25 Aprile 2024 14:14

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25 Aprile 2024 14:14

IMPERIA. SCIOPERO GENERALE. IN 400 SFILANO PER LE VIE DELLA CITTÀ PER DIRE NO AL JOBS ACT DEL GOVERNO RENZI / FOTO E VIDEO

In breve: Dai partecipanti è arrivato un No unanime contro il Jobs Act approvato nei giorni scorsi e la richiesta di dimissioni del Premier Matteo Renzi.

collage manifestazione

Imperia – Circa 400 persone hanno sfilato questa mattina per le vie della città aderendo allo sciopero generale indetto dalla CGIL e dalla Uil per protestare contro le politiche del lavoro attuate dal Governo Renzi. Dopo il corteo che ha attraversato Oneglia per raggiungere piazza della Vittoria dove si sono tenuti i comizi dei principali esponenti sindacali. Dai partecipanti è arrivato un No unanime contro il Jobs Act approvato nei giorni scorsi e la richiesta di dimissioni del Premier Matteo Renzi.

“Noi intanto siamo contenti della presenza dei lavoratori, – ha detto Pietro Lai della Feneal Uil – si ci manca la scuola però siamo contenti dei lavoratori perché oggi fanno un sacrificio. Oggi lo sciopero a ogni lavoratore costa 100 euro di mancato salario. Siamo qui a protestare perché non si possono togliere i diritti acquisiti come vengono definiti tutto quello che abbiamo lottato per aver nello statuto dei lavoratori, per darlo a tutti. Si possono tranquillamente allargare i diritti ma senza toglierli poi a chi li ha realmente diciamo meritati con la propria lotta. Noi chiediamo al governo il riconoscimento del ruolo del sindacato come interlocutore, il Governo non può essere uno solo al comando deve parlare con le forze sociali perché siamo noi quelli che abbiamo il polso della situazione. Come lavoratori la crisi sappiamo cos’è mentre al Governo vorrei sapere quanti sono quelli che effettivamente hanno mai svolto un lavoro mentre qui ci sono centinaia di persone che tutte le mattine si alzano, vanno a lavorare, faticano per pochi spiccioli al mese. Anche la riduzione dell’Irap nei confronti delle imprese e non uno sgravio fiscale sulle buste paga dei lavoratori, questo lo troviamo una cosa iniqua. Noi speriamo che adesso che stanno facendo il decreto che si rendano conto che ci sono delle anomalie tipo l’assunzione per tre anni a tempo determinato da parte delle imprese e poi dopo tre anni ti possono licenziare ma addirittura o l’incentivo o la penalità che paga l’impresa nei confronti del lavoratore. L’impresa ha un risparmio più del doppio di quello che viene a pagare di penale e questa è un’ingiustizia, dovrebbe essere il lavoratore che prende più del doppio di quello che l’azienda risparmia se no così si incentiva le imprese a prendere i lavoratori per tre anni e poi creare di nuovo precarietà perché si licenziano quei lavoratori e usufruiscano gli sgravi fiscali pagando poco di penalità”. 

“Si parte dal lavoro, – ha detto Milena Speranza della Uil – si va poi contro tutto il resto del popolo italiano. Questo mi voglio permettere di dire, questa riforma tocca tutti noi, ecco perché questo grande sciopero generale. Oggi in piazza, era necessaria la presenza di tutti.
Io concludo ,cari amici, dicendovi che Renzi ci chiede, si chiede ancora perché noi oggi manifestiamo,sarebbe bello poter dare spazio ad ognuno di voi, io credo che, dalle parole di tutti coloro che oggi sono qui in piazza insieme a noi verrebbe veramente chiaro il pensiero di quello che è oggi il disagio che ognuno prova nelle proprie famiglie nei propri posti di lavoro. Noi gli diciamo che stiamo manifestando perché un Governo così non ci può rappresentare, perché un capo come lui non ci può più rappresentare, perché non è stato eletto da noi, perché noi vogliamo qualcuno che è capace di parlare dei diritti dei lavoratori, cosicché di garantire
i nostri cittadini e i nostri pensionati”.

Francesso Rossello segretario della Cgil Liguria: Noi oggi scioperiamo insieme alla Uil per contestare queste cosiddette riforme del governo, in particolare la riforma sul lavoro già usate dalla legge sulla stabilità che non contengono misure che servono a far ripartire il paese ma, a tagli lineari che ricadono su enti locali
conseguentemente rischiano di trasformarsi in tasse per lavoratori e pensionati e attacca i diritti dei lavoratori a partire dall’articolo 18 che,non servono assolutamente a creare nuove condizioni di lavoro e a far ripartire quindi l’economia e il paese a dare possibilità alle persone che oggi sono qui a manifestare”. 

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A cura Selena Marvaldi, Mattia Mangraviti

Foto di Alessandro Del Vento e Alessandro Moschi

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