dichiarazione sull’applicazione dei contratti nazionali del lavoro. I documenti sono stati prodotti in un secondo momento. Solo a quel punto si è potuto procedere all’aggiudicazione definitiva”.
I prossimi step vedranno la discussione e le eventuali repliche a fine giugno 2025 per arrivare alla sentenza forse nei primi giorni di luglio.