29 Aprile 2024 15:09

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29 Aprile 2024 15:09

IMPERIA. CI SOCCORRONO OGNI GIORNO SE STIAMO MALE. MA CHI SONO VERAMENTE? VIAGGIO NEL MONDO DEI VOLONTARI DEL 118

In breve: "Le mie parole per la missione da soccorritore? Dedizione, sacrificio, soddisfazione"
immagine di repertorio
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“Esistono molti motivi per i quali ci si approccia alla (non riconosciuta a livello nazionale) prestazione professionale del soccorritore. Durante la mia esperienza all’interno della onlus, dove, appunto milito, ho riscontrato diverse categorie di persone con diverse vedute, come direbbe De André: chi lo fa per noia chi per professione (denaro) o chi, come la maggior parte di noi, ne uno ne l’altro, ma per passione. Sono queste le parole di Roberto, soccorritore della Croce Oro che, ogni giorno è pronto ad aiutare chi sta male e a prestare le prime cure a chi è in difficoltà. Imperiapost ha così chiesto a lui e ad altri tre militi di raccontare la loro vita e come mai hanno deciso di intraprendere questa missione.

Ho iniziato il mio percorso in Croce Rossa nel 1997, ad Alassio, spinto da alcuni amici che, come me, volevano fare il servizio di leva vicino a casa. L’idea iniziale di tutti, mia compresa, era quella di mollare tutto al termine dei 10 mesi. Invece alcuni di noi ci sono ancora dentro dopo 17 anni. Nel 2002, per motivi lavorativi, mi sono trasferito in Croce Rossa a Diano Marina” racconta Davide.

Io invece – racconta Luca della Croce Bianca- Ho deciso di iniziare questo percorso perché sento dentro di me il dovere di aiutare chi ha bisogno di aiuto, il colore della croce non è fondamentale quanto invece lo è poter lavorare con colleghi che credono in ciò che facciamo

Ho deciso di iniziare in Croce Bianca perchè avevo amici che già frequentavano questo ente e inoltre è sempre stato forte in me il desiderio di poter essere utile al prossimo – spiega Davide M. – Ovviamente in una città come questa, piccola, può capitare di trovarsi a dover soccorrere qualcuno che conosciamo e a seconda di cosa succede a conoscenti o parenti spesso è davvero dura rimanere lucidi e professionali, ma si deve fare tutto il possibile”.

Concorda anche Davide: “Fare il soccorritore in un posto dove può capitare di aiutare un conoscente è un’arma a doppio taglio. Sicuramente il non conoscere chi si deve soccorrere aiuta a mantenere il sangue freddo, viceversa stimola ancora di più il voler fare ancora meglio l’intervento. La bravura sta nel bilanciare le due cose“. “Dobbiamo mantenere  freddezza e autocontrollo anche quando vorremmo sederci su una pietra e piangere. Purtroppo a me è capitato e sono consapevole che potrebbe ricapitare ma è meglio non fermarsi a pensare” conclude Luca.

“Invece io credo che rendersi conto che è un amico colui per il quale sei stato chiamato sia una sensazione molto forte, ma da anche più forza. Credo che tutti noi del settore, forse, vorremmo esattamente noi stessi se ci dovesse capitare qualcosa – spiega Roberto – Dunque penso che non ci sia meglio di noi stessi per un amico o per un caro, anche se questo porterà dolore, angoscia adrenalina stress confsione..questo è il prezzo da pagare per voler aiutare”

Per quanto riguarda le condizioni amministrative ed economiche che, ovviamente influiscono anche sul loro lavoro i ragazzi rispondono: “Io capisco il momento economico della città e dell’Italia intera, ma le amministrazioni dovrebbero valorizzare di più chi dedica il proprio tempo al bisogno degli altri. L’ultima trovata del governo di far pagare l’autostrada alle ambulanze è pressoché ridicola. Una sede nuova per noi sarebbe ciò di cui abbiamo bisogno” racconta Luca e gli fa eco Davide M. “A livello amministrativo la realtà imperiese, e ligure in generale, sotto certi aspetti è da terzo mondo nel settore del soccorso, ma ci si adegua sperando di trovare ogni volta le risorse per andare avanti” .

Per quel che riguarda le amministrazioni, sono solo favorevole alla soluzione di problemi reali. L’asfalto. È importante secondo me garantire ad un malato un viaggio il più possibile confortevole. La mia visione è come me: un po giocosa e senza tante pretese” dice sorridendo Roberto.

Quando chiedo alcune parole per descrivere la loro “mission” i ragazzi dichiarano :Le mie parole per la missione da soccorritore? Dedizione, sacrificio, soddisfazione dichiara Davide M. “Per me sono cuore, testa e passione” spiega Luca. “Le mie? Passione. Volontà. Miglioramento senza dubbio” conclude Davide.

Non ho parole per descriverlo, io metto a disposizione questo piccolo contributo per strappare mezzo sorriso a chi legge e nella speranza che sempre più nuovi giovani si approcino al mondo del volontariato in ambulanza anche giusto per provare e per avere un modo di aggregarsi, perché oggi giorno mi sembra di non vedere nessuna struttura che faccia la benché minima aggregazione vera per i giovani” conclude Roberto.

 

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