30 Aprile 2024 04:38

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30 Aprile 2024 04:38

MIGRANTI BLOCCATI A VENTIMIGLIA. L`INTERVENTO DELL`EX SINDACO DI SAN LORENZO BIANCHI:”NEL ’98 ARRIVARONO I CURDI E…” / LA TESTIMONIANZA

In breve: `Bisognava, allora come oggi, insomma sporcarsi le mani con il problema e inventarsi soluzioni che consentissero di dare un aiuto concreto ai migranti e di salvaguardare contemporaneamente, questo si è un problema vero, le comunità locali da eventuali malintenzionati che pure in mezzo a tutta quella gente non potevano mancare."

bianchi

Imperia -L’ex sindaco di San Lorenzo al Mare, Franco Bianchi, interviene sulla vicenda migranti bloccati a Ventimiglia raccontando ciò che accadde nel 1998 con l’esodo delle popolazioni curde, turche, irachene e iraniane.

“Gentile Direttore, – scrive Bianchi – ho letto l’editoriale sulla situazione di Ventimiglia e condivido pienamente le osservazioni, più ancora l’aggettivo “inermi” che ben descrive l’impalpabile e solidissimo muro che divide la prepotenza, l’ignavia e la paura degli stati, di troppe istituzioni, ma soprattutto di larghe fasce delle popolazioni occidentali da una marea di disperati in cerca di un futuro migliore e da coloro, pochi, che cercano di trovare soluzioni e che per questo sono considerati dispregiativamente buonisti. Una vicenda simile a questa minacciò di capitare – era il 1998 – sempre a Ventimiglia.

All’epoca l’esodo riguardava soprattutto di persone d’etnia curda provenienti dall’Iraq, dall’Iran e dalla Turchia: le stesse scene di bivacchi all’aperto, l’invasione della stazione, l’insofferenza della società ‘civile’, i lamenti gridati dalle istituzioni. Fu, d’imperio, dal Ministero dell’Interno trovata la soluzione e tutte queste persone vennero stivate nella ex polveriera di Pietrabruna affidandone la gestione alla Croce Rossa. In quel periodo ricoprivo la funzione di presidente del locale distretto sociale e mi chiesi quale era il modo per affrontare la situazione che, certo, era fonte di paura per molti. Avremmo potuto allora accusare lo stato di prepotenza perché aveva agito senza peritarsi di avvertire chicchessia sulle possibili conseguenze della decisione presa.

Optammo invece per collaborare perché guardando semplicemente l’umanità dolente che avevamo davanti agli occhi, tutte le polemiche, per quanto giuste, passavano in secondo piano. Così mentre la Croce Rossa dava cibo e letti noi ci preoccupammo di fornire loro un legame con i paesi di provenienza acquistando un televisore ed un’antenna satellitare e fornendoli di schede telefoniche per poter dare notizie di se a chi avevano lasciato a casa. Ma non poteva bastare: non si comprendeva infatti quasi nulla di queste persone, neppure il loro numero effettivo. Anche allora si passava da incerti tentativi di identificazione, da domande di asilo o di riconoscimento dello status di rifugiati. Non c’era ancora il tristemente noto Regolamento Dublino II a far da goffo sistema di difesa delle nostre povere popolazioni europee. Bisognava, allora come oggi, insomma sporcarsi le mani con il problema e inventarsi soluzioni che consentissero di dare un aiuto concreto ai migranti e di salvaguardare contemporaneamente, questo si è un problema vero, le comunità locali da eventuali malintenzionati che pure in mezzo a tutta quella gente non potevano mancare.

Partì dunque un progetto – a cui non demmo neppure un nome perché non era importante – che grazie alla caparbietà delle istituzioni locali della valle del San Lorenzo mise davanti ad uno stesso tavolo, a Roma nella sede della Croce Rossa nazionale, la Regione Liguria, la Croce Rossa, il Ministero dell’Interno e ovviamente le istituzioni locali. Sul tavolo c’era l’iniziativa di utilizzare – su base volontaria – i migranti in lavori socialmente utili in cambio di un rimborso quasi simbolico. Questa iniziativa portò, in breve, alla costituzione di due squadre di volontari del numero variabile di venti – trenta persone ciascuna che pulirono il nostro territorio in modo efficace. Il turn over in queste squadre era enorme: ogni mattina infatti lunghe teorie di migranti lasciavano il centro di Pietrabruna per tentare, come oggi, il passaggio in Francia e da li raggiungere il Nord Europa.

Chi non ce la faceva o aveva semplicemente bisogno di tirare il fiato era comunque impiegato e guadagnava qualcosa. Il costo di questa operazione furono circa 120 milioni di lire di allora peraltro abbondantemente recuperati grazie ai lavori eseguiti dai migranti. L’unico neo fu che il Ministero decise di affidare la gestione del tutto a noi, ma i soldi alla Prefettura di Imperia e per carità di patria preferisco evitare commenti al riguardo. Comunque in mezzo a mille problemi a boicottaggi, tensioni fortunatamente sempre tenute sotto controllo, scontri culturali a cui eravamo del tutto impreparati, le cose funzionarono. I tanti segreti di Pulcinella del nostro Stato ci impediscono di sapere quanti migranti passarono da questa valle di 4 mila persone: c’è chi dice che, in un anno, si superarono le ventimila unità , chi dice molto meno. Ciò che accadeva davanti ai miei occhi allora, mi fa pensare che il numero più alto sia quello giusto. Comunque tutta questa gente passò e la popolazione locale quasi non si accorse di questo esodo. Molte ed istruttive sarebbero le storie da raccontare di quel periodo, ma quello che abbiamo imparato lo potrei condensare così:

  • il fenomeno delle migrazioni continuerà e si intensificherà: poche nozioni di storia lontana e recente basterebbero per convincere tutti su questa banale verità;
  • non esiste nessun muro di carta, di chiacchiere o di eserciti e polizie che può fermare fenomeni come questi che, alla lunga modificheranno sensibilmente – come sempre è avvenuto nella storia – le nostre società;
  • l’errore più grosso che possiamo fare è, pur tra le mille difficoltà evidenti, tentare di gestire il fenomeno con le politiche da furbi, in Italia come in Europa, che in questo periodo sembrano andare per la maggiore mentre occorrerebbero politiche mirate e collaborative da parte di tutti;
  • continuando a dire tutte le stupidaggini che escono dalla pancia dei politici che trovano utile rovistare negli intestini delle paure popolari non solo non risolveremo nulla e, anzi, daremo spazio a chi delinque, ma soprattutto pagheremo, in un futuro non lontano un prezzo molto alto per questa miopia;
  • non esistono ricette preconfezionate, ma deve esistere un onesto impegno a risolvere i problemi pur sapendo che a volte si può fallire. 

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