27 Aprile 2024 06:52

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27 Aprile 2024 06:52

IMPERIA. NUOVA CHIUSURA PER LO STABILIMENTO AGNESI. STOP PER CINQUE GIORNI DAL 4 MARZO. I LAVORATORI SI SFOGANO CON UNA LETTERA / ECCO IL TESTO

In breve: Si tratta della seconda chiusura nel giro di due mesi dopo quella del gennaio scorso.

AGNESI

IMPERIA. Lo stabilimento Agnesi chiuderà per cinque giorni a partire dal prossimo mercoledì 4 marzo a causa della mancanza di vendite. Questa la comunicazione ufficializzata ieri dai vertici del gruppo Colussi alle RSU sindacali nella giornata di ieri, mercoledì 25 febbraio. Si tratta della seconda chiusura nel giro di due mesi dopo quella del gennaio scorso. Una serrata che preoccupa non poco i dipendenti dello stabilimento che hanno espresso i loro timori in una lunga lettera inviata alle redazioni dei giornali. 

IL TESTO DELLA LETTERA.

“Siamo una società, una collettività ed in questa ognuno esplica le proprie funzioni che si realizzano compiutamente solo se il fine ultimo è il benessere di tutti e non di una parte. Siamo tutti uguali, con compiti diversi ma tutti uguali ed il benessere di pochi non è più importante di quello dei molti e soprattutto non può essere costruito sulla sofferenza.
Noi lavoratori dell’ Agnesi abbiamo da subito preso a nostro simbolo un cuore perché pensiamo che il cuore debba governare l’azione umana in ogni aspetto compreso il lavoro. Dobbiamo guardarci dentro e chiederci che futuro vogliamo, che esseri umani vogliamo essere perché quello che facciamo e quindi anche il nostro lavoro è parte integrante del nostro cammino umano. Il lavoro più importante si compie nel cuore , la continua sete di conoscenza, la ricerca di noi stessi è questo che mettiamo in ogni aspetto della nostra vita. Comprendere questo fa sì che il lavoro non sia solo una fonte di reddito ma un mezzo per evolverci e contribuire alla società in cui viviamo . Operai, imprenditori, amministratori… tutti sono protagonisti e ognuno deve essere mosso dal desiderio di contribuire al bene comune perché molto più attraente e appagante del proprio tornaconto. Ognuno realizza il proprio progetto nel dare e non nel prendere.
Per noi lavoratori dell’Agnesi è un momento difficile , noi vogliamo fare la nostra parte lavorando e vogliamo che tutte le parti facciano la loro assumendosi le proprie responsabilità.
Le amministrazioni devono perseguire il benessere dei cittadini creando le condizioni per un reale sviluppo economico, intraprendere azioni volte alla creazione di veri nuovi posti di lavoro non limitandosi a tamponare le emergenze ma invertire la tendenza stimolando una crescita che tenga conto del territorio e della nostra storia. Bisogna passare dalle belle parole dette per conquistare consenso ai fatti che fanno di una persona un “onorevole”. L’imprenditore poi, deve ricordare che l’impresa è un biglietto da visita: un progetto di vita che lo identifica e come tale deve essere condotta ed avere la consapevolezza del suo ruolo che senza dipendenti non sarebbe tale, ha sempre bisogno di qualcuno per realizzare un’idea e in questo rapporto esprime molto; insieme facciamo un cammino ed ognuno viene ricompensato secondo il grado di rischio economico preso tuttavia deve governare sempre il reciproco rispetto e nessuno si deve sentire superiore all’altro. La salvaguardia dei posti di lavoro non è un pretesto per avere sconti sul costo della manodopera ma deve essere un valore sentito. Sempre dobbiamo essere spinti dalla voglia di fare, una fabbrica nasce per fare, per produrre ed è contradditorio darle una scadenza salvo non avere in serbo progetti diversi tenuti opportunamente nascosti allora richiedere un aiuto attraverso gli ammortizzatori diventa un comportamento furbesco e antisociale. Con la solidarietà viene sottoscritta una volontà di rilancio ferma e decisa che passa attraverso il sacrificio fatto dagli operai (di certo incolpevoli di decisioni strategiche) di lavorare meno per lavorare tutti.

Vogliamo essere guidati ma sapendo dove; abbiamo la spiacevole sensazione che il nostro futuro sia già stato scelto ma l’operazione richiede tempo ed è quello che si sta cercando di guadagnare. Troppo e sconsideratamente si è tagliato su un’ organizzazione lacunosa quindi tutto ha l’aria di una chiusura, sempre annunciata e mai smentita, da pilotare nel silenzio e mascherata da comodo rilancio del solo marchio, utile al domani. Credo che abbiamo il diritto tanto noi quanto la cittadinanza di avere delle risposte alle domande da tempo inevase: cosa succederà , stando ad oggi, dopo giugno 2016? Se si è scelta quella data un motivo c’ è, un progetto è stato fatto e quindi cosa si è pensato per lo stabilimento di Via Schiva e i suoi dipendenti?
E’ oggi che costruiamo il nostro domani e possiamo realizzare tutto quello che vogliamo abbandonando gli egoismi e, partendo dal cuore, lavorare insieme. Non lamentiamoci del nostro presente, lo abbiamo costruito ieri lasciando fare, quanti no non abbiamo detto, quanto spazio abbiamo lasciato agli egoisti di turno. Oggi non dobbiamo e non vogliamo tacere perché siamo noi il mondo migliore. Abbiamo un cuore e una voce, facciamoli sentire”.

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